Il governo israeliano approva l’accordo su Gaza

by | Jan 17, 2025 | Medio Oriente, PRIMOPIANO, World

Il monito di Netanyahu: ‘Se la fase due fallisce, la guerra riprende col sostegno Usa’

18 gennaio 2025, 00:35

Silvana Logozzo

Una lunghissima giornata di trattative e riunioni estenuanti si è conclusa solo all’una di notte tra venerdì e sabato con l’approvazione da parte del governo israeliano dell’accordo siglato a Doha sul cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi.

This handout picture released by the Israeli Government Press Office (GPO) shows Prime Minister Benjamin Netanyahu (5-R), heading a security cabinet meeting to vote on a Gaza ceasefire and hostage release deal that should take effect ton January 19, in Jerusalem on January 17, 2025. If approved, the agreement would halt fighting and bombardment in Gaza’s deadliest-ever war and initiate on Sunday the release of dozens of hostages held in the territory since Hamas’s October 7, 2023 attack on Israel. (Photo by GPO / AFP) / Israel OUT / XGTY / === RESTRICTED TO EDITORIAL USE – MANDATORY CREDIT “AFP PHOTO / Handout /GPO’ – NO MARKETING NO ADVERTISING CAMPAIGNS – DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS ==

Dopo sette ore di discussioni, l’ufficio del primo ministro israeliano ha reso noto che il piano è stato votato ed entra in vigore domenica 19 gennaio.

E ha concluso la nota augurando Shabbat Shalom, buon sabato.

I media israeliani riferiscono che 24 ministri hanno votato a favore e otto contro. In precedenza aveva deciso positivamente anche il gabinetto di sicurezza, con i soli voti contrari dei due ministri di ultradestra Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, oltre a David Amsalem del Likud, lo stesso partito del premier. L’unità governativa per gli ostaggi ha notificato alle famiglie interessate che i loro cari fanno parte dei 33 rapiti che dovrebbero essere liberati nella prima fase dell’accordo di cessate il fuoco, che durerà 42 giorni e inizierà domenica alle 16 ora locale (le 15 in Italia), dopo lo scattare della tregua alle 12.15 (le 11.15). Sulla lista ci sono donne, bambini, anziani e infermi: tutti i nomi sono stati resi pubblici. A Israele tuttavia Hamas non ha comunicato quanti dei 33 siano ancora vivi, anche se si stima che la maggior parte di questo gruppo lo sia. Gerusalemme, secondo l’accordo, riceverà un rapporto completo sullo stato di tutti coloro che sono sulla lista sette giorni dopo l’inizio del cessate il fuoco.

L’ordine di rilascio non è ancora noto. Le identità di coloro che sono destinati a tornare dovrebbero essere fornite 24 ore prima di ogni rilascio. Sabato Hamas comunicherà i nomi dei primi tre ostaggi che torneranno a casa. Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha riferito durante la riunione di gabinetto che Israele “ha ricevuto garanzie inequivocabili da entrambi i presidenti Usa, sia Joe Biden che Donald Trump, che se i negoziati sulla fase due dell’accordo falliscono e Hamas non accetta le richieste di sicurezza, l’Idf tornerà a combattere intensamente a Gaza con il sostegno degli Stati Uniti”. Un monito e insieme una rassicurazione per l’ultradestra fortemente contraria all’accordo. A dare una mano a Bibi, in questa partita sostanzialmente già decisa ma dal percorso accidentato, è intervenuto anche il ministro della Difesa Israel Katz con una decisione che ha suscitato una dura protesta da parte dello Shin Bet: l’annullamento di tutti gli ordini di detenzione amministrativa nei confronti dei coloni israeliani per via del “previsto rilascio di terroristi in Cisgiordania”, come parte dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza. Come ha reso noto lo stesso ufficio del ministro spiegando che la decisione intende “inviare un chiaro messaggio di sostegno e incoraggiamento al progetto di insediamento, che è in prima linea nella lotta contro il terrorismo palestinese. È meglio che le famiglie dei coloni ebrei siano felici piuttosto che quelle dei terroristi rilasciati”.

 A woman walks past a display of posters calling for the release of Israeli hostages, who were abducted by militants during the 07 October 2023 Hamas attacks, outside the Kirya military headquarters in Tel Aviv, Israel, 17 January 2025. Israel and Hamas have agreed on a hostage release deal and a Gaza ceasefire to be implemented in the coming days following months of war. Israel’s security cabinet is expected to meet on 17 January to approve the agreement. EPA/ABIR SULTAN

Insomma, l’accordo si è fatto, ma senza tralasciare le richieste dei partiti religiosi e di destra. Tutto ciò comunque non è bastato a convincere Ben Gvir che, prima del voto, ha lanciato l’ultimo appello ai ministri affinché votassero contro l’intesa con Hamas dicendosi “terrorizzato” dal rilascio dei detenuti palestinesi in cambio di ostaggi: “Tutti sanno che questi terroristi cercheranno di uccidere di nuovo”. Ma rassicurando l’amico Bibi: “Amo Netanyahu. Non rovesceremo questo governo e lo sosterremo dall’esterno”. Intanto, una copia dell’accordo trapelata sui media israeliani mostra che in cambio del rilascio di 33 rapiti nella prima fase del piano torneranno in libertà oltre 1.700 detenuti palestinesi: 700 terroristi, di cui 250-300 stanno scontando l’ergastolo; 1.000 cittadini di Gaza catturati dall’8 ottobre durante i combattimenti nella Striscia; e 47 prigionieri nuovamente arrestati dopo essere stati liberati nello scambio con il soldato Gilad Shalit (tenuto prigioniero per 5 anni e mezzo a Gaza) nel 2011. Dopo la riunione del gabinetto, il ministero della Giustizia ha pubblicato l’elenco dei detenuti palestinesi il cui rilascio è previsto nel primo round, alle 16 di domenica: sono 95, la maggior parte donne, e solo uno, con meno di 18 anni, condannato per omicidio. Dell’elenco fa parte anche la parlamentare e deputata palestinese Khalida Jarrar. Tutti sono stati arrestati dal 2020 in poi. Oltre ai 33 che saranno rilasciati nella prima fase, altri 65 ostaggi sono ancora a Gaza, compresi i corpi di almeno 36 morti confermati dall’Idf.

Con l’avanzare della prima fase, le parti terranno colloqui sulla seconda, che vedrebbe il rilascio di tutti i rapiti rimasti in cambio della fine della guerra e di accordi sul futuro e la ricostruzione di Gaza. Il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen ha dichiarato che dopo l’attuazione dell’accordo “l’Anp si assumerà la piena responsabilità nella Striscia di Gaza. Il governo palestinese ha completato tutti i preparativi e le squadre di sicurezza sono pienamente preparate a svolgere qualsiasi compito”. Netanyahu finora si è sempre rifiutato di prendere in considerazione questa eventualità, nonostante la pressione degli Usa, e senza avanzare alternative. Di fatto ha insistito fortemente affinchè l’Idf resti sul corridoio Filadelfia, tra Egitto e Striscia, almeno fino al 50esimo giorno dell’accordo. Poi si vedrà.

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