AFAGANISTAN – Cadono Kunduz e altre 2 città

by | Aug 9, 2021 | Breaking News, World

Afghan security officials patrol after they took back control of parts of Herat city following intense battle with Taliban militants, in Herat, Afghanistan, 07 August 2021. Heavy fighting continued in Kandahar, Lashkargah, and Herat cities as the Taliban continued pressing on with their surge in Afghanistan and breaking through a tough resistance by the government forces. The fighting in Herat displaced hundreds of families as people left their houses to seek refuge in central parts of the city, mostly settling with relatives. EPA/JALIL REZAYEE

Cadono Kunduz e altre 2 città, i talebani inarrestabili

Biden segue situazione ma non cambia piani

Gli Stati Uniti hanno inviato in Afghanistan alcuni bombardieri B-52 e AC-130H Spectre per fermare l’avanzata dei talebani. Lo riportano alcuni media Usa citando fonti del Pentagono del quotidiano britannico The Times. I bombardieri, che vanno ad affiancare i droni Reaper già in azione, sarebbero partiti da una base aerea in Qatar e verrebbero impiegati per colpire obiettivi nelle zone di Kandahar, Herat e Lashkar Gah.

Il presidente americano Joe Biden per ora non cambia i piani del ritiro delle truppe Usa dal Paese entro la fine del mese. Lo riporta il New York Times citando fonti dell’amministrazione che spiegano come Biden sia stato aggiornato sugli ultimi sviluppi. Funzionari della Casa Bianca sarebbero quindi in costante contatto con l’ambasciata americana a Kabul.

Kunduz, Sar-e-Pul, Taloqan: in poche ore tre città afghane, capoluoghi di province, sono cadute nelle mani dei talebani. Continua così la avanzata dei militanti inarrestabile nel Paese da cui nelle scorse settimane sono andate via le forze straniere a guida Nato dopo vent’anni di presenza, e di guerra, che aveva a più riprese – e in stagioni militari e politiche tra loro diverse – arginato anche la presenza talebana. Da venerdì, i capoluoghi di provincia caduti nelle mani dei talebani, sono in tutto cinque. Tra le ultime conquiste la più rilevante a livello strategico: Kunduz. Con i suoi 270mila abitanti è considerata la porta d’ingresso alle province afghane del nord ricche di materie prime e per questo molto ambite. A livello logistico poi, è anche una sorta di crocevia da cui partono collegamenti con città importanti, perfino la capitale Kabul. E in più la provincia che ha come capoluogo Kunduz ha anche una importante frontiera, con il Tajikistan. Si tratta di una delle rotte più battute per la fuoriuscita di oppio ed eroina dal Paese, diretta in Asia centrale, da dove trova la sua strada verso l’Europa. Per non parlare del valore simbolico dell’impresa: la città nel 2001 – all’inizio della guerra – rappresentava una roccaforte della militanza talebana nel nord. Fu strappata più volte alle forze straniere, nel 2015 e nel 2016, ma i talebani non riuscirono mai a consolidare e mantenere la loro presenza a lungo. Controllare Kunduz non è quindi obiettivo da poco o un traguardo come un altro e la giornata di oggi potrebbe per questo rappresentare uno spartiacque, e persino un acceleratore, in questa avanzata che, dall’offensiva lanciata a maggio, ha proceduto ad un ritmo costante e senza trovare grandi ostacoli sulla sua strada. Sviluppi che agitano chi ormai a distanza osserva e teme recrudescenze e caos. Così Usa e Regno Unito già nei giorni scorsi avevano messo in guardia i loro cittadini ancora presenti in Afghanistan o chi intendeva recarvisi: è stato per primo il Foreign Office a suggerire ai britannici di evitare tutti i viaggi in Afghanistan e, a chi si trova nel Paese, di lasciarlo immediatamente.