Il campionato visto da Toronto: Inter e Juve non sono da scudetto
….Hai voglia di fare pelo e contropelo all’episodio di San Siro, la domanda da porsi e’ perche’ il Var a volte interviene, a volte no ed alla fine invece di fare chiarezza aumenta la confusione, il caos, le proteste in campo e le infinite polemiche fuori.
Che sia capitato alla Juve per due volte di seguito (ricordate Orsato?) da’ fiato alle trombe della presunta sudditanza psicologica a colpi di aiutini, o rigorini come avvenuto nel Derby d’Italia.
In ogni caso, il pari di San Siro ha scontentato entrambe ed ha evidenziato che al momento Inter e Juve non sono da scudetto.
Vero, il campionato e’ ancora lunghissimo, in passato ci sono state rimonte incredibili, ma l’Inter di Inzaghi, adesso come adesso, non ha la fiducia in se stessa e nelle sue potenzialita’ pagando l’incapacita’, ormai quasi abitudinaria, di chiudere partite controllate e poi smarrite.
Inoltre il coach nerazzurro spesso paga la moda tutta italica di sostituire un attaccante per difendere il risultato. E’ vero che Martinez non stava combinando molto, ma senza di lui e’ aumentata la pressione dei bianconeri, poi quel sostituto numero due ha fatto una frittata evitabile e costosa.
La Juve, da parte sua, al momento non ha ne’ idee, ne’ gioco, a San Siro per un tempo si e’ comportata da provinciale. Allegri preferisce la difesa all’attacco, ha fatto catenaccio, lasciando fuori Chiesa (il piu’ pimpante dei suoi) e mettendo Kulusevski a marcare ad uomo Brozovic. Nella ripresa le cose sono cambiate: l’ingresso di Dybala e dell’ex viola e la marcia indietro dei nerazzurri ha modificato l’inerzia della partita ma per andare in buca c’e’ stato bisogno di un episodio casuale, come d’altronde era avvenuto per il gol dell’Inter: gran tiro dal limite di Chalanoglu, leggera deviazione, traversa e Dzeco che gonfia la rete incustodita.
A conti fatti e senza la benda del tifo sugli occhi, si deve riconoscere che Inter-Juve ha lasciato parecchio a desiderare: pessimo gioco, poche emozioni, zero tiri in porta, tantissimi errori e i soliti difetti che agiscono da freni a mano nel motore delle due squadre.
La domenica della nona giornata e’ stata pro Milan, l’unico dei top team ad aver incassato l’intera posta in palio grazie ed una vittoria presa per i capelli contro una squadra ridotta in 9.
Mentre i rossoneri si godevano il 4-2 di Bologna, si sono anullate a vicenda prima Roma e Napoli, poi Inter e Juve, per non parlare dell’Atalanta bloccata sul pari dall’Udinese.
Il Napoli all’Olimplico non ha vinto la nona, il filotto di vittorie e’ restato a quota 8, ma il match ha dato un nuovo saggio di qualita’ e organizzazione, comandando a lungo le operazioni ma senza arrivare alla vittoria probabilmente per la gara sottotono di Insigne.
La Roma ha combattuto gagliardamente e nel finale ha sfiorato il colpaccio e Mourinho ha almeno cancellato l’umiliazione norvegese della Conference League.
Quattro top coach vedono…rosso
La nona giornata di campionato ha visto quattro allenatori di grido espulsi per proteste. José Mourinho e Luciano Spalletti si sono guadagnato il rosso durante Roma-Napoli, poi e’ toccato a Gian Piero Gasperini in Alatalanta-Udinese, infine Simone Inzaghi ha pagato per il lancio in campo della pettorina alla fine di Inter-Juve.
Tutti e quattro sono stati squalificati per un turno.
Quattro allenatori cacciati in un volta, si tratta di record, ma non deve meravigliare visto che spesso si vedono i tecnici baccagliare con quaterna arbitrale anche per un fallo laterale a meta’ campo e continuare per tutto il resto della partita.
Per ritrovare un dato simile bisogna andare alla stagione 2016/17 quando ci furono tre cartellini rossi in panchina rivolti a Gasperini, Inzaghi e Oddo. Stavolta sono quattro ma i primi due sono ancora presenti.