Il conduttore in conferenza stampa con Gerry Scotti e Antonella Clerici: “Nessuna pressione o indicazione politica sul Festival. Monologhi assenti per questioni di tempo”
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di Viviana Astazi
SANREMO – “La musica, come la vita, si fa in un solo modo: insieme. Per questo ho deciso di cambiare ogni sera compagni di viaggio. I primi due, ai quali sono particolarmente legato, sono Antonella Clerici e Gerry Scotti. Avrei voluto con me sul palco anche un quarto compagno: Fabrizio Frizzi”. Lo ha detto Carlo Conti durante la conferenza di apertura del 75esimo Festival della canzone italiana. A Sanremo tutto pronto per la prima serata di domani: sicurezza rafforzata in tutta la città, in particolare nei luoghi cardine della kermesse, il teatro Ariston e piazza Colombo, dove è stata allestita la Suzuki Arena. Presenti questa mattina in sala stampa, oltre al direttore artistico Carlo Conti, e i due co-conduttori che appunto lo accompagneranno domani sul palco, e poi Marcello Ciannamea (direttore Intrattenimento Prime Time Rai), Claudio Fasulo (vicedirettore Intrattenimento Prime Time Rai) e il sindaco di Sanremo, Alessandro Mager.
“Sarà un grande onore, per me, avere accanto due fuoriclasse della televisione come Antonella Clerici e Gerry Scotti- ha aggiunto- Con Gerry nessuna contrapposizione, solo rispetto”. Carlo Conti si è poi soffermato anche su alcune scelte compiute per la prima serata: “Sarà ospite Jovanotti. Non ci saranno monologhi, ma gli argomenti di attualità non mancheranno attraverso la musica. Per questo ho chiamato a esibirsi Noa e Mira Awad, le due cantanti che ci porteranno nel Medio Oriente martoriato dalla guerra”
CONTI: NESSUNA PRESSIONE O INDICAZIONE POLITICA SU FESTIVAL
“Questa edizione più che mai non ha avuto alcun tipo di indicazione o pressione. Ringrazio la Rai per questo: sa che non cerco polemiche, anzi. Cerco di fare cose nel rispetto degli spettatori, parlando a tutti. Ho detto no ai monologhi per questioni di tempo, voglio finire le serate entro l’una di notte, con eccezione di quella finale. Ho preferito sintetizzare il più possibile. Penso che spesso sia più efficace una singola parola che non una lunga conversazione”. Questa la risposta di Carlo Conti ai giornalisti che hanno chiesto se i monologhi siano assenti in questa edizione del Festival di Sanremo per evitare polemiche politiche.
CONTI: ASCOLTI NON MI INTERESSANO, SPERO FESTIVAL DI QUALITA’
“Ho detto sì al Festival alla settima volta che la Rai me l’ha chiesto. Ho sentito l’affetto delle case discografiche, delle major, che mi hanno convinto. Poi c’è stata la variabile costituita da mio figlio: l’ultima volta che ho condotto il Festival aveva un anno e non poteva ricordarselo, al contrario di oggi, che ne ha 11. Al di là di questo, ringrazio e applaudo ciò che ha fatto Amadeus. Gli ascolti non mi interessano, mi alzerò alle 11 e li chiederò, ma senza ansia; spero di regalare al pubblico una kermesse di qualità, fatta di tante, buone canzoni, senza sentire troppa pressione”. Così il direttore artistico, rispondendo a una domanda sul suo primo pensiero quando gli è stata proposta la conduzione di questa edizione del Festival e se guarda con preoccupazione o ansia ai numeri che farà quest’anno la kermesse.
CONTI: DUETTO CANTANTI ISRAELIANA E PALESTINESE DICE CHE CON MUSICA SI UNISCE
“La presenza di una cantante di origine israeliana e di una israelo-palestinese a intonare ‘Imagine’ vuole rappresentare il fatto che con la musica è possibile unire”, ha detto il conduttore in riferimento al duetto delle artiste Noa e Mira Awad.
CONTI: DICHIARARSI ANTIFASCISTI? CHE MALE C’È?
“Dichiararsi antifascisti? E che male c’è?”, ha risposto con un sorriso Carlo Conti a chi in sala stampa, durante la presentazione del Festival di Sanremo che prenderà il via domani, gli ha posto una domanda già emersa lo scorso anno. “Mai dimenticare ciò che hanno fatto i nostri genitori e nonni per noi”, ha aggiunto il conduttore e direttore artistico della kermesse. Lo stesso quesito è stato rivolto a Gerry Scotti, che con espressione quasi sconfortata ha replicato: “Ho avuto metà della mia famiglia fucilata dai fascisti, pensa te…”.