* Quell’indimenticabile incontro al porto di New York sulla portaerei Intrepid: Silvio è uno di noi che conosce la vita, ama la gente e vuole che la gente sia felice
Proprio il mio Paese, l’Italia, piccolo stivale in un mare azzurro, tornava a dialogare alla pari con la più grande potenza del mondo! È difficile poter esprimere i sentimenti di orgoglio, felicità e vicinanza provati da noi italoamericani in quella giornata. E soprattutto per me, che sono di Forza Italia e che avevo collaborato, in qualità di Vice Chairman, assieme a personaggi famosi, alla realizzazione di questo evento dove il Presidente Berlusconi avrebbe ricevuto il Salute to Freedom Award, riconoscimento prestigioso assegnato in passato a presidenti e alte personalità di caratura planetaria.
Ricordo il momento in cui l’elicottero, tra il vento ed il rumore delle eliche con sullo sfondo i bagliori di un meraviglioso panorama newyorkese, si adagiò sul ponte della portaerei e dallo sportello ne uscì il presidente Berlusconi, sorridente, come sempre. Ricordo le facce degli ospiti visibilmente emozionati per essere presenti a un evento storico che rafforzava l’amicizia fra i nostri due popoli, che l’accolsero con grande affetto ed entusiasmo; conservo ancora l’invito e le foto di quella sera.
In questi giorni di attesa per l’elezione del Presidente della Repubblica ripenso a quei momenti di gloria per l’Italia, che l’insuperabile leader ci ha regalato. E tante volte mi chiedo come sarebbe ancora migliore l’Italia se l’avessero lasciato governare e non vi fosse stato tutto quell’accanimento e persecuzione che ha segnato la sua vita politica e personale. Io mi auguro che le responsabilità di chi ha perseguitato l’uomo che ha amato il suo Paese e cambiato la politica italiana modernizzandola e ridando speranza ai cittadini, vengano sempre più messe in luce.
Silvio Berlusconi è uno di noi che conosce la vita, ama la gente e vuole che la gente sia felice. Ha conosciuto momenti di grandi successi ma ha dovuto, troppo spesso e ingiustamente, subire le invidie, le cattiverie, le umiliazioni terribili infertegli delle toghe rosse come quando a Napoli al G8 lo umiliarono davanti al mondo senza pensare all’Italia. Il culmine della persecuzione è stata l’ingiusta ed unica condanna al culmine di un accanimento senza precedenti nella storia politica italiana che lo ha strappato alla vita parlamentare affidandolo addirittura ai servizi sociali. Ma Silvio Berlusconi non si è mai arreso, ha continuato a lottare, a credere che sia possibile realizzare per l’Italia quel sogno di libertà che l’ha fatto scendere in campo il 26 gennaio 1994: “L’Italia è il Paese che amo, qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato da mio Padre e dalla vita, il mio mestiere da imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà”. Forza Presidente! Possa tu insediarti in quel palazzo, massimo simbolo del vertice istituzionale della nostra Repubblica, come meriti.
Firmato: un’italiana nel mondo che porta l’Italia nel cuore.
*Articolo apparso sul portale “La Voce di New York” datato 15 gennaio 2022