Ucraina: Putin, il cessate il fuoco per il Natale ortodosso. Kiev: ‘E’ un’ipocrisia, ritiratevi e avrete la tregua’

by | Jan 5, 2023 | Guerra, POLITICS, PRIMOPIANO, World


Da mezzogiorno del 6 gennaio alle 24 del 7 gennaio. Accolto l’appello del patriarca di Mosca. In mattinata il colloquio tra il presidente russo e quello turco Erdogan. Kiev: “Mosca prepara una escalation per Febbraio”


Una breve tregua nei combattimenti – 36 ore in tutto – per il Natale ortodosso, che cade il 7 gennaio.

E’ quanto ha deciso unilateralmente Vladimir Putin, facendo appello all’Ucraina perché accetti la sospensione delle ostilità.

Ma Kiev ha risposto che tregua ci sarà solo quando i russi si ritireranno, mentre il presidente Usa Joe Biden ha affermato che si tratta solo di un tentativo di Mosca di guadagnare “un po’ di ossigeno” per ovviare alle difficoltà delle sue truppe sul terreno.

Dura anche la replica Ue, “C’è un aggressore: il Cremlino. E una vittima: il popolo ucraino. Il ritiro delle truppe russe è l’unica opzione seria per ripristinare la pace e la sicurezza. L’annuncio di un cessate il fuoco unilaterale è falso e ipocrita quanto le annessioni illegali e grottesche e i referendum che le accompagnano”, twitta il presidente del Consiglio Ue Charles Michel.

In serata è intervenuto il presidente Volodymyr Zelensky: “Le autorità russe vogliono usare il Natale come copertura per fermare l’avanzata dei nostri ragazzi nel Donbass, anche solo per un po’, e portare attrezzature, munizioni e mobilitarsi più vicino alle nostre posizioni. Questo porterà solo un altro aumento del numero delle vittime. Tutti nel mondo sanno come il Cremlino usa le pause della guerra per continuare la guerra con rinnovato vigore”, ha aggiunto, assicurando che la “guerra finirà quando i soldati” russi “se ne andranno o li cacceremo”.

La decisione del presidente russo è arrivata dopo che, in un colloquio telefonico in mattinata con quello turco Recep Tayyip Erdogan, aveva in sostanza respinto la richiesta di quest’ultimo di un “cessate il fuoco unilaterale” – ma più lunga scadenza rispetto alla breve parentesi natalizia – per favorire la ricerca di una soluzione negoziata del conflitto, per la quale Ankara torna a proporsi come mediatrice.

 Turkish President Recep Tayyip Erdogan (L) and Russian President Vladimir Putin (R) shake hands during a meeting on the sidelines of the 22nd Shanghai Cooperation Organisation Heads of State Council (SCO-HSC) Summit, in Samarkand, Uzbekistan, 16 September 2022. The SCO is an international alliance founded in 2001 in Shanghai and composed of China, India, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Russia, Pakistan, Tajikistan, Uzbekistan and four Observer States interested in acceding to full membership – Afghanistan, Belarus, Iran, and Mongolia. EPA/ALEXANDR DEMYANCHUK/SPUTNIK/KREMLIN POOL MANDATORY CREDIT

Per l’ennesima volta Putin ha detto che il suo Paese è aperto ad “un dialogo serio”, ma solo se Kiev “soddisfa le richieste note e tiene conto delle nuove realtà territoriali”. Se l’Ucraina, insomma rinuncia ad insistere per riprendere il controllo di tutte le sue regioni: non solo la Crimea, ma anche le quattro che Mosca ha annesso lo scorso autunno dopo referendum condannati dalla comunità internazionale e che tra l’altro le truppe russe controllano solo in parte.

E il capo del Cremlino ha aggiunto una nota polemica contro i Paesi occidentali, accusandoli di svolgere “un ruolo distruttivo” in Ucraina per il fatto di continuare ad armarla e fornirle informazioni d’intelligence utili alle sue truppe per individuare i bersagli. Passa qualche ora e Putin annuncia di avere ordinato al ministro della Difesa Serghei Shoigu di attuare la tregua natalizia, dal mezzogiorno del 6 gennaio alla mezzanotte del 7, accogliendo una richiesta in questo senso ad entrambe le parti del Patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa.

“Non possiamo prenderli sul serio”, gli fa eco il ministro degli esteri Dmytro Kuleba. Se la Russia vuole una tregua, insiste Podolyak, ha una sola possibilità di ottenerla: “ritirarsi dai territori occupati”.

Ma al contrario, afferma il segretario del Consiglio di sicurezza e di difesa ucraino, Oleksii Danilov, Mosca si prepara a una nuova escalation in febbraio, quando cadrà il primo anniversario dall’inizio del conflitto. Se questo fosse effettivamente lo scenario, la nuova iniziativa di pace di Erdogan partirebbe decisamente in salita.

Parlando del colloquio avuto con il leader turco, tra l’altro, Zelensky ha posto l’accento non tanto su una soluzione generale ma su questioni specifiche, come la centrale nucleare di Zaporizhzhia, lo scambio di prigionieri e lo sviluppo dell’accordo per l’esportazione del grano. Per il presidente ucraino la buona notizia della giornata è un nuovo concreto aiuto militare da parte degli alleati Nato.

Joe Biden e Olaf Scholz, nel corso di una telefonata, hanno concordato di inviare a Kiev panzer americani e tedeschi. Berlino, inoltre, si unisce agli Usa nella fornitura degli efficaci sistemi missilistici Patriot. I Patriot “funzionano e i russi stanno cominciando a capire che funzionano bene”, ha detto Biden.

Intanto, mentre sui canali Telegram russi si rincorrono le voci di una possibile visita di Putin a Donetsk, nel Donbass, in occasione del Natale, i civili continuano a morire sotto le bombe. Fonti ucraine riferiscono dell’uccisione in un bombardamento russo di una coppia e del loro figlio di 12 anni a Berislav, nella regione di Kherson. Nella città capoluogo è segnalata la morte di un giovane di 20 anni, mentre nella comunità di Stepnohorsk, nella regione di Zaporizhzhia, viene denunciata la morte di due persone e il ferimento di altre tre.