Forti esplosioni udite nel porto di Odessa. “Ucciso un alto comandante russo a Kharkiv”

by | Mar 8, 2022 | Breaking News, EUROPA, Guerra, POLITICS, PRIMOPIANO, World | 0 comments

Zelensky “Rimango qui, rimango a Kiev, senza nascondermi e senza paura di nessuno”

Forti esplosioni sono state udite in serata nella città portuale di Odessa. Lo riferisce il corrispondente della Bbc.

People cross the destroyed bridge as they flee from the frontline town of Irpin, Kyiv (Kiev) region, Ukraine, 07 March 2022. Irpin, the town which is located near Kyiv city had heavy fightings for almost a week between Ukrainian and Russian militaries forcing thousands of people to escape from the town. EPA/ROMAN PILIPEY

“Abbiamo appena sentito tre o quattro forti esplosioni provenire da ovest. Ci è stato detto che era il sistema di difesa ucraino che abbatteva i missili russi in arrivo lanciati da una delle numerose navi da guerra situate al largo della costa qui”.  I servizi di intelligence ucraini affermano di aver ucciso a Kharkiv il generale russo Vitaly Gerasimov, vicecomandante della 41/ma Armata interforze russa, durante un combattimento a Kharkiv. La notizia,a la cui veridicità non può essere verificata in modo indipendente, è rilanciata da vari social ucraini, compreso il Kyiv Independent su un tweet, in cui si dice che Gerasimov era stato decorato “per aver conquistato la Crimea”.
“Rimango qui, rimango a Kiev, a Bankova (ndr, l’edificio che ospita gli uffici presidenziali), senza nascondermi e senza paura di nessuno. Questo serve per vincere questa guerra”. Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che torna a farsi vedere in un nuovo video diffuso stasera su Telegram, citato dai media locali. Intanto, la Russia ha annunciato un cessate il fuoco per permettere corridoi umanitari in Ucraina dalle 9 di domani mattina (le 8 in Italia) per l’evacuazione dei civili da Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkiv e Mariupol. Lo ha dichiarato il ministero della Difesa di Mosca, citato dalla Tass. I corridoi umanitari erano già stati annunciati stamani, ma poi non sono stati messi in atto con accuse reciproche di sabotaggio.

An Ukrainian refugee from Odessa, a port city on the Black Sea, hugs two children as they arrive in Athens by bus, following the Russian invasion of Ukraine on March 6, 2022. – Over 1.5 million refugees have fled Ukraine in the week since the invasion by Russian on February 24, 2022, with over half going to Poland, according to the UN refugee agency. (Photo by Angelos Tzortzinis / AFP)

“Piccoli sviluppi positivi nel miglioramento della logistica per i corridoi umanitari”. Il dramma di centinaia di migliaia di ucraini intrappolati sotto i bombardamenti russi è tutto racchiuso in queste scarne dichiarazioni del negoziatore di Kiev Mikhaylo Podolyak.

Al termine del terzo round di colloqui con Mosca in Bielorussia nell’area della foresta di Bialowieza, durati quasi quattro ore, il consigliere del presidente Volodymyr Zelensky ha portato a casa solo la flebile speranza di un’intesa temporanea sulla creazione di vie d’uscita per i civili dalle città sotto attacco, che Mosca avrebbe concesso solo verso i territori ostili di Russia e Bielorussia.

Delegazione ucraina giunta in Bielorussia per i colloqui

Speriamo che “finalmente da domani i corridoi umanitari funzionino”, ha detto il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky, l’uomo di fiducia che Vladimir Putin ha inviato a trattare con il nemico. “Gli ucraini ci hanno fornito rassicurazioni”, ha spiegato. Dopo tre incontri in una settimana, le trattative riprenderanno “a breve”, ma senza svolte all’orizzonte. “Non ci illudiamo di ottenere risultati definitivi nel prossimo round di colloqui, è un lavoro difficile”, ha commentato gelido il negoziatore russo Leonid Slutksy, che guida la commissione Esteri della Duma.

Il braccio di ferro sull’effettiva disponibilità dei corridoi umanitari era durato per tutto il giorno. Il ministero della Difesa di Mosca aveva annunciato un cessate il fuoco per l’avvio di sei percorsi sicuri: uno da Kiev a Gomel (Bielorussia), due da Mariupol a Zaporizhzhya (sud-est Ucraina) e Rostov sul Don (Russia meridionale), uno da Kharkiv a Belgorod (Russia occidentale) e due da Sumy a Belgorod e Poltava (Ucraina centrale). Ma Kiev ha subito smentito. “In violazione dei precedenti accordi, la Russia ha sabotato l’apertura dei corridoi umanitari per l’evacuazione della popolazione civile.

ASCOLTA IL PODCAST

 

Continua a bombardare Kiev, Mariupol, Volnovakha, Sumy, Mykolaiv, Kharkiv e altre città, Paesi e villaggi”, ha denunciato il ministero degli Esteri, solo per ricevere la nuova replica di Mosca, che ha denunciato sabotaggi di “nazionalisti” ucraini. Le parti si sono incontrate con le stesse formazioni inviate giovedì scorso, quando già mancava il negoziatore ucraino Denis Kireyev, sulla cui sorte si è aperto un giallo: Kiev ne aveva annunciato l’uccisione durante lo svolgimento di un “compito speciale”, e secondo indiscrezioni potrebbe essere finito sotto il fuoco amico per sospetto tradimento, ma Mosca ne ha messo in dubbio la morte, in una guerra di propaganda che continua parallela a quella sul campo. “Intense consultazioni sono proseguite sul blocco politico di base delle regole, oltre che su un cessate il fuoco e sulle garanzie di sicurezza”, ha aggiunto Podolyak.

La Russia ha prodotto una corposa documentazione su possibili accordi mirati. Ma lo stallo resta la cifra di queste trattative, che sempre più appaiono come uno strumento per prendere tempo. Se sul terreno, nel dodicesimo giorno di guerra, l’assedio si fa sempre più pesante ed è arrivato tra i palazzi alla periferia della capitale, mentre i profughi sono ormai 1,7 milioni e i danni alle infrastrutture ammontano già a dieci miliardi, qualche spiraglio è arrivato invece dall’annuncio del primo incontro di alto livello tra le parti belligeranti giovedì in Turchia. Ad Antalya, centro sul Mediterraneo storica meta di milioni di turisti russi, da tempo trasformato nel laboratorio della diplomazia di Ankara, si incontreranno i ministri degli Esteri Serghei Lavrov e Dmytro Kuleba. Dopo la telefonata con Putin, Recep Tayyip Erdogan ha ottenuto la chance di mediazione su cui saranno puntati gli occhi del mondo.

E anche la Cina si è detta disposta a dare il proprio contributo, pur senza mettere in dubbio l’asse con la Russia. Le condizioni poste da Mosca restano però draconiane: il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk in Donbass, e della sovranità russa sulla Crimea, e la “neutralità” militare da stampare nella Costituzione ucraina, insieme all’addio alle aspirazioni di adesione alla Nato. Mentre il Pentagono ha ordinato l’invio di altri 500 soldati in Europa, puntando ad arrivare ad averne 100mila, le cancelliere occidentali continuano intanto a preparare sanzioni. Ma Zelensky insiste con gli appelli ad armare l’Ucraina. “Quanti morti vi servono per mettere in sicurezza i nostri cieli? Stiamo aspettando questa decisione – ha detto – o con le forze che avete o fornendoci aerei e sistemi anti-aerei che ci diano la forza di farlo”.

Il governo russo, intanto,  ha  approvato oggi una lista di “Paesi ostili”, per aver applicato o per essersi uniti a sanzioni contro Mosca nella quale compare anche l’Italia in quanto Paese europeo. Lo riferisce la Tass.