L’odissea dell’italo-venezuelana Yais, da un anno senza documenti, senza lavoro, senza soldi. Non chiede altro che di tornare in Italia, a casa del fratello di suo padre, in Irpinia. Ha iniziato lo sciopero della fame –
Si chiama Yais Lopilato e già il nome lascia trasparire un intreccio tra mondi diversi: venezuelana per nascita e formazione, italiana per cognome, famiglia e origine. Ingegnere petrolifero, Yais è fuggita dal suo Venezuela, ormai un anno fa, costretta ad abbandonare tutto quel che aveva dal regime autoritario di Maduro. Ha raccattato quel che poteva portare con sé e si è messa in movimento. Il piano era semplice e chiaro: attraversare la Colombia in tempi rapidi, arrivare in Perù e partire alla volta dell’Italia. Lì, a Mirabella Eclano, in provincia di Avellino, ci sarebbe stata la famiglia di “zio Joe”, fratello del compianto papà Michele, ad accoglierla e a permetterle di riorganizzarsi una vita lontano da quella che è stata casa sua fin da quando è nata. Ma non aveva fatto i conti con l’imponderabile, con la pandemia di Covid che ha bloccato il mondo e reso ancor più complessi i propositi di Yais. Ad aprile scorso, esattamente un anno fa, avrebbe dovuto salire su un aereo che l’avrebbe portata in Italia, ma le restrizioni per la pandemia sconvolsero i suoi piani e lo zio, Joe Lopilato, l’attese inutilmente all’aeroporto di Roma. Da quel momento inizia il calvario di Yais. Le scade il passaporto del Venezuela e, poiché è una dissidente, non può recarsi presso l’ambasciata venezuelana per rinnovarlo, rischierebbe l’arresto. Senza lavoro, senza una casa, senza parenti o amici a darle una mano, in breve si ritrova anche senza denaro. Per fortuna trova una sistemazione grazie a una famiglia di Piura, cittadina a 800 chilometri a nord di Lima, capitale del Perù. Le viene offerta una camera, vitto, alloggio, pochi spiccioli e in cambio lavora come baby sitter. Yais non demorde. vuole raggiungere l’Italia e da un anno chiede proprio all’Italia di accoglierla. Si è rivolta più volte all’ambasciata italiana in Perù, a Lima, ma sempre solo telefonicamente per via del Covid e della distanza enorme dalla capitale. Le servirebbero tre giorni di pullman per arrivare. Sembrava che tutto potesse risolversi, perché lei è figlia di cittadino italiano. Ha chiesto anche asilo all’Italia, ma le risposte dall’ambasciata non sono mai arrivate. A questo punto entra prepotentemente nella storia proprio lo zio Joe, personaggio vulcanico che prova a smuovere tutto il possibile: cerca di trovare un appiglio al ministero degli Esteri, coinvolge il sindaco di Mirabella Eclano, Giancarlo Ruggiero, che si offre di acquistare il biglietto aereo che possa portare Yais finalmente in Italia, ma è la burocrazia a incepparsi. Senza passaporto, né venezuelano, né italiano, diventa tutto quasi impossibile. Yais cade in preda allo sconforto. I suoi appelli allo zio in Italia si fanno sempre più pressanti e drammatici. Lei decide di iniziare anche uno sciopero della fame. La storia di Yais ha colpito anche il conduttore di Rai1, Marco Liorni, con la sua trasmissione, “Italia Sì”, se ne è occupato sabato scorso, intenzionato a sensibilizzare sia la Farnesina che l’Ambasciata italiana del Perù per tentare di dare una scossa a una situazione ormai divenuta insostenibile per la ragazza, ma anche per i suoi familiari e per l’intera comunità di Mirabella Eclano che si è mobilitata per dimostrare a Yais sostegno e affetto. –