Sono 150 anni che si parla del Ponte
sullo stretto di Messina
Costruire ponti non è facile. Ci vuole tempo, cura e dedizione per far sentire veramente a proprio agio un’altra persona in tua presenza, per abbattere quelle barriere che così spesso interferiscono nei primi giorni di nuove relazioni.
Ancora più difficile di così, tuttavia, è costruire ponti reali e fisici. Prendiamo, ad esempio, il piano italiano per collegare la Sicilia alla terraferma, un progetto in cantiere da oltre 150 anni. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha presentato il progetto del ponte sullo Stretto di Messina durante la trasmissione Rai
Per collegare la Sicilia e l’Italia meridionale attraverso lo Stretto di Messina, il governo italiano vuole costruire un ponte sospeso di poco meno di due miglia, il più lungo del suo genere al mondo, con un margine considerevole. Il giornale Wired ha esaminato le macchinazioni alla base della proposta e ha trovato solo alcuni piccoli problemi persistenti: i cittadini italiani non lo vogliono, la struttura geologica dello Stretto di Messina complica il processo ingegneristico e l’intero sforzo è racchiuso nel giusto… nazionalismo di ala. Oltre a quelli, però, le cose stanno andando alla grande. I cittadini di entrambi i lati del ponte proposto, sia in Sicilia che in Calabria, si sono espressi contro. Le loro ragioni variano; alcuni hanno un attaccamento emotivo al traghetto che ora funge da transito tra le masse continentali, altri hanno una preoccupazione ambientale per gli uccelli e i mammiferi marini della regione. Molti pensano che il progetto sarà semplicemente troppo costoso da giustificare. Cioè, se è anche possibile. L’attuale progetto prevede un ponte sospeso a campata unica, privo di piloni di sostegno, posto nello Stretto di Messina. Questo da solo sarebbe un’impresa enorme da costruire, ma i venti della regione lo rendono ancora più difficile: potrebbero far oscillare una tale distesa fino a 16 piedi da un lato all’altro. Peggio ancora è il movimento geologico della regione, che ogni anno allontana la Sicilia di circa 1,5 pollici dalla Calabria. Politicamente, il ponte è visto nel Paese come un’icona nazionalista, la prova che l’Italia può costruire il ponte più grande, più lungo e più bello di tutti. Il Progetto ha avuto un forte sostegno dai candidati di destra nella regione e una ferma opposizione da sinistra. Questo tipo di scissione ideologica, ovviamente, è ben noto per aiutare i progetti infrastrutturali a essere completati nei tempi e nel budget. I funzionari italiani prevedono di iniziare la costruzione del ponte nel 2024, tra solo un anno. Con tale opposizione da parte di cittadini, politici e della Terra stessa, non è chiaro se tale linea temporale dovrà essere spostata ulteriormente. I miei soldi sono su “sì”.