Il segretario Udc si lascia alle spalle il suo “annus horribilis”
Avevo detto a mio figlio che se la malattia non mi avesse dato scampo sarebbe toccato a lui difendermi da accuse gravi e infamanti». Lorenzo Cesa chiude il suo annus horribilis con la possibilità, finalmente, di tornare a guardare avanti, al suo obiettivo di sempre: «Rilanciare con forza una iniziativa di Centro, incardinata nei valori e nella collocazione nel Partito popolare europeo», gruppo nel quale il segretario dell’Udc ha a lungo militato, da eurodeputato, nell’assemblea di Strasburgo. Il 27 gennaio c’era stato il coinvolgimento per lui, nell’inchiesta “Basso Profilo”, essendo emerso che ad un pranzo a Roma aveva partecipato anche una persona risultata affiliata alla ’ndrangheta. Tutte le accuse nei suoi confronti sono state stralciate e poi archiviate. «Sono stato sempre garantista, per cultura politica, ho atteso correttamente l’accertamento della verità». Pochi giorni prima, a inizio d’anno, c’era stato il «no» del segretario Udc al Conte 3, poi fallito. E ancora, poco dopo il coinvolgimento nell’inchiesta, Cesa è sta-to contagiato dal Covid: «È stata dura. Sono stato 25 giorni in terapia in-tensiva – può oggi raccontare – avendo come conforto solo la preghiera, l’ossigeno e l’umanità del personale dello Spallanzani, dove ero ricoverato. Ma il mio grande incubo, in quei giorni, era quello di morire senza aver avuto tempo di dimostrare la mia estraneità ai fatti. Anche questo mi ha fatto trovare la forza di resistere».
Nonostante fosse convinto di essere innocente, lei diede subito le dimissioni da segretario.
Volevo tener fuori dai sospetti la mia comunità politica, che tuttavia, una volta stralciata la mia posizione nell’inchiesta, ha deciso di respingere le mie dimissioni.
Parliamo di politica, ora. Del suo progetto.
C’è una grande domanda, e quindi una grande potenzialità, per il lancio di un progetto di Centro, saldamente ancorato al Ppe, ai suoi valori, che so-no quelli della famiglia, della vita. Un’area sottorappresentata che in larga misura si rifugia nell’astensione.
A chi si rivolge, in prima battuta?
La proposta va fatta a tutti i movimenti politici, sia nazionali che loca-li, che si riconoscono nella nostra piattaforma valoriale, come “Cambiamo”, che ora si chiama “Coraggio Italia”, il movimento di Toti e Brugnaro; “Noi con l’Italia” di Maurizio Lupi e certamente anche Forza Italia. Silvio Berlusconi dovrebbe essere il principale artefice di quest’iniziativa di riaggregazione dell’area moderata-popolare.
Anche Mastella ha lanciato l’amo in questa direzione.
Sì, anche Clemente ha promosso un appello in questo senso. E credo che Renzi, il quale proviene anche lui da un’esperienza democratico-cristiana, dovrebbe riflettere sulla possibilità di partecipare a questo grande progetto di rassemblement.
La vera malattia del centro sembra essere il personalismo. Tutti a parole vorrebbero unire ma spuntano sempre nuove divisioni. Come se ne esce?
Io sono per un partito vero, vecchio stampo, organizzato in modo democratico, con tesseramento e organismi dirigenti eletti democraticamente. Non vedo altra strada. Ma l’altro nodo è la legge elettorale.
Che cosa propone?
La mia idea, da sempre, è un proporzionale con una robusta soglia di sbarramento, per favorire le aggregazioni, e l’introduzione della preferenza, per riavvicinare i cittadini alla politica. Non vedo altra strada per vincere questa autoreferenzialità.
Il lancio quando dovrebbe avvenire?
Credo che già a gennaio ci si debba vedere, per gettare le basi. Poi, per evitare accuse di strumentalità, bisognerà attendere l’elezione del capo dello Stato, e in primavera potrebbe esserci il lancio di una grande iniziativa politica centrista per prepararsi al meglio alle elezioni politiche.
Avvenire 18 Dicembre 2021 – Intervista di Angelo Picariello