Filippo Turetta condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Il papà: “Da papà non cambia niente, ora avanti in altra sede”

by | Dec 3, 2024 | CRONACA, EUROPA, Italy, PRIMOPIANO

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Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per il delitto di Giulia Cecchetin: uccise la sua ex fidanzata l’11 novembre 2023


Pubblicato:03-12-2024 16:06
Ultimo aggiornamento:03-12-2024 17:15

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BOLOGNA – Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin: la sentenza è arrivata al termine dell’udienza di oggi, dopo cinque ore di camera di consiglio. I giudici della Corte d’Assise di Milano (due togati e sei popolari) hanno alla fine sposato in pieno la richiesta del pm Andrea Petroni e hanno condannato Turetta, 22 anni, all’ergastolo. La condanna è arrivata per omicidio volontario premeditato: sono state escluse le aggravanti della crudeltà e dello stalking. Turetta uccise Giulia, la sua ex fidanzata, l’11 novembre 2023 dopo averla colpita con 75 coltellate. Dopo aver caricato la ragazza sulla macchina, il giovane fuggì macinando chilometri. Buttò il corpo in un canalone nella zona di Barcis, in provincia di Pordenone, e poi proseguì la sua fuga verso la Germania, dove venne fermato solo una settimana dopo.  Alla lettura del dispositivo che lo ha condannato all’ergastolo, Turetta (presente in aula) non ha detto una parola nè fatto trasparire emozioni.

LE PAROLE DI GINO CECCHETTIN

Queste le prime parole di Gino Cecchettin, il papà di Giulia, presente in aula: “Come essere umano mi sento sconfittocome papà non è cambiato nulla. Non sono nè sollevato nè più triste rispetto a ieri. Speravo di rimanere più impassibile. La battaglia contro la violenza continua. Bisognerà capire che cosa è crudeltà e cosa è stalking. Su questo ci sarà da dibattere”, ha continuato il padre di Giulia. E ancora: “Giustizia è stata fatta secondo le leggi vigenti, il percorso si fa su altri banchi“. È proprio attraverso la Fondazione creata in memoria di Giulia che l’uomo ha sempre sostenuto di voler portare avanti una battaglia,che è in primis culturale, contro la violenza sulle donne e la piaga dei femminicidi.

LA LISTA DELLE COSE PER UCCIDERE

A pesare come un macigno a sostegno dell’accusa di aver premeditato il delitto è stata la “lista” delle cose per uccidere che Turetta aveva preparato alcuni giorni prima del delitto: “coltelli, scotch, badile, sacchi neri dell’immondizia, corda per legare caviglie, sotto e sopra ginocchia, calzino umido in bocca per non farla urlare”. Il pm Petroni ha fatto che notare che il giovane, rispetto a questi propositi criminali, poteva tirarsi indietro in qualsiasi momento, avendo “tutte le possibilità e gli strumenti culturali per scegliere”.

La settimana scorsa aveva fatto discutere la requisitoria della difesa di Turetta, che in aula aveva espresso concetti forti per respingere la richiesta di ergastolo. L’aveva definita una pena “degradante” e non finalizzata alla rieducazione, e aveva poi fatto appello ai giudici affinchè non applicassero “la legge del taglione“. Nel difendere Turetta, l’avvocato Giovanni Caruso aveva detto: “Non è Pablo Escobar”, ma aveva detto anche che Turetta aveva ucciso Giulia in uno “stato di alterazione emotiva”, sull’onda di un “un cortocircuito psicologico, un momento di concitazione e perdita di controllo“. Gino Cecchettin, sui social, ha dichiarato di essersi “sentito offeso” e che con quelle parole era stata “oltraggiata la memoria di Giulia”.

Il femminicidio di Giulia Cecchettin, a cui purtroppo ne sono seguiti molti e molti altri nel corso del successivo anno e fino ad oggi, ha portato in Italia ad una sorta di risveglio delle coscienze e a una rinnovata spinta a combattere il patriarcato (contro il quale ha speso parole nei primissimi giorni la sorella Elena) e la violenza sulle donne.

Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it