Caio Mario arpinate, uno dei più grandi condottieri della storia dell’esercito romano

by | Nov 27, 2023 | EUROPA, Italy, PRIMOPIANO, Storia e Valori

STORIA  E VALORI


Caio Mario arpinate, nato a Cereatae,  frazione ancora oggi dedicata a lui, Casamari

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Caio Mario arpinate, nato a Cereatae,  frazione ancora oggi dedicata a lui, Casamari, ovvero casa di Mario nel 157 a.C. da una famiglia di origini modeste, fu uno dei condottieri romani di maggior successo e longevità. Le sue capacità sul campo di battaglia furono sbalorditive, considerando che partì dal nulla.

Caio Mario arpinate

Consideriamo che il padre di Caio Mario era manovale. Tuttavia, quello che poi sarebbe diventato un grande uomo d’azione, si candidò per cariche pubbliche nell’amministrazione di Arpino e sposò una donna nobile locale. Non era colto, ma era intelligente, deciso e grandissimo stratega militare. Forse però buona parte del prestigio sociale, arrivò quando più tardi, Mario divorzia dalla sua prima moglie Grania di Pozzuoli.

Caio Mario arpinate - CasaMari in foto

Contrae matrimonio con una donna della gens Iulia, famiglia patrizia antichissima. Il matrimonio permette alla famiglia patrizia di rimettere in sesto le proprie finanze e concede a Mario la legittimità per candidarsi al consolato. Molte volte poi sarà rieletto console, ma è in battaglia che il “ciociaro” trascorre tutta la vita. Lo troviamo a soli 23 anni, distinguersi per le grandi abilità militari in Spagna, tanto da farsi notare dai suoi superiori, come Scipione Emiliano. Era scaltro Mario e ragionava da provinciale che voleva farsi strada.

Personaggi di Arpino

Tra corsi e ricorsi storici, ritorna ancora in Spagna per condurre una campagna contro i briganti che terrorizzavano il paese; altra operazione che porta a termine brillantemente. Mario torna col titolo di comandante e con un ingente bottino. Per tutto questo il Senato gli conferisce il massimo riconoscimento militare: il trionfo, i cui trofei si trovano ancor oggi conservati a Roma in Piazza Vittorio.

Caio Mario arpinate- veduta di Arpino

Successivamente Mario ritorna in Spagna per consolidare le sue conquiste e tornò di nuovo. Anche come politico, a Roma, in un’altra occasione fa approvare una legge per far costruire uno stretto ponticello da cui i votanti dovevano passare per depositare il voto nell’urna al riparo da sguardi indiscreti. La cosa ebbe un grande peso per astuzia. Ad un certo punto, Sallustio racconta che il suo nome era sconosciuto agli elettori, ma che alla fine lo elessero per il suo eccellente stato di servizio.

Cereate – Casamari

Pieno di imprese temerarie e lodi dei suoi comandanti, si fa strada con il suo coraggio in battaglia, tanto da conquistare un ruolo nella società romana, lui che di fatto sarebbe diventato lo zio di Caio Giulio Cesare. Tra l’altro si distingue anche in una campagna militare contro Giugurta in Numidia. Alla fine Giugurta fu giustiziato a Roma, ma giochi di potere cercavano di far cadere Mario. Vivendo da soldato, Mario aveva sempre un estremo bisogno di truppe fresche.

Caio Mario arpinate- Proconsole E Pretoriano in foto

Però tutte le riforme agrarie dei Gracchi si basavano sul principio per cui erano esclusi dal servizio di leva i cittadini il cui reddito era inferiore a quello della V classe di censo. Allora Mario abbassò la soglia minima di reddito della V classe da 11.000 a 3.000 sesterzi, ma nemmeno questo fu sufficiente. Nel 107 a.c. arruolò anche i non abbienti.

Esercito romano

Mario fu il primo a introdurre la leva volontaria e ad entrare nell’esercito furono soprattutto i proletari rurali. Dobbiamo considerare che la plebe urbana sopravviveva, oltre che di sussidi. Grazie a Mario, da quel momento le legioni di Roma saranno composte prevalentemente da cittadini poveri, il cui futuro sarebbe dipeso dai successi del proprio generale, che gli avrebbe assegnato parte delle terre conquistate. Di conseguenza i soldati appoggiavano il proprio comandante, anche quando si scontrava col Senato patrizio. Fu una vera rivoluzione. Mario, persona onesta e fedele alle tradizioni, non si valse mai di questo potere militare, ma lo farà poi Silla, contro il Senato e contro lo stesso Mario. Sarà poi Cesare a stabilire per legge la suddivisione di terre e bottino tra i soldati, non lasciandoli più al capriccio dei generali. A Roma si muovevano sempre venti politici, ma e minacce dal nord portarono Mario a combattere ancora.

Plutarco

Ebbe tempo d’addestrare l’esercito al combattimento e alla disciplina. I soldati adoravano Mario ed eccone l’esempio. Narra Plutarco nella biografia di Gaio Mario, di un giovane soldato di nome Trebonio che aveva subito molestie sessuali dal suo superiore, tale Gaio Luscius, che era nipote di Mario. Una notte Gaio Luscius convocò Trebonio nella sua tenda e quest’ultimo non poteva rifiutarsi. Poiché quella notte stava per subire violenza, sfoderata la spada uccide Luscius. Ci fu un processo in cui Trebonio rischiò la pena capitale. Riuscì però a produrre testimoni per dimostrare che aveva ripetutamente dovuto respingere Luscius, e che “non aveva mai prostituito il suo corpo a nessuno, nonostante le profferte di regali costosi“. E’ evidente che i legionari poterono testimoniare liberamente perché conoscevano il generale Caio Mario. Questi, infatti, non solo liberò Trebonio dall’accusa d’aver assassinato un suo nipote, ma lo adornò di una corona sul campo per tanto coraggio.

Caio Mario arpinate – Personaggi ciociari illustri

Mario ad un certo punto era così popolare da influenzare la scelta dei consoli eletti insieme a lui. Addestrava i suoi soldati come mai era stato visto, abituandoli a sopportare lunghe marce, allestire velocemente accampamenti e macchine da guerra, tanto da definirsi “I muli di Mario”. Riesce letteralmente a salvare l’Italia da invasioni di barbari alleati che miravano al Mediterraneo. Schiera un contingente di 3.000 uomini, tendendo un’imboscata ai Germani, che presi alle spalle e attaccati frontalmente, perdono 100.000 uomini, e altrettanti catturati. Simili vittorie con tale sproporzione di forze si rivedranno solo con Giulio Cesare, degno erede dello zio. Tra corsi e ricorsi storici, dopo una vita spesa tra cariche pubbliche e battaglie gloriose, all’età di 71 anni, Mario muore, lasciando però un solco profondo. A Roma non è un console o un generale, ma un mito che partendo dalla provincia con pochissimi mezzi ha dominato l’impero.