11 SETTEMBRE 2001 : TANTI RICORDI, DOLORE E RABBIA!

by | Sep 12, 2024 | CRONACA, Nuova York, PRIMOPIANO, USA, World


Sono trascorsi 23 anni da quel giorno che ci ha lasciato tanto dolore e rabbia nel cuore


 di Giuliana Ridolfi Cardilllo


. In tutti questi anni ho cercato di frenare quei sentimenti di paura, dolore, incredulità’ e rabbia che mi perseguitano, ma non riesco a cancellarli. Appena si affievoliscono ritornano forti e struggenti ogni volta che i media e le tv ne parlano! All’improvviso sono catapultata indietro a quel tempo lontano e rivivo con le stesse paure, dolore e rabbia quegli attimi che hanno lasciato nella mia vita un segno che non può’ essere né cancellato, né dimenticato.Tutte le volte che ci penso, le sensazioni  di  quei momenti riappaiono e risento persino l’odore acre che impregnava l’aria misto a fumo e carne umana bruciata. Rivedo quelle povere persone innocenti lanciarsi nel vuoto dalle finestre come tanti pupazzetti di cencio. Mi ritrovo ancora sotto quel cielo azzurro con le torri che si vedono imponenti in lontananza  diventato grigio e nero all’improvviso e sento l’urlo impazzito delle sirene, delle ambulanze e dei camion dei pompieri che senza sosta non si arrendono.
Ancor oggi, In compagnia di tanti che come me hanno vissuto questo momento terribile, rimango incredula, scioccata  e confusa tra realta’ e fantascienza e mi diventa quasi impossibile pensare ,e trovare una risposta di come sia stato possibile tutto questo. Mi ritornano in mente le tante conversazioni avute con Oriana Fallaci…!  New York e’ stata colpita al cuore! Quelle bestie umane, feroci e assassine erano riuscite a sfidare e colpire vigliaccamente il Paese piu’ potente del mondo!
Quella mattina, come ogni giorno, a quell’ora ero sul treno della Long Island Railroad per recarmi al lavoro all’Istituto Italiano di Cultura di New York.  All’improvviso il mio telefonino gracchia; e’ mia figlia che mi informa che un piccolo aereo si e’ abbattuto su una delle Torri Gemelle. Il treno sta per entrare nel tunnel e tra qualche minuto raggiungerà Penn Station. In lontananza sotto un cielo azzurro ll mio sguardo va sulle Torri che  si intravedono e vedo molto fumo e fuoco! Un altro telefonino suona e sento queste parole che mi gelano il sangue: “Terrorists!”. Il treno arriva alla stazione ed esco dalla vettura ed e’ come se una forza sovrumana mi prendesse per mano e mi spingesse a correre verso la strada. Incredula, confusa e devastata chiamo mia figlia che si trovava già’ in ufficio e le dico di venire nel mio ufficio: territorio italiano. Mi dice che le hanno detto di non muoversi! Insisto perché’ venga via e finalmente mi raggiunge. Penso ai miei genitori che in Italia saranno preoccupati . Il mio telefonino funziona ancora ma so che presto non sara’ piu’ possibile comunicare. Chiamo mia mamma e le dico che stiamo bene e che se per caso, non riuscisse a mettersi in contatto con me avrei trovato il modo di contattarla io. La testa mi scoppiava, tutto era avvenuto così’ all’improvviso che non riuscivo a rendermi conto. Ben presto la verità’ si faceva sempre piu’ reale ogni volta che  al Consolato e all’Istituto giungevano persone disperate che chiedevano notizie dei propri cari e  turisti italiani che in quel momento si trovavano a New York e non sapevano cosa fare per rientrare in Italia. I telefoni squillavano  ininterrottamente e tutto il personale si adoperava a rendersi utile, a dare notizie e ad incoraggiare e consolare. Ricordo colleghi che con le lacrime agli occhi, come Lisa Calello e Nancy Richetta , e tutti gli altri che correvano senza sosta per aiutare e rassicurare. Non mi sono mai sentita così’ orgogliosa e onorata di essere italiana come allora. Quel giorno il Consolato Generale d’italia e l’istituto italiano di Cultura, con le lacrime agli occhi hanno veramente dimostrato che l’Italia c’era dandone prova di grande responsabilità’, professionalita’ e umanita’! L’allora Console Generale, Giorgio Radicati veniva informato in continuazione e seguiva tutte le operazioni, rassicurandoci e tenendoci informati.  Non era certo che non ci fossero altri aerei con terroristi a bordo pronti a colpire. Ero terrorizzata, sapevo che dovevamo uscire da New York e tornare a Long Island. Mi ricordai che Il ponte della 59ma strada congiungeva Manhattan a Queens. Decisi quindi che dovevamo attraversarlo a piedi. C”incamminammo. Io in divisa d’ufficio:  tailleur, con tacchi alti a spillo., poco adatti per l’impresa chilometrica che dovevamo intraprendere!  Quando arrivammo vicino al ponte notammo che tante persone avevano avuto la stessa idea e c’erano lunghe file di esseri umani che in silenzio, con gli occhi bassi camminavano verso l’altra sponda. Sembrava quasi una scena surreale da Divina Commedia ambientata in tempi moderni! Prima di imboccare il ponte, con i piedi che mi facevano vedere le stelle, mi appoggiai contro una cabina telefonica per togliermi le scarpe e all’improvviso i miei occhi si posarono su un paio di infradito cinesi enormi abbandonati! Schizzinosa e titubante decisi d’infilarmeli, considerandoli un segno del cielo. E così’ lasciammo New York! Solo chi ha provato in prima persona può’ capire questa tragica giornata!