Il deficit dello stato italiano un macigno anche per l’ Europa e il nuovo governo
di Nello Passaro
Per risolvere o mitigare l’impatto negativo dell’ attuale crisi energetica , che contribuirebbe ad aggravare ulteriormente il bilancio dello stato gia‘ fortemente indebitato , l ‘Italia spera di non dover mettere le mani nelle sue tasche e di ricevere solidarieta’, sotto forma di aiuti economici, da parte dell’Europa, come gia’ avvenuto in occasione della pandemia; soluzione questa invocata,puntualmente anche in questa occasione , dai nostri politici metropolitani e dai loro partiti quando non si riescono o non si vogliono , soprattutto per loro interesse piu’ elettorale che nazionale, trovare soluzioni interne.
Non si sa fino a che punto questo appellarsi alla solidarieta‘ sul piano sostanziale abbia ragione di essere. Sara’ tuttavia compito dei membri europei , a giorni, valutare e decidere sul merito, sperando che in ogni caso prevalga il buon senso e che l ‘ Europa riesca a dare un suo contributo, utilizzando criteri di intervento equi , nell’ interesse generale.
Per essere non solo credibili ma anche per un certo decoro, l’ Italia non dovrebbe tuttavia solo limitarsi in situazioni di crisi o di difficolta‘, condizionata dalla sua situazione critica interna, a chiedere solidarieta’ all’ Europa ma debba dare dimostrazione di volersi impegnare seriamente e preventivamente per ridurre il suo deficit interno.
Il deficit dello stato non puo’ costituire l’ unico elemento sulla base del quale si possano giustificare tutte le richieste di aiuto a fronte di crisi che investono allo stesso modo altri stati membri o di fronte a situazioni di difficolta’ che diventano ancora piu‘ difficili nella contestualita‘ di un quadro interno di riferimento di per se’ gia‘ critico.
Sarebbe opportuno evitare di ricorrere invece alla drammatizzazione di una situazione interna responsabilizzando gli altri , mentre sappiamo o dovremmo essere consapevoli delle nostre responsabilita’ e dei tanti fattori che l’hanno determinata.
Non possiamo solo pretendere il rispetto ma e’ anche doveroso dare anche dimostrazione tangente di rispettare il fine comune. Quindi ogni stato membro, come l’ Italia, non puo’ costituire un peso o un freno , per proprie problematiche interne a cui non si e’ per proprie responsabilita’ data soluzione.
E’ questo il motivo che spinge altri paesi, sottoponendosi a critiche ingiuste, a respingere richieste da parte di chi invoca la solidarieta’ senza sanare le questioni interne.
Si e’ parlato per anni di eliminare i rami secchi; ultimamente si e’ dato corso ad una politica di elargizione di bonus a pioggia a tutti , su tutto, a prescindere, depilando ingenti risorse pubbliche a vantaggio della ricchezza privata, facendo credere di migliorare le sorti dei piu’ poveri o dei piu’ bisognosi.
Le conseguenze dell’attuale crisi energetica non possono gravare ulteriormente sulla deficitaria situazione di bilancio statale. Essa non colpisce tutti allo stesso modo. Bisogna pertanto intervenire a favore di chi effettivamente , con redditi minimi o senza reddito o rendite , non puo’ fronteggiarla ma non a favore di chi con redditi o rendite alte , sacrificando o riducendo il risparmio, puo’ sopperire. I ceti benestanti dovrebbero essere chiamati a sostituire lo stato nella concessione di un bonus di solidarieta’ a favore di chi questa crisi non e’ in grado di poterne sopportare gli effetti.
Prevedere quindi interventi di solidarieta‘ che incidano non piu‘ sullo Stato ma che gravino sull’apparato produttivo e delle fasce piu’ abbienti, da fungere da compensativo degli evidenti squilibri esistenti.
Sara’ il nuovo governo nascente a riconoscere la necessita’ di creare da subito i presupposti , anche con scelte impopolari, per salvaguardare in primis l’interesse nazionale, inteso anche come risanamento del deficit pubblico, ammesso che cio’ possa essere inteso dai pronunciamenti da parte della prossima presidentessa del consiglio?
Nello Passaro