Giulia e le altre vittime di violenza, perché l’ANSA ha deciso di partecipare ‘ad una battaglia civile alla quale nessuno può sottrarsi’ spiega il direttore Luigi Contu
È un vincolo previsto dallo statuto dell’agenzia che il nostro direttore storico il professor Sergio Lepri richiamava ogni volta che assumeva una giornalista o un giornalista. Non le chiedo per chi vota, diceva, non me lo faccia capire da quello che scrive. Parole che ci guidano tutti giorni nel nostro lavoro.
Quasi tutti i giorni ci troviamo costretti a pubblicare notizie di violenza, abuso, stupro. Più di cento volte abbiamo dovuto raccontare l’assassinio di una donna. Oggi il nostro sito è dedicato a loro perché è necessaria una profonda riflessione, che deve partire da noi maschi, non c’è dubbio. Basti pensare al rapporto diffuso dall’Istat nei giorni scorsi, secondo il quale la metà degli italiani continua a coltivare il pregiudizio che la donna sarebbe responsabile della violenza subita.
Il 39 per cento di noi uomini ritiene infatti che la donna, se lo vuole, può sottrarsi ad un rapporto sessuale, il 19 per cento, sempre degli uomini ahimè, pensa che la violenza possa essere provocata dal modo in cui le donne si vestono. Potrei continuare a citare altri dati agghiaccianti ma mi fermo qui, invitando i lettori a leggere il rapporto sul nostro sito. È un documento che la dice lunga sulla necessità di un salto culturale che ci porti fuori dal medioevo. Con il contributo di tutte le redazioni dell’ANSA abbiamo realizzato una serie di inchieste e approfondimenti che aiutino il lettore a capire il senso di questa giornata, a riflettere sulla gravità di questo fenomeno, a cercare insieme una via d’uscita. Ci rivolgiamo a tutti, ma soprattutto ai ragazzi perché non chiudano gli occhi, e alle ragazze perché trovino sempre il coraggio di denunciare e opporsi alla violenza. É questo il nostro modo di fare rumore.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA