Lino Banfi al Columbus Centre

by | Jun 29, 2022 | Canada, Culture, Shows, This Is Toronto

*Lino Banfi ha divertito in barese

Dialetti e italiese, un bel tuffo nelle nostre radici
Grande successo questa mattina al Columbus Center per l’iniziativa
L’Eco dei Nostri Dialetti. Sono state recitate alcune poesie e composizioni dialettali di diverse regioni del Bel Paese.
(tra qualche giorno pubbicheremo qualche estratto delle poesie).
L’ospite d’onore dell’evento e’ stato l’85 Lino Banfi che ha

divertito i presenti con alcuni aneddoti in barese.
Complimenti a Daniela Sansone, Gianna Patriarca e quanti hanno sudato per mettere insieme questo avvenimento Amarcord.
(Nella foto, Lino Banfi con Sergio e Oriana Onorati).
Per coloro che fossero interessati propongo ora un articolo sulla nuova lingua nata per sopravvivere, Italiese, pubblicato sul Corriere nell’Ottobre del 2005.

In Italia sta spopolando… l’italiese

Nicola Sparano
nsparano@yahoo.ca
L’italiese, la lingua della sopravvivenza nata in Canada, ha preso talmente piede in Italia che molti vocaboli sono stati ufficialmente inclusi nella bibbia delle parole tricolori, i dizionari Garzanti e Zingarelli.
All’incirca una trentina di anni or sono, il professor Gianrenzo Clivio, docente di Lingua e Filosofia italiana all’Università di Toronto, dichiarò, a parole e per iscritto, che l’italiese sarebbe stata la lingua del futuro. L’affermazione del professorone (anche di fisico, oltre che di qualità) venne accolta con scetticismo. Questo nuovo dialetto creato dagli emigranti – dissero in molti – resterà in Canada fintanto che i figli cresceranno. In Italia non se ne parla proprio – affermarono – perchè nella lingua di Dante non c’è posto per l’italiese.
L’italiese, tanto per ricordarlo, nacque come lingua di sopravvivenza. I primi immigrati, quelli che si sono guadagnato il pane soprattutto a “pala e picco”, dialettizzavano o italianizzavano, termini ed espressioni inglesi. Così nacque “silingo” per ceiling (soffitto), “basamento” per basement (seminterrato), “carro” per car (automobile), “picco” per pick (piccone) e così via. La lingua della sopravvivenza si evolse con la seconda e la terza generazione. Gli italocanadesi nati qui, quando hanno difficoltà a rendere un’idea in italiano prendono dall’inglese termini e modi di dire che introducono nel discorso. Così si sente spesso, per esempio: arrivederci and take care, oppure: Passami il remote control della tv.
A suo tempo il professor Clivio affermò che l’italiese, vecchio o nuovo, fosse un fenomeno esclusivo delle comunità italiane all’estero. Invece, anche l’illustre prof è stato preso in contropiede, visto che la lingua-dialetto ha fatto… l’emigrante di ritorno. L’italiese è ormai presente anche nel Bel Paese, dove abbondano parole ed espressioni idiomatiche in inglese.
La tendenza all’esagerazione degli abitanti dello stivale ha, naturalmente, complicato l’italiese made in Italy al punto che diventa incomprensibile, o quasi, per i non addetti ai lavori. Sentite, tanto per avere un’idea, che genere di dialogo si potrebbe ascoltare in Italia, quando due amici parlano al bar. Primo amico: «Gli ho copincollato e forvardato la risposta che ci eravamo smasati e abbiamo schedulato di brieffarci in modo mandatorio il primo possibile per upgradarci e non fare le cose sempre in modo randonico. Non ho avuto feedback. Mi sa che shifta». Secondo amico: «Smettila di trezzare, ti ho sgamato che sei solo un cazzabubu».
La traduzione dall’italiese all’italiano di questo discorso sarebbe: «Ho copiato e incollato il testo di un documento e gli ho inoltrato per e-mail la risposta dopo che ci eravamo scambiati degli sms e abbiamo programmato di incontrarci obbligatoriamente il prima possibile per aggiornarci e non fare sempre le cose in modo casuale. Non ho avuto alcuna risposta». E l’altro: «Smettila di perdere tempo, l’ho capito che sei una persona che non prende le cose sul serio e poco affidabile».
Il testo originale in italiese e la traduzione in italiano dell’ipotetico discorso tra due amici, la dice lunga sulla strada che ha preso la lingua Dante (il poveretto starà facendo capriole nella tomba).
Ecco, per finire alcune delle nuove parole (700 nello Zingarelli, 500 nel Garzanti) entrate ufficialmente nella lingua italiana.
Bloggare: partecipare a un blog; bookmarkare: aggiungere una pagina o un indirizzo Internet ai preferiti; copincollare: copiare e incollare il testo in un documento word; di default: per intendere le impostazioni standard; ma anche ciò che avviene normalmente. Es: «Il sabato sera di default vedo la mia ragazza»; draftare un documento: fare la prima bozza di un documento; fare il merge: unire, esatta traduzione di “to merge»; feedback: «Dare un feedback», cioè una risposta a qualcuno; forwardare: inoltrare una email, ma non solo. Inoltrare qualsiasi informazione, numero di telefono o addirittura passare oggetti ricevuti da altri. Es: Faccio arrivare il pacco a casa tua, poi me lo forwardi?; googlare: cercare nel web con un motore di ricerca; retrivare: verbo largamente usato in IT per definire l’operazione di reperimento informazioni da un database. Dall’inglese “retrieve”; scannare: come sinonimo di scannerizzare, scansionare immagini con uno scanner; schedulare un appuntamento: metterlo nell’agenda; sharare: scambiarsi o mettere in comune file e informazioni; shiftare: dall’inglese “to shift” per indicare la traslazione di un oggetto, quasi sempre un grafico; smsare: inviare e ricevere sms; splittare: dividere; updatare, upgradare: aggiornare; zippare: comprimere non solo file, ma anche oggetti quotidiani.
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(Nella foto, Lino Banfi con Sergio e Oriana Onorati).