IL COVID-19 IN CANADA Alberta: ospedali al collasso “Qui è un vero disastro”

by | Sep 16, 2021 | Breaking News, CALGARY, Canada

Alberta: ospedali al collasso
“Qui è un vero disastro”

 EDMONTON (Alberta) – 16 settembre 2021 – ore 3.50 a.m mst – L’Alberta ha appena dichiarato lo stato di emergenza. Nessun vaccino? Sei limitato ai tuoi movimenti e non hai accesso a servizi non essenziali. I casi di Covid ad oggi sono circa diciannovemila con quasi 1000 ricoverati e tutti i posti letto in terapia intensiva sono occupati.

Ospedali al collasso in Alberta. La quarta ondata di Covid-19 ha messo a dura prova il sistema sanitario della provincia, con circa 200 pazienti attualmente in unità di terapia intensiva e previsioni negative: la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare nelle settimane a venire. I modelli elaborati dall’Alberta Health Services (AHS) e pubblicati da Cbc News indicano infatti che, all’inizio di ottobre, potrebbero esserci fino a 365 pazienti bisognosi di cure intensive, ma i posti-letto disponibili nelle terapie intensive dell’Alberta sono 286. È lo scenario peggiore, quello “alto”. Ma anche quello “medio” non è rassicurante, con 280 pazienti destinati alle cure intensive, mentre lo scenario “basso” ne prevede 191.

“AHS sta già aumentando la capacità di soddisfare questa previsione”, ha affermato il portavoce di AHS, Kerry Williamson. “La situazione attuale è grave e siamo estremamente preoccupati per il rapido aumento dei ricoveri ospedalieri e dei numeri di terapia intensiva”.

“Gli ospedali dell’Alberta sono davvero sull’orlo del collasso”, ha affermato il dottor Ilan Schwartz, medico e assistente professore nella divisione delle malattie infettive presso l’Università di Alberta. “Penso che sia importante che gli abitanti dell’Alberta sappiano quanto siamo immersi in questo disastro”.

Schwartz è stato uno dei 67 medici di malattie infettive a firmare lunedì una lettera aperta al premier dell’Alberta, Jason Kenney, chiedendo azioni più forti per frenare la diffusione del virus, in particolare le restrizioni per le persone non immunizzate per l’accesso ai servizi non essenziali, al chiuso.

“Questa misura può ridurre immediatamente le nuove infezioni, alleviando così la pressione sugli ospedali, evitando blocchi diffusi, ora e in futuro”, hanno scritto i medici.

Ma, finora, Kenney ha sempre respinto le richieste di rendere accessibili luoghi come bar, ristoranti e palestre solo ai vaccinati, come sta avvenendo nelle altre province canadesi.

Intanto, il numero di pazienti in terapia intensiva varia di ora in ora. Lunedì pomeriggio erano 198 (il precedente numero massimo era 182, registrato a maggio, durante la terza ondata della pandemia), poi sono saliti a 202. Cifre che si avvicinano pericolosamente a quel 286 che oltretutto, ricordiamolo, non vale solo per i pazienti-Covid: i posti-letto di terapia intensiva, infatti, vengono utilizzati anche per persone che soffrono di un’ampia varietà di disturbi, lesioni e complicazioni post-operatorie. Tant’è che lunedì i posti-letto occupati erano in realtà 256 (cioè i 202 pazienti Covid e altri per differenti patologie).

Non solo: inizia a scarseggiare anche il personale, come ha sottolineato la dottoressa Erika MacIntyre, presidente della Edmonton Zone Medical Staff Association. “Stiamo finendo gli infermieri in terapia intensiva e stiamo finendo i terapisti respiratori”, ha detto, ricordando che fino a poco tempo fa c’era un’infermiera in terapia intensiva per ogni paziente, mentre adesso ce n’è una ogni tre pazienti. “Ciò significa una riduzione dei servizi”, ha detto MacIntyre.

Innumerevoli le conseguenze di una simile situazione. Fra queste, appunto, la riduzione dei livelli di assistenza ma anche la cancellazione degli interventi chirurgici per i pazienti non Covid, anche di quelli urgenti come i trapianti di rene e le operazioni chirurgiche per il cancro: il personale medico e infermieristico va ridistribuito nelle terapie intensive.

Il risultato finale potrebbe essere drammatico: decidere chi ha la possibilità di vivere e chi no, con gli operatori sanitari costretti a dare la priorità ai pazienti che hanno la maggiore probabilità di sopravvivenza globale e ai pazienti che hanno “più probabilità di avere un esito positivo con il minor uso di risorse di terapia intensiva, sia per intensità che per durata”. Le indicazioni sono già contenute in un documento dell’AHS, finora mai applicato. Finora.

Nella foto, il Chinook Regional Hospital a Lethbridge, Alberta (foto di Graham Ruttan da Unsplash)