Le mafie puntano al metaverso, attenzione al web

by | Sep 14, 2023 | CRONACA, EUROPA, Italy, PRIMOPIANO | 0 comments

La nuova relazione, i clan ‘investono’ su business e Pnrr. La ‘Ndrangheta assoluta dominatrice della scena criminale


ROMA, 14 settembre 2023, 09:41

Redazione

Il nuovo fronte sul quale puntano le mafie è quello del metaverso.

A rivelarlo è la relazione della Direzione investigativa antimafia, che pone l’attenzione sulle piattaforme di comunicazione criptate e, in generale, su internet e darkweb. Il documento, che fa riferimento al secondo semestre 2022, presenta un focus proprio sul nuovo scenario “rispetto al quale Europol – si legge – ha già evidenziato le potenziali criticità”. Si sottolinea, infatti, la capacità delle organizzazioni criminali “di cogliere celermente le trasformazioni tecnologiche e dei fenomeni economico-finanziari su scala globale”.

Clan sempre meno violenti, ‘investono’ su business e Pnrr

Sempre meno ricorso alla violenza e sempre più interesse negli affari e negli investimenti, soprattutto in aree del Paese dove c’è una “forte sofferenza economica”. È questo il quadro delle mafie delineato dalla nuova relazione della Direzione Investigativa Antimafia che sottolinea come i clan “nel loro incessante processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti, hanno implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza e delle intimidazioni, sempre più residuali,

con strategie di silenziosa infiltrazione e con pratiche corruttive“. Secondo il documenti, le

mafie “preferiscono rivolgere le proprie attenzioni sempre più ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando della disponibilità di ingenti capitali accumulati con le tradizionali attività illecite”. “Si tratta di ‘modi operandi’ dove si cerca sia di rafforzare i vincoli associativi mediante il perseguimento del profitto e la ricerca del consenso approfittando della forte sofferenza economica che caratterizza alcune aree – si legge -, sia di stare al passo con le più avanzate strategie di investimento, riuscendo a cogliere anche le opportunità offerte dai fondi pubblici nazionali e comunitari (Recovery Fund e Pnrr)”.

Nel seconsemestreter 2022 confiscati alle mafie 181,4 milioni

Nel secondo semestre 2022 la Dia ha confiscato beni per 181,4 milioni di euro rispetto ai 43,4 dei primi sei mesi dello scorso anno. Il dato emerge dalla relazione della Direzione investigativa antimafia. Per quanto riguarda i sequestri la cifra si attesta sui 31 milioni di euro mentre nei primi sei mesi erano stati 92,8 milioni. Nel dettaglio l’attività ha riguardato 6,4 milioni di euro di beni riconducibili alla camorra, 1,2 milioni di Cosa nostra e 0,7 dell’ndrangheta e 22 milioni di altre organizzazioni criminali. Le confische hanno riguardato per 177,6 milioni la ‘ndrangheta, per 1,1 milioni Cosa nostra, per 1,2 milioni la camorra e per 1,4 milioni altre organizzazioni.

La ‘Ndrangheta assoluta dominatrice della scena criminale

Alla luce di una “struttura coesa”, “delle sue capacità militari” e “del forte radicamento nel territorio, la ‘ndrangheta si conferma oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale anche al di fuori dei tradizionali territori d’influenza con mire che interessano quasi tutte le Regioni”. È quanto emerge dalla relazione della Direzione investigativa antimafia. In particolare quello degli “stupefacenti permane il settore criminale di primaria importanza per la ‘ndrangheta. Nell’ambito del narcotraffico globale le ‘ndrine calabresi occupano ormai da tempo un riconosciuto ruolo di universale livello poiché affidabili sul piano criminale, solvibili su quello finanziario e capaci di gestire una complessa e affidabile catena logistica per il trasporto transoceanico, dai Paesi sudamericani verso l’Europa, dei carichi di droga”.

Cosa Nostra attrae ancora le giovani generazioni

Cosa Nostra riesce ancora oggi ad avere una “capacità attrattiva” sulle giovani generazioni. È il dato riportato dalla Direzione investigativa antimafia nella sua ultima relazione. La criminalità organizzata siciliana riesce a coinvolgere non solo “la diretta discendenza delle famiglie mafiose ma, anche e soprattutto, un bacino di utenza più esteso al fine di ampliare la necessaria manovalanza criminale”. E ancora: “Nel territorio siciliano si registra altresì la presenza di altre organizzazioni mafiose sia autoctone, sia straniere, che riescono a coesistere con cosa nostra in ragione di un’ampia varietà di rapporti e di mutevoli equilibri”. Nella relazione si aggiunge, inoltre, che l’ormai “consolidata strategia di ‘sommersione’ dettata dalle organizzazioni siciliane prevede il minimale ricorso alla violenza al fine di evitare allarme sociale e garantire, nel contempo, un ‘sereno’ arricchimento economico tramite l’acquisizione di maggiori e nuove posizioni di potere”.

L’ingerenza della Camorra nella Pa campana

Nell’attività criminale dei clan di stampo camorristico “frequenti risultano i casi di pervasiva ingerenza all’interno della pubblica amministrazione campana volti a condizionarne i regolari processi decisionali per l’affidamento degli appalti pubblici, altro settore di prioritario interesse criminale”. È quanto emerge dalla relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia. “Grazie alla rete di relazioni intessuta tra taluni esponenti delle amministrazioni locali e delle imprese – si aggiunge -, i clan riescono ad aggiudicarsi importanti commesse pubbliche sia con affidamenti diretti in favore di aziende a essi collegate, sia tramite i sub-appalti”. Per la Dia si tratta di “una ulteriore e insidiosa minaccia”, costituita “dalle strategie più subdole e raffinate adottate dalle organizzazioni camorristiche più strutturate e orientate all’infiltrazione dell’economia e della finanza anche tramite pratiche collusive e corruttive”.

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