Come è avvenuta la scoperta?
Come è avvenuta la scoperta?
La scoperta è stata fatta da un team di ricerca internazionale, guidato dal gruppo italiano dell’Università di Trento, che per la prima volta ha dimostrato l’esistenza di una cavità nell’ampia pianura basaltica situata sull’emisfero del satellite sempre rivolto verso la Terra.
Questa identificazione, resa nota dopo uno studio pubblicato su Nature Astronomy, è stata possibile grazie all’analisi dei dati ottenuti da LRO, il Lunar Reconnaissance Orbiter della Nasa e, nello specifico, è attraverso l’esame delle immagini radar acquisite dallo strumento Mini-Rf (Miniature Radio-Frequency) a bordo dell’orbiter.
Per oltre 50 anni si è ipotizzato che ci fossero delle caverne sulla luna ed ora l’ipotesi è diventata certezza, come ha spiegato il professor Lorenzo Bruzzone, coautore senior dello studio e direttore del Remote Sensing Laboratory presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e Scienze dell’Informazione dell’Università di Trento.
I tunnel lunari sono considerati molto interessanti dagli scienziati, perchè possono diventare un sito per la costruzione per una base lunare che funga da avamposto per gli astronauti impegnati nelle future missioni sulla Luna. Al momento, non è però ancora stato confermato se il tunnel conduca o meno a una caverna, ma, secondo gli studi fatti, sembra che porti a una grotta accessibile sotto la superficie lunare.
Quali sarebbero le dimensioni della caverna?
Secondo gli studi degli scienziati, il condotto si troverebbe a una profondità compresa tra i 130 e i 170 metri e avrebbe una lunghezza tra i 30 e gli 80 metri e largo circa 45 metri.
La sua origine potrebbe essere lavica e la sua formazione risalirebbe a miliardi di anni fa, quando la Luna era ancora geologicamente attiva, in seguito a eruzioni vulcaniche e allo scorrere dei flussi di lava.
Lo studio ha coinvolto anche gli studiosi dell’Università di Padova e della Venta Geographic Exploration APS di Treviso, che hanno collaborato con i ricercatori della Capella Space Corporation di San Francisco (California) e con il Laboratorio di fisica applicata della Johns Hopkins University di Laurel (Maryland).
Serviranno altri esami per confermare la natura del condotto e la possibilità che conduca a una caverna sotterranea, ma questa prima scoperta apre la strada a nuove osservazioni, che permetteranno inoltre di valutare se il sito potrà essere sfruttato per la costruzione di future infrastrutture, in grado di offrire riparo dal duro ambiente lunare, favorendo l’esplorazione a lungo termine.