Sotto la sua guida il Pci toccò il massimo.. consenso… con il 34,4% nel 1976
L’11 giugno del 1984, quaranta anni fa, moriva a 62 anni Enrico Berlinguer, segretario generale del PCI per oltre 12 anni, leader indiscusso del comunismo italiano ed europeo, destinato a entrare nella storia della Repubblica italiana e del Partito Comunista, che sotto la sua guida toccò il massimo consenso elettorale con il 34,4% nel 1976.
Fu l’uomo del “compromesso storico” con la Dc, l’uomo che seppe tracciare un solco fra il comunismo italiano e quello sovietico.
Su di lui si è scritto e detto tutto, complimenti e critiche. Enzo Biagi di lui disse: “E’ uno dei pochi politici che mantiene la parola”.
Enrico Berlinguer nacque il 25 maggio 1922 a Sassari. Cominciò la sua carriera politica a quindici anni, nel 1937, entrando in contatto con i gruppi antifascisti, proseguendo la tradizione del nonno Enrico e del padre Mario, avvocato, che aveva osteggiato fin dal 1922 l’ascesa del fascismo. Nel 1943 Enrico Berlinguer aderì al Pci, diventando segretario della sezione giovanile di Sassari, dove viene arrestato l’anno successivo con l’accusa di essere l’istigatore dei moti del pane, moti popolari antifascisti. Resterà in carcere per 100 giorni. Dopo aver conosciuto a Salerno, nel 1944, Palmiro Togliatti, viene chiamato a Roma dal partito come componente della segreteria nazionale della federazione giovanile comunista.
Nel 1945 entra nel Comitato centrale del Pci, nel 1948 nella direzione comunista. Dall’anno successivo guida, come segretario generale, la Federazione giovanile del Pci, fino al 1956. Questo incarico lo porta nel 1950 alla presidenza della federazione mondiale della gioventù democratica, che gli consentirà di fare le prime esperienze di militante anche all’estero, visitando soprattutto i paesi dell’Est e l’Unione Sovietica.
Nel 1958 sposa Letizia Laurenti, dalla quale avrà quattro figli: Bianca, Maria, Marco e Laura.
Berlinguer diventa deputato nel 1968, a 46 anni. Anche la scalata nel partito è rapida: nel 1958 è vice segretario, sotto Togliatti, nel 1960 è responsabile dell’organizzazione del partito, nel 1972 diventa segretario nazionale.
Roberto Benigni, a una celebre manifestazione della Federazione dei giovani comunisti italiani (Fgci) a Roma nel 1983, lo prese in braccio sul palco, rendendo immortale quell’immagine, e disse, “Questo è un comunista autentico”.
Rimarrà segretario del Partito comunista fino alla sua morte, l’11 giugno 1984, causata da un ictus durante un comizio a Padova, il 7 giugno 1984, in piazza delle Erbe.
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