La nostra salute tra politica e non-politica.
È quasi impossibile parlare di Covid… o evitare questo argomento nelle conversazioni odierne. Benché la maggior parte della popolazione in Italia, Canada e altri Paesi crede che il virus è da prendere sul serio ed è vaccinata, sta diventando sempre più difficile avere discussioni ragionevoli e razionali sull’argomento con chi non crede all’epidemia o con chi non vuole vaccinarsi. Esperienze, fonti di informazione, ideologie e posizioni politiche molto diverse hanno generato atteggiamenti molto diversi che vengono difesi in modo dogmatico. Le convinzioni profonde, a favore o contro, non riescono a essere sottoposte ad analisi razionali e informate. Inoltre, i mezzi di comunicazione social hanno dato spazio ad inesperti di asserire ciò che vogliono dire e guai a contraddirli.
Sempre per causa del virus si sta diffondendo e approfondendo la sfiducia verso i governi, tutti i governi, che si era già manifestata molto prima della pandemia. Le decisioni e le politiche vengono continuamente criticate. Nello stesso tempo, tuttavia, si mantiene un’obbedienza quasi cieca a istruzioni senza precedenti che risultano molto discutibili: confinare i sani, non solo chi è contagiato; impedire o ridurre drasticamente le interazioni tra le persone; limitare le attività economiche e sociali per un lungo periodo di tempo. Tutto questo viene apertamente messo in discussione, ovunque… però si ubbidisce.
Ci sono resistenze e ribellioni. Alcune sono ideologiche e insensate, come quelle dei “libertari” e quelle dei sostenitori di Trump negli Stati Uniti. In Italia abbiamo visto recentemente una violenta manifestazione contro il Green Pass strumentalizzata dall’estrema destra neo-fascista e anche in Canada vi sono state manifestazioni in nome di una cosiddetta libertà individualista. Ma ce ne sono molte altre, soprattutto di fronte ai cambiamenti nelle decisioni dei governi che contraddicono il discorso ufficiale che genera il comportamento della maggioranza. Vedi le decisioni fatte dai vari governi riguardante le scuole dove agli alunni è permesso di stare insieme in gruppi di 25-30 persone in uno spazio circoscritto ma i quali non potrebbero farlo in un ristorante o in un altro locale.
In questo panorama di confusioni, contraddizioni e incertezze, alcune cose stanno diventando chiare. Nessuno è esente dal virus, ma alla fine dei conti tutto dipende dal sistema immunitario di ciascuno di noi, dalla sua capacità autonoma di resistere al virus. Tutto questo era noto quasi da subito. Avrebbe potuto generare politiche pubbliche molto diverse da quelle che sono state adottate. Si sarebbero dovute prendere misure che ogni società dovrebbe adottare, con o senza il virus: limitare l’uso di sostanze chimiche nel cibo, rafforzare il sistema immunitario di tutte le persone, con alimenti adeguati e pratiche sane, e prestare particolare attenzione a coloro che si trovano in condizioni di salute delicate. Niente di più e niente di meno.
È qui che le cose si complicano. I governi non riescono a occuparsi di ciò che è realmente necessario. Nessun governo, ad esempio, osa vietare e combattere effettivamente gli alimenti nocivi, cosa che causa molte più morti di quelle attribuite al virus. Sarebbe sufficiente vietare la produzione e la vendita di questi prodotti per eliminare questa terribile minaccia per la salute. Questo è legalmente possibile, ma i governi hanno maggiori impegni nei confronti delle società private che verso le persone. Ecco perché, tra le altre ragioni, non possono e non vogliono fare ciò che è necessario in questo e in molti altri settori. Quindi si continua a vendere bibite e cibi con sostanze artificiali, cibi che sono stati disinfettati con chissà cosa e resi “freschi” e di colore vivace con spruzzi di sostanze chimiche. E guai a combattere le industrie che col cibo spazzatura (fast food) fanno enormi profitti.
Questa è in definitiva la lezione. La palla è nel nostro campo, come sempre. Invece di guardare in alto, aspettando dai governi un rimedio alle nostre difficoltà o l’indicazione di linee di comportamento da osservare, dobbiamo radicarci nella nostra realtà. Nel caso degli alimenti spazzatura, possiamo agire in modo personale e collettivo. È vero che rinunciare al loro consumo non è facile quando la dipendenza è stata acquisita. Ma è possibile rafforzare la volontà personale con maggiore informazione e con un’azione comune.
In fin dei conti, si tratta semplicemente di vivere e prendersi cura della vita in comunità, non di proteggere i singoli corpi. Non avremmo mai dovuto abbandonare questo comportamento. È quello che era adottato in molte comunità dei nostri nonni e bisnonni. I loro risultati erano molto migliori di quelli di coloro che oggi si sono limitati a ignorare il passato e ad ascoltare la propaganda industriale.