Bootstrap Mega Navbar Example

I MONDO I EUROPA I ITALIA I NORD AMERICA I CENTRO AMERICA I SUD AMERICA I OCEANIA I POLITICA I CRONACA I SPORT I SALUTE I SPETTACOLI I ULTIMORA I


La pagina degli opinionisti
 
Grazie a tutti
In poco più di 3 mesi, abbiamo  superato i 54,000 lettori and fast growing!
Il primo febbraio,  per riempre il vuoto di notizie dal mondo e dopo aver contattato amici giornalisti, donne e uomini disposti a darci una mano, abbiamo dato vita al quotidiano online ilcittadinoitaliano.com.
Una sfida epocale, in piena pandemia mondiale. Qualcuno avrà pensato che il nostro progetto era destinato a fallire  ancor prima di iniziare.
A meno di tre mesi dal lancio, siamo felici poter dire che non solo i detrattori si sono sbagliati, ma addirittura la nostra testata ha già raggiunto un numero notevole di lettori che vanno dall`Italia, al Vietnam, passando per la Russia, Germania e Stati Uniti.
Questo non vuol dire che siamo contenti del risultato  sin ora raggiunto. La strada è lunga e i sentieri sempre più tortuosi. Quello che ci rallegra è l`adesione di tanti collaboratori, pronti ad arricchire le pagine del neonato.
Per facilitare la lettura, abbiamo cercato di proporre al lettore, una grafica moderna e una navigazione molto semplice dividendo le sezioni del giornale, in varie zone. Gli articoli forniti dai nostri collaboratori, sono facilmente raggiungibili attraverso i link che abbiamo inserito in prima pagina. Rifacendoci a un detto celebre dell`inviato Rai in America: "Qui Nuova York a voi Roma", abbiamo suddiviso gli articoli sotto la decitura " Qui Roma", "Qui Washington", "Qui Santo Domingo" e via discorrendo.
Una delle rubriche che abbiamo inserito  e redatte da Paolo Catuzzi, dirigente della società Diva di Perugia,  tratterà le eccellenze italiane, mentre a Nicola Sparano, già direttore emerito del Corriere Canadese, di Toronto aabbiamo affidato  le rubriche di sport e commenti inerenti alla grande comunità italo'canadese. Da New York, la corrispondente Giualiana Ridolfi Cardillo, ci racconterà le sue esperienze nella Grande Mela. Tra i nostri collaboratori, una penna astuta e pungente, quella di Paolo Canciani, già direttore di Telelatino, redattore di Radio Chin e dirigente di Omni TV. Ora si aggiunge un`altra penna, delicata e profonda, quella di Giuseppe Cafiso.
Come potete notare, questi  sono soltanto alcuni dei nostri collaboratori di punta. A loro a breve si andranno ad aggiungere altri  collaboratori residenti all`estero e in Italia. Infine da Roma una osservatrice speciale della politica: Dal suo osservatorio privilegiato, l`Onorevole Fucsia Nissoli, deputata eletta nella circosrizione dell`America Settentrionale e Centrale, ci racconterà cosa succede  dentro la Camera dei deputati.
Nei prossimi giorni vi aggiorneremo  su altri collaboratori e amici che entreranno a far parte della piccola grande famiglia del New Kid in the Block: ilcittadianoitaliano.com
Vittorio Coco
La forza inarrestabile
 dei social newtwork
di Vittorio Coco
A volte riproporre una foto scattata da Grace (Fusillo) Lombardi nel centro comunicazioni della Chin Radio and tv international, nel giorno dei festeggiamenti per il mio 80mo compleanno e dopo quasi 50 anni di servizio, emoziona non poco. Era anche il mio ultimo giorno di lavoro, presso l`azienda della famiglia Lombardi.La foto venne postata sull`acount Facebook della Chin. Ieri  senza nessun motivo l`ho ripostata sul mio account ed ho ricevuto quasi trecento messaggi augurali. Un record senza precedenti.
Gli 80 anni celebrati  nel mio  ultimo giorno di  lavoro alla CHIN RADIO AND TV
E` ovvio quando si ricevono centinaia di messaggi augurali, il nostro cuore si riempie di gioia e amore. In questa particolare occasione,, l`affetto dimostrato da amici, colleghi, radioascoltatori e telespetttori. testimonia che se nella vita, si semina bene, il raccolto e` quasi assicurato, mai scontato. Le amicizie si coltivano e nel tempo si moltiplicano, triplicano e a volte quelle persone che in un primo tempo erano soltanto ascoltarori e telespettatori dei miei programmi, sono diventati  amici per una vita. E` dunque con grande umilita` e senso di appartenenza alla grande famiglia degli ascoltatori e telespettatori che negli anni mi ha accompagato quotidianamente in questa bellissima avventura giornalistica che desidero ringraziare dal profondo del mio cuore. Per costruire amicizie ci vuole pazienza rispetto e umanita` e forse io non ho avuto questi tre requisiti, ma ho fatto tutto quello che era possibile per guadagnarmi il rispetto e amicizia. Grazie davvero per il vostro affetto.
Oggi 8 Marzo
Festa internazionale della Donna!
I miei piu' sentiti auguri vanno a tutte le Donne, in particolar modo a quelle che hanno lasciato la propria Patria in cerca di un mondo migliore! Molte di loro non conoscevano ne' la lingua ne' la cultura del Paese che le ospitava, ma con coraggio', volonta' e perseveranza ce l'hanno fatta!, Mi piace riportare parte dell'introduzione del mio libro: " Alla Corte di Marilyn " Vita e storia di Lena Pepitone - guardarobiera e confidente di Marilyn Monroe. Edizioni del Girasole - Ravenna
" Nel corso della mia professione ho incontrato migliaia di persone di ogni estrazione sociale con storie meritevoli d'essere raccontate, ma Lena ha vicende colorite, interessanti, non solo per essere legata alla famosa attrice, ma per la sua stessa vita zeppa di fatti curiosi, d'ambizioni inseguite, di sogni svaniti; un'esistenza vissuta nello scenario incantevole di Napoli, prima, e  nella frenetica, affascinante New York poi. Una vita prototipo di quella di tante donne, che, in qualsivoglia parte del mondo, pur essendo tessere fondamentali del mosaico sociale, sono
 state, e sono, espropriate del diritto di decidere della propria felicità'. Nella faticosa lotta per il conseguimento delle pari opportunita', per lo svincolo dall'atavica autorita' maschilistta, non mi pare fuori luogo ritracciare l'esistenza di Lena, e attraverso lei, mettere in luce le donne semplici, schive, quasi invisibili agli occhi del mondo; giganti per il grande senso di responsabilita' e il tenace, silenzioso lavoro che quotidianamente profondono nella societa'."
Viva le Donne! fonte di vita! Un abbraccio di vicinanza a tutte le nonne che in questi tragici momenti non possono abbracciare e baciare i loro nipotini! Ma quel giorno, tornerà
presto! Buona Mimosa e Buona Primavera! Viva le DONNE!
Cav. Giuliana Ridoli Cardillo
Italia col cuore nello zucchero
di Nicola Sparano
Bonucci Man of the Match, Donnarumma Tournament's Best, Mancio Genio della Panchina
Tre nomi, tre riconoscimenti, tre eccellenze decretate dalla finale che noi e loro ricorderemo per sempre.
Dall'altro lato della medaglia gli attacchi razzisti via social media ai tre poveracci che hanno sbagliato i rigori: “Torna in Nigeria”, “Esci dal mio paese”, hanno scritto e pubblicato insieme ad altre lordaggini.
Chissa' se Vieira e Lineker (li ricordate?, avevano sparso veleno sull'Italia) hanno picconato i loro ex beniamini ed esaltato i nostri, in pure stile ipocrita.
Draghi con gli Azzurri Photo by Tiziana FABI / AFP (foto: AFP) © Copyright ANSA
Che l'ipocrisia e la spocchia abitassero in Inghilterra era noto.
Ipocrisia sigifica”: tendenza a simulare buone qualità, buoni sentimenti, buone intenzioni, apparendo diversi da ciò che si è, allo scopo di farsi benvolere o per trarre in inganno.  
Spocchia vuol dire: atteggiamento   caratterizzato da presunzione, da senso di superiorità.
Questi sono loro, noi invece siamo...INVINCIBLES, invincibili.
Il giornale francese L'Equipe ha infatti dedicato la prima pagina alla vittoria dell'Italia a Londra: sotto la foto della squadra che esulta hanno scritto INVINCIBLES a carattere cubitali.
In questo Europeo l'Italia e' stata davvero invincibile.
Merito di Mancio, of course.
Il Ct ha compiuto un piccolo grande capolavoro costruito nello spogliatoio e trasportato in campo.
Partendo dal presupposto che ogni calciatore deve essere impegato nel suo ruolo naturale si e' giunti ad un meccanismo in cui cambiando  la sequenza degli addendi la somma resta la stessa.
Come a dire che il meccanismo del gioco e dell'impegno e' rimasto inalterato anche dopo i cambi.
Ecco, uno dei tanti meriti di Mancini sono state le sostituzioni, specialmente nelle due partite di Londra.
Al resto ci hanno pensato gli Azzurri.
La finale ha messo a rischio le coronarie di tutti noantri de Roma e dintorni.
Il primo attentato al corazon e' stato il gol regalato all'inizio per una pennichella generale della difesa.
Siamo andati avanti con le palpitazioni sino a quando Bonucci si e' trovato al posto giusto al momento giusto.
Il centrale, Leo di nome di fatto, dopo il trionfo ha gridato: “Devono mangiare ancora tanta pasta asciuta”.
Las volta della partita si e' avuta quando il Ct inglese ha arretrato il baricentro a difesa del golletto.
A quel punto Verratti a avuto piu' spazio, Chiesa ha affondato i colpi e loro hanno tremato.
Nel secondo tempo extra a tremare siamo stati noi ogni volta che loro entravano in area temendo di dare all'arbitro la chance di fischiare rigore.
 L'arbitro Kuipers, va detto e ripetuto, e' stato perfetto, imparziale e corretto.
Poi ci ha dato una mano.
Nel senso che la monetina gettata in aria e' caduta dando a capitan Chiellini la chance del  primo tiro.
Le statistiche dicono che che a vincere la lotteria dei rigori e' quasi sempre la squadra che tira per prima.
Cosi e' andata bene come era andata bene contro la Spagna.
Dopo  i primi due rigori loro erano in vantaggio 2-1: Belotti aveva fallito il suo tiro, mentre i due bianchi, Kane e Maguire no.
Al terzo rigore per loro si ripete la storia: nel 2006 fu Trezeguet a spalancare la strada delle vittoria mondiale (contro la Spagna sbaglio' il oro secono rigorista).
L'inizio delle fine delle speranze inglesi cominciano dal terzo rigorista: Rashford fa lo...Zaza, imita la danza del pollo, poi  centra il palo.
Bernardeschi, freddo come uno stoccafisso, infila quello che sara' il gol del trionfo.
Perche' sbagliano i prossimi tre tiratori, Sancho e Saka per loro, Jorginho per noi.
L'azzurro ha il penalty decisivo, ma contraiamente al solito tira a sinistra del portiere lui che aveva sempre insaccato sulla destra.
Mentre si intonano infinite santiate mondiali, al tiro ci va un bamboccio di origi nigeriane.
Saka ha 19 anni e l'emozione lo frega.
Il suo tiro e' un passaggio.
Gigio lo ferma con le mani che la natura gli ha confezionato prendendo coe modelli le pale usate per infornare le pizze.
E dal forno del Wembley esce la Margherita del trionfo.
SEQUENZA RIGORI: Berardi (gol), Kane (gol), Belotti (parata), Maguire (gol), Bonucci (gol), Rashford (palo), Bernardeschi (gol), Sancho (parata), Jorginho (parata), Saka (parato).  
ROYALLY SCREWED, CAPISH?
Che goduria. Li abbiamo trombati in casa loro.Chi di rigore ferisce, di rigore perisce.
di Nicola Sparano
Gigio ne ha parati tre, formidabile, eccezionale.
Soffrire e' bello se poi finisce come e' finita.
Loro si sono illusi per 45 minuti, poi hanno abbassato la cresta di fronte ai nostri palleggiatori, con la palla a terra hanno visto poche palle.
Il loro filotto senza “tituli” si allunga, ora i Leafs sono staccati ancora di piu'.
La svolta della partita si e' avuta quando Mancini ha sostituito lo sfiancato Barella, contemporaneamente l'Inghilterra ha abbassato il baricentro e Verratti ha avuto piu' spazio per dettare il gioco.
Avremmo dovuto segnare prima della fine, ma quando e' uscito Chiesa abbiamo perso l'unico che provava a sfondare verticalmente senza troppi fronzoli.
Nel secondo tempo extra loro si sono fatti pericolosi anche perche' i nostri difensori evitavano  qualsiasi contrasto in area per paura di fare la fine della Danimarca.
Poi rigori, Londra piange, l'Italia esulta.
Bravo Mancini, bravi tutti.
Ora esultiamo, a cercare il pelo nell'uovo ci penseremo domani.
Effetto Covid: Didattica a Distanza
Tra le frasi e concetti che l'epidemia di Covid ha reso comuni, una merita sicuramente un posto speciale: "Didattica a Distanza", la DAD. Con il termine DAD si indica l'insegnamento (di ogni ordine e grado) condotto a distanza, utilizzando le nuove tecnologie digitali. Le opinioni di docenti e discenti sulla DAD sono varie e spesso discordi: c'è chi la ritiene sempre dannosa o, comunque, molto meno efficace della didattica basata sulla presenza fisica; c'è, invece, chi sostiene sia utile e possa costituire, soprattutto nelle scuole secondarie e università, una valida alternativa all'insegnamento tradizionale, tanto da prospettare un futuro in cui la DAD sarà la norma e la presenza fisica l'eccezione.
Un miliardo e mezzo di studenti in tutto il mondo, secondo l'UNESCO, sono stati impegnati nell'apprendimento a distanza al culmine della pandemia COVID-19 nel marzo 2020. Il numero si è ridotto, di molto, ad un anno circa di distanza.
Alcuni studenti sono stati in grado di accedere a Internet per farlo, ma non tutti. La maggior parte degli studenti in tutto il mondo, che ha accesso agli smartphone, è in grado di utilizzarli come dispositivi di apprendimento. Altri sono più fortunati e hanno tablet, laptop. Tutto ciò ovviamente nei paesi industrializzati o ricchi di risorse. Nei paesi poveri, dove le realtà economiche sono diverse, gli studenti hanno smesso di andare a scuola o continuano col sistema tradizionale mettendo la propria salute a rischio.
Gli insegnanti, alcuni senza precedenti esperienze di insegnamento online o a distanza, hanno scoperto nuovi approcci all'insegnamento e all'apprendimento ed è stato intrapreso un lavoro fantasioso per superare le vere sfide che questa realtà attuale pone. Mentre hanno riscontrato del notevole successo con studenti attenti e che sono aiutati dai genitori per altri, tra studenti distratti e coloro che hanno problemi di apprendimento, la sfida è stata gigantesca.
Mentre alcuni studenti sono tornati a scuola e all'apprendimento in presenza, il "ritorno a qualcosa di simile alla normalità" potrebbe non verificarsi fino a un certo punto del 2021 o successivamente, molto probabilmente il prossimo autunno.Gli insegnanti stanno esplorando cosa significa per loro la realtà dell'insegnamento online.
Uana insegnantecon i suoi alunni a distanza
 Com'è realmente la nuova pedagogia dell'insegnamento online su larga scala? Che aspetto ha l'apprendimento impegnato in questo nuovo ambiente? In che modo l'apprendimento online può produrre esperienze di apprendimento significativi?
Gli insegnanti hanno cercato aiuto da colleghi con precedenti esperienze di insegnamento online, cercando prove di ciò che funzionava nella loro disciplina. Alcuni hanno scoperto risorse educative aperte, materiali, laboratori, video, simulazioni, giochi, che li hanno aiutati a trovare nuovi modi per coinvolgere i loro studenti online.
Ma la didattica a distanza ha anche inserito altri problemi di carattere sociale e psicologico. La mancanza di una presenza fisica di insegnanti e di altri studenti hanno creato lacune nel supporto intellettuale, emotivo e culturale che bambini e ragazzi ricevono coll'imparare insieme ad altri. Tutto questo parte dalla convinzione che la presenza fisica sia sempre essenziale da un punto di vista educativo, proprio perché gli esseri umani usano contemporaneamente molteplici linguaggi, veicolati e catturati da diverse modalità sensoriali.
La comunicazione digitale privilegia le comunicazioni acustiche e visive ed esclude tutte le altre. Tuttavia, gli altri linguaggi (spesso definiti "corporei") sono altrettanto importanti e contribuiscono, in modo cruciale, anche se subliminale, a fissare nella mente del discente concetti, informazioni, modi di pensare, prospettive e a informare il docente del grado di ricezione del messaggio educativo. L'insegnamento non è, se non in minima parte, trasmissione di informazioni (che, tra l'altro oggi possono essere rintracciate online con facilità), ma è comunicazione di stili, di modi di apprendere e soprattutto di valutare e giudicare con spirito critico le informazioni ricevute.
Naturalmente è impossibile escludere che in un futuro tecnologie di realtà aumentata possano mimare tutte le modalità sensoriali e riprodurre l'esperienza immersiva della comunicazione in presenza.  Oggi, però, siamo ancora lontani da una simile condizione.
Giuseppe Cafiso

| Canada, pipi’ in diretta del deputato, fossa comune nella scuola delle suore. Non mi sono mai vergognato della mia nuova terra, il Canada. Imbarazzato si, a volte, vergognato mai. |

In questi giorni in Canada sono stati riferiti due fatti di cronaca. Il primo e' di natura, come dire? boccacesca. Il secondo e' terribile oltre ogni limite. Il primo caso riguarda un deputato di Ottawa, Will Amos, che per due volte ha fatto la pipi' nel suo ufficio della Camara dei Comuni davanti al suo computer mentre era in funzione la webcamera. L'episodio e' accaduto due volte, il deputato era nudo, apparentemente vuotava la vescina in una tazza di caffe'. Incredibilmente disgustoso. L'onorevole urinatore ha cercato di spiegare il perche' ed il percome. Ma l'uomo e' chiaramente malato. Nella vescica, o nella testa. Per adesso si e' dimesso dalla carica di sottosegretario, ma resta a fare l'onorevole: sembra abbia promesso che quando gli scappa correra' in bagno. Il secondo caso riguarda l'orribile scoperta degli scheletri di 215 bambini indigeni scoperti nel giardino di un convento di suore della British Columbia.

Pineapple Il ritrovamente e' stato possibile tramite l'utilizzo del sistema radar che penetra nel sottosuolo. Si tratta di una fossa comune, unmarked, cioe' senza nulla che indicasse il macabro contenuto. Le statistiche, precedentemente ‘segregate’, delle morti dei bambini delle scuole residenziali e rese pubbliche, indicano che ‘decine di migliaia’ di questi bambini sono morti negli impianti finanziati e gestiti principalmente dalla chiesa cattolica, dalla chiesa anglicana e dalla chiesa unita del Canada. Solo in British Columbia, i documenti governativi indicano che quasi 5.000 bambini, di età compresa tra quattro e diciannove, sono morti nelle scuole residenziali fino al 1969. Nel 2017 il premier canadese Justin Trudeau sollecito' Papa Francesco a comunicare le proprie scuse per quell'opera che la Chiesa ha condotto durante tutto l'arco del novecento in Canada. In Canada infatti, cattolici, presbiteriani ed anglicani hanno inculcato la mentalità e le credenze della Curia alla popolazione indigena locale. Nella nazione l'ultimo centro di "cattolicizzazione" gestito da Roma è stato chiuso nel 1996, e proprio in questi luoghi l'opera del clero è stata poco consona al compito: violenze, obblighi, abusi ed imposizioni condotti dai sacerdoti nei confronti degli indigeni locali, costretti a seguire le direttive di Roma, in nome di una religione che doveva per forza essere seguita anche da loro. I danni psicologici e morali condotti nei confronti delle popolazioni indigene sono innumerevoli. A partire dal 1880 molti sono stati i centri aperti dai sacerdoti e finanziati da governo federale, in cui oltre 150.000 bambini sono stati estirpati alle famiglie con lo scopo di essere condotti sulla retta via. Il problema è che questi minori venivano tolti alle famiglie con forza, ed obbligati a credere nella religione che veniva loro imposta dai preti. L'ultimo centro ha chiuso nel 1996, e numerose sono le testimonianze di violenze psicologiche, e anche sessuali, a danno dei minori qui rinchiusi. esso che degli orrendi crimini venissero considerati semplici effetti collaterali di quel sistema. Già dal secondo decennio del secolo scorso i giornali canadesi hanno affermato che il tasso di mortalità dei bambini indigeni nelle boarding schools era superiore al cinquanta per cento di quanti erano obbligati a frequentarle, cioè più di un bambino su due in quelle scuole ci moriva. In molti erano coinvolti, ad ogni livello istituzionale, in queste terribili violazioni. Dai fascicoli riservati del tribunale dell’Ihraam, contenenti le dichiarazioni di fonti confidenziali, emerse che: “Una sorta di accordo sulla parola fu in vigore per molti anni: le chiese ci fornivano i bambini dalle scuole residenziali e noi incaricavamo l’Rcmp di consegnarli a chiunque avesse bisogno di un’infornata di soggetti da esperimento: in genere medici, a volte elementi del dipartimento della difesa”. I cattolici lo fecero ad alto livello nel Quebec, quando trasferirono in larga scala ragazzi dagli orfanotrofi ai manicomi. Lo scopo era il medesimo: sperimentazione. A quei tempi i settori militari e dell’intelligence davano molte sovvenzioni: tutto quello che si doveva fare era fornire i soggetti. I funzionari ecclesiastici erano più che contenti di soddisfare quelle richieste. Non erano solo i presidi delle scuole residenziali a prendere tangenti da questo traffico: tutti ne approfittavano, e questo è il motivo per cui la cosa è andata avanti così a lungo; essa coinvolge proprio un sacco di alti papaveri. Gli esperimenti sui bambini nativi sono stati confermati dalle testimonianze di altri sopravvissuti, come quella di Jasper Jospeh, che denunciava: Oltre alle decine di migliaia di morti delle scuole residenziali, le conseguenze di questo genocidio si continuano a manifestare sui sopravvissuti, attualmente vittime di un contesto di assoluto degrado psicologico, sociale e ambientale, le cui condizioni sono definite da organismi per la tutela dei diritti umani delle Nazioni Unite, quelle di “una popolazione colonizzata al limite della sopravvivenza, con tutte le caratteristiche di una società da terzo mondo”.

| Dopo 81 anni, le scuse alla comunita` italiana. Al “sorry” dovevano aggiungere un risarcimento per promuovere l’italianita’ |

TORONTO – We are sorry, Chiediamo Scusa. Le scuse e basta. Nessun risarcimento in denaro, che peraltro non era stato chiesto dagli eredi degli internati. Ma il governo ha perso l'occasione per dare sostanza e peso alle scuse. Ai giapponesi diedero 300 milioni di dollari: 21.000 dollari per ciascuno dei 13.000 sopravvissuti, 12 milioni di dollari per un fondo comunitario giapponese e 24 milioni di dollari per creare una fondazione canadese per le relazioni razziali, per garantire che tale discriminazione non si ripetesse mai più. Ecco un fondo simile per la comunita' italiana sarebbe stato opportuno e giusto. Il Primo Ministro Justin Trudeau ha dunque formalmente chiesto scusa agli italiani per il trattamento riservato agli italiani nel 1940. Ecco alcuni stralici del suo discorso. "Agli uomini e alle donne che sono stati portati nei campi di prigionia o in prigione senza accusa, alle persone che non sono più con noi per ascoltare queste scuse ... ai figli e ai nipoti che hanno portato la vergogna e il dolore di una generazione passata, e alla loro comunità , una comunità che ha dato tanto al nostro Paese, ci dispiace ”, ha detto il premier. p>Pineapple Nelle sue scuse, il primo ministro ha detto che mentre era giusto che il Canada si opponesse al regime italiano che si schierava con la Germania nazista, "capro espiatorio degli italocanadesi rispettosi della legge" era sbagliato. "È ora di fare ammenda", ha detto in francese. “Erano imprenditori, lavoratori e medici. Erano padri, figlie e amici ", ha detto Trudeau. urono portati via a Petawawa oa Fredericton, a Kananaskis oa Kingston. Una volta arrivati in un campo, non c'era durata della pena. A volte, l'internamento è durato alcuni mesi. A volte, è durato anni. Ma gli impatti, quelli sono durati una vita". Porgendo le scuse, il premier ha raccontato la storia di un uomo, Giuseppe Visocchi, arrestato nell'estate del 1940 in occasione di un matrimonio a Montreal. La polizia ha detto alla sua famiglia che sarebbe tornato subito. Fu invece mandato in un campo di prigionieri di guerra a Petawawa, costretto a indossare un'uniforme con un numero sul retro che lo contrassegnava come internato. Sono passati due anni prima che fosse restituito alla sua famiglia e da lì, ha lavorato per costruire una vita migliore. "Questa non è la storia di un solo uomo, o di una sola famiglia", ha detto il primo ministro, ringraziando queste famiglie per non aver voltato le spalle al Canada, piuttosto "lavorando duramente alla costruzione". Le scuse sono dunque arrivate 81 anni dopo. Erano almeno 20 anni che i discendenti degli internati e qualche politico avevano cercato di far ammettere al governo del Canada di aver avuto torto nella gestione della situazione di emergenza dovuta alla guerra. Il fatto che tra poco saranno indette le elezioni federali ha decisamente motivato Trudeau il cui partito Liberale ha sempre avuto negli italiani il suo zoccolo duro, voti garantiti sempre e comunque. (Furono i voti degli Italiani del Quebec che nel 1980 evitarono la secessione della provincia francofona, ma questo e' un altro discorso). Molti italocanadesi hanno accolto con soddisfazione le scuse del governo, altri sono rimasti delusi perche' il “We are Sorry” di Ottawa e' una risposta blanda data la natura e la portata dell'ingiustizia commessa bollando come “enemy alien” una comunita' di “stranieri” storicamente discriminata sin da prima della guerra. In ogni caso, le scuse avrebbero avuto piu' peso se fossero state presentate in tempi non sospetti, senza elezioni alla porte come oggi. Vale la pena sottolineare che l'internamento di 600 italocanadesi durante la seconda guerra mondiale è stato un atto di discriminazione, contrario a tutto ciò che il Canada rappresentava e rappresenta. Le operazioni su larga scala furono effettuate grazie alla legge sulle misure di guerra che conferiva al governo l'autorità di negare le libertà civili delle persone, in particolare l'habeas corpus (il diritto a un giusto processo prima della detenzione). Il 10 giugno del 1940, un giorno dopo la dichiarazione dello stato di guerra tra Italia e Inghilterra, 31.000 italiani residenti in Canada furono dichiafrati “nemici stranieri”, repardid ella polizia federale (RCMP) arrestarono circa 600 di essi sospettati di avere legami diretti con il fascismo. Nel giro di un giorno 31.000 gruppi familiari si ritrovarono spogliati della liberta', della dignita' e dei bei materiali. I posti di lavoro svanirono, le imprese costruite e le proprietà acquisite attraverso un duro lavoro onesto furono confiscate, con una pretesa legale immorale, a persone rispettose della legge che non aveano commesso alcun crimine. p>Pineapple Questi italocanadesi erano considerati nemici del Canada solo per la loro eredità italiana. Chiunque avesse un cognome che finiva con una vocale era considerato automaticamente una persona pericolosa, un vero e proprio nemico. Molti furono costretti a cambiare cognome per sopravvivere, se ti chiamavi Rossi o Bianchi, nessuno ti dava lavoro. Gli italocanadesi furono internati in tre campi: Kananaskis (Alberta); Petawawa (Ontario); e Fredericton (New Brunswick). Nel luglio 1941 la maggior parte di essi fu trasferita a Petawawa. Gli italiani internati esercitavano vari mestieri, tra di essi c’erano medici, professori, cuochi, barbieri e persone che lavoravano nel campo della ristorazione. La loro fede politica variava, alcuni erano antifascisti, qualcuno, soprattutto tra i marinai, era pro-Mussolini. Non solo italiani, ma anche giapponesi e tedeschi furono internati. Ai giapponesi le scuse e 300 milioni di dollari Durante la seconda guerra mondiale, 22.000 canadesi giapponesi furono sradicati dalle loro case, separati dalle loro famiglie e mandati nei campi. Nessuno è mai stato accusato di un atto di slealtà. Sulla scia dell'attacco giapponese alla base navale statunitense di Pearl Harbor, Hawaii, le persone di origine giapponese sia in Canada che negli Stati Uniti erano considerate una minaccia. Il governo federale confisco' e vendette le loro proprietà. Dopo oltre 40 anni dalla fine del conlitto, il 22 settembre 1988, il primo ministro consevatore Brian Mulroney si scuso' formalmente con i sopravvissuti giapponesi internati durante la guerra. Il pacchetto di risarcimento da 300 milioni di dollari includeva 21.000 dollari per ciascuno dei 13.000 sopravvissuti, 12 milioni di dollari per un fondo comunitario giapponese e 24 milioni di dollari per creare una fondazione canadese per le relazioni razziali, per garantire che tale discriminazione non si ripetesse mai più. Per quanto riguarda i tedeschi, nei primi anni di guerra, l'internamento fu principalmente civile. Ogni immigrato tedesco che era arrivato in Canada dopo il 1922 era tenuto a registrarsi presso le autorità canadesi. Dei circa 16.000 immigrati solo 850 furono arrestati ed internati. La maggior parte dei tedeschi detenuti sul suolo canadese erano collegati a organizzazioni sponsorizzate dalla Germania o al Partito nazista canadese. Al “sorry” dovevano aggiungere un risarcimento per promuovere l’italianita’ (Nicola Sparano) nicolasparano.com.

|Riflessioni su un anniversario scomodo |

Pineapple È trascorso un anno da quando, il 25 maggio 2020, a Minneapolis George Floyd, afroamericano, fu ucciso durante l’arresto da Derek Chauvin, poliziotto bianco, il cui processo è finito lo scorso 20 aprile e dove è stato dichiarato colpevole dalla Corte. La brutalità delle immagini subito pubblicate su Internet e sui social media dai presenti, in cui si vede Floyd agonizzare sotto il ginocchio di Chauvin che lo soffoca, pronunciando ripetutamente le parole «I can’t breathe» («Non riesco a respirare»), suscitò una ondata di proteste nel Paese, complice anche la campagna presidenziale americana in corso, e in molte altre parti del mondo, coinvolgendo centinaia di migliaia di cittadini oltre a numerose stelle dello sport e dello spettacolo.  Comportamenti razzisti da parte della polizia non sono una novità negli Stati Uniti o altrove: lo slogan “Black Lives Matter” (“Le vite dei neri contano”) e il movimento che vi si riconosce muovono i primi passi nel 2013-2014, a seguito di episodi analoghi a quello di Minneapolis. La cronaca mostra che questi episodi non accennano a diminuire, con una recente impennata delle violenze contro i cittadini statunitensi di origine asiatica a partire dalla pandemia di COVID-19, che il presidente Trump chiamava il “virus cinese”. Da notare che anche in Canada vi sono stati alcuni casi di violenza verbale e fisica contro persone di origine asiatica. La questione razziale continua dunque a ripresentarsi come un problema non risolto, negli Stati Uniti e più in generale in Occidente. È certo corretto condannare ogni violenza ingiustificata, da qualunque parte provenga, ma sarebbe semplicistico pensare che tutto si possa risolvere con la repressione di comportamenti individuali sbagliati. Tali comportamenti non sono infatti un’eccezione ma parte di numerosissimi casi che delineano un esteso problema sociale e culturale. Come in altre situazioni analoghe, quali i casi di femminicidio, il ripetersi degli episodi è la spia di un problema strutturale vasto e profondo, che va ben al di là dei singoli fatti, pur gravissimi. Affrontare la piaga del razzismo è una questione tanto urgente quanto complessa e la storia degli Stati Uniti la rende particolarmente significativa rispetto a questo tema, ma non ne hanno certo l’esclusiva. Vale la pena mettersi in ascolto della loro esperienza anche per imparare a fare i conti con le difficoltà dell’Europa, Canada, Australia e di altre parti del mondo a riconoscere il proprio razzismo, spesso camuffato con la xenofobia, giustificazioni storiche/religiose o le questioni legate all’immigrazione. A parte i membri di alcuni gruppi estremisti, nessuno si professa apertamente razzista; anzi, la gran parte delle persone dichiara con veemenza di non esserlo affatto, di avere amici (o membri della famiglia) di diverso colore e di avere imparato a non fare differenze. Queste almeno sono le reazioni tipiche di persone non soffrono per motivi di pregiudizi e discriminazione razziale. I dati invece parlano chiaro: negli Stati Uniti gli afroamericani hanno prospettive peggiori in quasi ogni ambito: reddito, disoccupazione, probabilità di ammalarsi di COVID-19 o di essere condannati a morte; pure di fronte allo stesso crimine, la sentenza è normalmente più severa quando l’imputato è nero e la vittima bianca. Anche la composizione della classe dirigente non rispecchia quella demografica, fatte salve alcune eccezioni. Come indicato da sociologhi ovunque, la fascia cosiddetta “bianca” è anche il gruppo che più resiste ad accettare che la discriminazione razziale è una realtà. Ancora più difficile è accettare la nozione di privilegio: per chi ne gode da tutta la vita, sembra ovvio considerarlo un dato di fatto, una condizione normale. È difficile ritenere un privilegio il fatto di potersi spostare e magari anche attraversare una frontiera senza essere obbligati a mostrare i documenti alle forze dell’ordine, o poter affittare un appartamento od ottenere un prestito senza problemi.  Rendersi invece conto che il razzismo è un problema strutturale, radicato nella cultura che ci precede e in cui tutti siamo inseriti, e non solo legato ad atti individuali, è di grande importanza per poter davvero provare a smantellare il sistema. Al tempo stesso, affrontare gli schemi culturali da cui dipende può risultare complesso a causa di alcuni elementi caratteristici che la cultura occidentale ha assimilato e di cui non si rende più conto: l’individualismo, la presunzione dell’oggettività, e il conseguente approccio moralistico ai problemi. Si crede quindi di essere unici e distinti dagli altri e che le appartenenze di gruppo, quali razza, ceto o genere, non influiscono sulle opportunità cui abbiamo accesso. Secondo questa visione, la razza o essere donna o disabile è irrilevante, nonostante la realtà dica altro.  Dopo un anno dai fatti di Minneapolis è cambiato qualcosa? Certamente vi è una maggiore coscienza sociale del razzismo. Molti istituti statali e compagnie private sembrano di capire che qualcosa deve cambiare e hanno messo in atto una serie di provvedimenti per diminuire le diseguaglianze su basi razziali. Le varie comunità afro-americane e di origine africana in Canada e Europa hanno una maggiore coscienza dei loro diritti oltre ad esservi una migliore organizzazione per le rivendicazioni dei medesimi. Tuttavia, tutto questo non basta poiché per una più autentica trasformazione sociale e culturale non basta negare la responsabilità personale di chi compie atti di violenza o di discriminazione, né affermare che “la colpa è del sistema”, con gli esiti di deresponsabilizzazione a cui questo conduce. Solo la consapevolezza di far parte di un sistema sociale che si fonda sulla discriminazione razziale e la riproduce apre lo spazio per un’attivazione autenticamente etica della responsabilità di ciascuno. Occorre mantenere alta la guardia, a livello personale e ancora di più delle aggregazioni sociali di cui facciamo parte: anch’esse sono infatti attraversate dalla cultura della discriminazione. Vale per le istituzioni, le associazioni e le organizzazioni della società civile, il mondo del lavoro e quello dello sport (pensiamo ai cori negli stadi!). Infine, i piccoli gesti con cui si prova a spezzare la logica della discriminazione razziale non rappresenteranno la soluzione miracolosa e definitiva del problema, ma rafforzeranno in chi li compie e in chi li osserva la convinzione che un altro mondo è possibile e la determinazione a raggiungerlo. Affrontare il razzismo è un processo complicato che impegna tutta la vita; ma è anche un’esperienza di autenticità e, soprattutto, profondamente generativa Giuseppe Cafiso.

Comment Box is loading comments...
Il MAIE di Ricardo Merlo è un movimento credibile?
Che affidabilita` e credibilita` garantisce il MAIE per la nostra comunita` all'estero?  E' forse appena il caso di ricordare che Il MAIE e' quel movimento per gli italiani all'estero che nato in Sud America, piano piano ,  nel tempo ,si  e' creato degli spazi in altre zone geografiche del pianeta  dove e' cospicua la presenza di connazionali. Ultimamente ha intensificato la sua azione  e allargato  le sue mire espansionistiche  in quasi tutta Europa , allestendo   una fitta rete organizzativa ,  aspirando a diventare un protagonista di primo ordine della politica per gli italiani all'estero . Il suo obiettivo in definitiva e' quello di soppiantare  i vecchi partiti presenti in emigrazione che attualmente, almeno in parte,  sembra  registrino una situazione di particolare sofferenza dovuta anche alle  loro vicende interne a livello nazionale che, se riscontrata  a livello elettorale anche all'estero e confermata dal voto nella prossima tornata elettorale,   vedra' consacrata   molto probabilmente l'ascesa del Maie,  al quale spetterebbe il compito di  fungere da volano per la politica futura degli italiani all'estero.
Tal evenienza rappresenterebbe tuttavia una specie di  mina vacante  che potrebbe creare una situazione ulteriormente peggiorativa rispetto  all'attuale   per l'emigrazione italiana  nel  suo rapporto con il  panorama politico italiano,  destabilizzante rispetto agli equilibri attuali con conseguenze del tutto imprevedibili che rappresenterebbero delle forti incognite rispetto ai vantaggi o agli svantaggi per l'emigrazione medesima a livello di forza rappresentativa. Ma piu' che sforzarsi di capire ed anche per dare seguito alla domanda posta come premessa,  sarebbe forse il caso che il MAIE stesso desse ragguagli circa il modo come intende interpretare il ruolo per il quale si propone,  non limitandosi a ribadire che il movimento sara' sempre , ovunque e comunque dalla parte degli italiani all'estero. Un programma chiaro, comprensibile, definitivo, dettagliato per capirci! Cio' che in sostanza l'elettorato chiede normalmente a tutte le sue forze rappresentative! Ma gia' prossimamente,  con il progressivo  avvicinarsi della scadenza elettorale,  si vedra' se i partiti tradizionali ed i loro rappresentanti all'estero, di nuova o  vecchia nomina che siano,  vorranno lasciare il campo a tale ascesa o tenteranno di contrastarla per riconquistare parte del loro elettorato e rafforzare le loro posizioni. Un rafforzato rinascere di un loro  interesse, opportunamente poggiato su premesse diverse rispetto ai risultati conseguiti finora e di un programma elettorale ben definito che accolga le istanze sul tappeto e capace di fornire un quadro dei loro intenti in prospettiva,  potrebbe essere visto in positivo onde evitare una forma di egemonia che per sua stessa natura  tante incognite comporta .  Si potrebbe quindi ipotizzare  una situazione in cui  la collettivita' sarebbe legata alle sorti di un solo partito egemone, con la conseguente indifferenza dei partiti nazionali,  che potrebbero maggiormente sovrastarlo in sede parlamentare, tenuto anche conto che  il numero dei  rappresentanti resterebbe lo stesso, anche se si avrebbe forse una rappresentanza piu' omogenea  , teoricamente piu' coesa ma nello stesso tempo non automaticamente  piu' supportata,  dipendente fortemente  dalla sua capacita' ad avvalersi di un' utile e fertile  collocazione nel panorama parlamentare ed evitare il rischio di un deleterio isolamento o di forzate alleanze .  Siamo tuttavia a livello di ipotesi e di speculazioni basate su sensazioni , resta tuttavia come elemento oggettivo  il  quadro di riferimento, per quanto riguarda le attuali forze in campo,  relativo alle ultime elezioni anche se molto deludente nei suoi valori assoluti in termini di rappresentanza. I giochi sono pertanto  ancora aperti. Il Maie  ha tuttavia, per  le posizioni sorprendentemente  assunte,  ritenute del tutto  opportunistiche,  in occasione del Conte ter,  fornito all'opinione pubblica  un'immagine contrastante  e contradditoria circa la sua affidabilita' e credibilita' sia all'interno della emigrazione che nel panorama politico nazionale. Al riguardo, la sen. Garavini, che ha evidenziato, nella sostanza,  questo aspetto, e' stata duramente attaccata, a conferma che tra i nostri rappresentanti all'estero, o tra alcuni di loro, non corre buon sangue e che la realta' e' ben diversa dalle apparenze. Pare comunque che la luna di miele tra i due senatori sia finita, una semplice parentesi dovuta al rispetto conseguente alle cariche istituzionali ricoperte. Pare che il Maie stia gia' allestendo il funerale politico alla concorrente senatrice che, a seguito delle risultanze delle prossime elezioni, sara' costretta probabilmente a dare l'addio al suo ruolo. Fa specie tuttavia che il suo segretario fondatore ,sen. Merlo,  assurto alle cronache nazionali  ultimamente , gia' titolare della poltrona come sottosegretario per l'emigrazione, non sia stato riconfermato nell'incarico per ragioni non note o non fatte pervenire.  Intanto il segretario del CGIE, non si sa se con il supporto o meno  del nostro  Consiglio ,   sponsorizza   il  segretario fondatore del MAIE, il sen. Merlo, indicandolo, in virtu' della sua esperienza acquisita da sottosegretario,  come interlocutore per trovare un'intesa con la Commissione deliberante sul testo di riforma dei Comites.     
Nello Passaro






| Dopo mesi di reflessione e consultazione con alcuni colleghi giornalisti, abbiamo dato vita al nuovo quotidiano online |

Cari amici, In un momento difficile e complicato, iniziare un`avventura giornalistica on line, potrebbe sembrare un suicidio editoriale, ma l`impegno e la determinazione di un gruppo di giornalisti pronti a darci un mano, anzi due, ci ha consigliato di intraprendere questo percorso editoriale. I giornali tradizionali, sono quasi tutti in crisi. Le risorse pubblicitarie sono state drasticamente ridotte e anche le più prestgiose testate per coprire le ingenti spese, oltre a chiedere un abbonammento tradizionale, si rivoolgono al pubblico, con edizioni online a pagamento. Noi non siamo un colosso della carta stampata, e, tanto meno abbiamo la pretesa di rimpiazzare la stampa cartacea, ma abbiamo dalla nostra parte tanti collaboratori, pronti a rimboccarsi le maniche e produrre un prodotto diverso. Non abbiamo dalla nostra parte i grandi partiti, pronti a sostenere i giornali a loro vicini. Non riceviamo nessun sostegno economico da parte dello Stato.

Pineapple L`unico sostegno lo receviamo da parte del lettore di notizie online. Il nostro è un giornale libero aperto a tutti. Non siamo ne di destra ne di sinistra, siamo un giornale indipendente pronto a perorare la causa degli italiani al di fuori dell`Italia. Se è vero che nel mondo ci sono quasi 60 milioni di oriundi è anche vero che i giornali tradizionali non hanno alcun interesse di parlare dei loro problemi, delle loro aspettative, delle loro aspirazioni. Noi siamo nati per dare loro una voce forte e libera. Il nostro giornale possiamo paragonarlo a un megafono senza filtri e senza restrizioni. Abiamo scelto il motto: «Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo» (Evelyn Beatrice Hall, saggista conosciuta con lo pseudonimo di Stephen G. Tallentyre). Tutti i nostri lettori, attraverso le pagine del giornale, potranno esprimere, il loro pensiero, libero e senza censura. Con la speranza di avervi come lettori, ma soprattutto come amici liberi da ogni vincolo ideaologico, vi auguriamo buona navigazione e se potete, spargete, tra i vostri amici, la voce del nuovo neonato: www.ilcittadinoitaliano.com Vittorio Coco RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ilcittadinoitaliano.

Benvenuti nel nostro sito....Siamo un quotidiano online con tutte le notizie del giorno provenienti da tutto il mondo. Se volete ricevere la nostra News Letter scriveteci a:temponewslive@gmail.com
Condividi Condividi Condividi
search this site the web
search engine by freefind
Last modified
© Copyright Il Cittadino Italiano  - 2021 IlCittadinoitaliano.com online  is owned by Orchidea Publishing inc, Rome I Calgary I Washington I Santo Domingo I Messico City
(R) by ilcittadinoitaliano.com I infoilcittadinoitaliano@yahoo.com I Reproduction of materials found on this site, in any form, without explicit permission is prohibited