“Mi hanno sempre attratto – raccontava – persone capaci di andare controcorrente, anche a costo dell’isolamento, della solitudine. Persone capaci di raccontare storie, di mostrare visioni altre. E inevitabilmente hanno acceso la mia curiosità, perché, come diceva il mio amico Eduardo Galeano, capace di raccontare la storia dell’America Latina attraverso racconti ironici e apparentemente non importanti, fatti di cronaca, ‘il cammino si fa andando’, non sai mai dove queste storie ti possano portare. È il bello della vita, tutto sommato”.
Dai personaggi incontrati, spiegava, aveva imparato ad “esercitare il pensiero critico, anzi, il pensiero complesso, e a respirare la libertà di essere come si è, mostrando soprattutto la propria fragilità”. E l’incontro più bello, diceva, era stato “quello con Muhammad Alì, il più grande di tutti, perché ha rotto un sistema, una cultura. All’inizio di ogni intervista, esordiva sempre con le sue idee di riscatto per il popolo nero ed enumerava tutto quello che un nero americano non era riuscito ad avere nella vita: ‘Tutti hanno una terra per la quale lottare, combattere… tutti. Solo noi, solo i neri d’America non hanno una terra di riferimento’. Purtroppo le sue battaglie non hanno prodotto grandi cambiamenti, ma non mi sento di dire che ha perso”.
Il personaggio che avrebbe voluto incontrare senza riuscirci, invece, era “sicuramente Nelson Mandela. Ci siamo rincorsi: una volta non potevo io, una volta non poteva lui. E l’ho perso, come ho mancato l’intervista a Marcello Mastroianni, una persona gentile e ironica”.
Nel 1981 ha ricevuto dal presidente Sandro Pertini il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo dell’anno. Nel 2003 è stato eletto nell’assemblea della SIAE e ha fatto parte del comitato che ha ideato e realizzato Vivaverdi, la rivista degli autori italiani. Nel 2007 ha ricevuto il Premio Kamera della Berlinale per la carriera, il più prestigioso premio al mondo per documentaristi.
Durante la carriera ha seguito otto mondiali di calcio e sette olimpiadi, oltre a decine di campionati mondiali di pugilato. Ha anche realizzato una Storia del Jazz in quattro puntate e programmi sulla musica popolare centro e sudamericana. Nel 2017, nel suo libro-intervista “Così va il mondo” con Giuseppe De Marzo, Minà ha raccontato cinquant’anni di giornalismo con particolare attenzione ai diritti dei più deboli, e nel 2020 ha pubblicato il libro autobiografico “Storia di un boxeur latino”. Nel 2019 ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Napoli.