Non romperà con Brasile e Cina, ‘sono buoni partner commerciali’
(di Patrizia Antonini)
BUENOS AIRES – Nella sua prima settimana da presidente eletto dell’Argentina, il leader della Libertà avanza, non ha solo mutato look – preferendo tailleur blu di buon taglio sartoriale al Chiodo da mattatore – ha cambiato soprattutto – ammorbidendolo, limandolo, e adattandolo – il suo programma di governo, che guarda a Stati Uniti e Unione europea, di cui afferma di “condividere i valori”.
Non romperà i rapporti commerciali con Brasile e Cina, e a partire dalla politica estera, per arrivare a quella economica, nelle ultime 168 ore Milei ha lavorato per riformulare le sue proposte, aprendole ad un mosaico di alleanze che gli garantiscano la governabilità al Congresso, dove altrimenti non avrebbe i numeri.
L’ultraliberista ha designato ministri, rimuovendoli l’indomani, per far posto ai candidati del principale alleato, l’ex presidente conservatore Mauricio Macri, ma anche ad esponenti di El gringo, il governatore di Cordoba Juan Schiaretti (Partito giustizialista), avversario nella corsa per la Casa Rosada, sconfitto al primo turno.
Un telaio di accordi – sotto la regia di Macri – che stabilizzano il governo di Milei, e lo rafforzando in vista dell’insediamento del 10 dicembre, imprimendo una sterzata verso una postura istituzionale, dopo una campagna elettorale scarmigliata e aggressiva, basata su slogan ad effetto e idee irrealizzabili in un Paese colto e maturo come l’Argentina, come la liberalizzazione delle armi o la vendita degli organi. E dove anche cavalli di battaglia come la dollarizzazione o la chiusura della Banca centrale vanno via via impallidendo.
Una metamorfosi auspicata dalla business community del Paese, dove la presenza delle grandi compagnie italiane è forte.
Le imprese – preoccupate per la grave situazione economica con oltre il 140% di inflazione e la povertà in pericoloso aumento – sperano che Milei riesca nella difficile sfida di ridurre il deficit di bilancio per raggiungere un equilibrio economico entro i prossimi dodici mesi. E si augurano anche un sostegno internazionale, che accompagni e aiuti il nuovo governo a superare il difficile scenario del 2024, a partire da una presenza importante già alla cerimonia del 10 dicembre, che dia un segnale concreto.
Anche per questo la ministra degli Esteri designata, l’economista Diana Mondino, dalle colonne del Clarin, ci tiene a sottolineare che la politica estera del nuovo esecutivo argentino sarà “aperta” e “trasparente”. Non chiuderà con partner commerciali importanti come Brasile e Cina, ma guarderà in particolar modo a Paesi “che condividono gli stessi valori, “come Stati Uniti, Europa, Unione Europea, Israele e alcuni paesi del Commonwealth”.
“Lavoreremo con tutti i Paesi. Saremo una democrazia liberale e cercheremo la massima trasparenza possibile – afferma il futuro capo della diplomazia argentina -. È molto probabile che Brasile e Cina continuino ad essere i principali partner commerciali. E noi, come Libertad Avanza, non abbiamo mai attaccato né pensato di modificare in alcun modo questi rapporti”.
Sull’ingresso nel Brics, dopo l’invito arrivato nei mesi scorsi dal vertice in Sudafrica, Mondino per il momento preferisce glissare (anche se in campagna elettorale Milei aveva già annunciato di non voler entrare), mentre tra i dossier da firmare con urgenza, di assoluta priorità viene indicato l’accordo commerciale Ue-Mercosur.
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