QUATAR 2022 – TUTTO IL MONDIALE

by | Nov 21, 2022 | QUATAR 2022

Speciale Fifa World Cup 2022

 

Dal 1930 al trionfo della Francia, quante emozioni

Storia di un romanzo universale fatto di trionfi e di lacrime

Redazione ANSA

Quasi un secolo di emozioni e trionfi, amarezze e disfatte, vissuti a ogni latitudine.

E’ il romanzo della Coppa del mondo di calcio, che in Qatar scriverà il suo 22/o capitolo: è il primo Mondiale che, per motivi climatici, ‘tradisce’ l’estate e si disputa in autunno inoltrato, e il secondo di fila senza la Nazionale italiana.

Tutto comincia nel 1928, da un’idea dell’allora presidente della Fifa, il francese Jules Rimet, che decide di istituire un torneo riservato alle squadre Nazionali. Al dirigente transalpino, che amava la letteratura, la poesia e la musica, servono un paio d’anni per mettere assieme (nel 1930) 13 squadre in uno stesso torneo.

L’originaria Coppa del mondo prende il nome dal proprio ideatore e verrà assegnata definitivamente a chi è in grado di aggiudicarsela per tre volte.

L’impresa riuscirà al Brasile che, in Messico nel 1970, completa la terna, portandosi a casa il prestigioso trofeo, poi rubato verso la fine del 1983, dagli uffici della Confederazione brasiliana del calcio, a Rio de Janeiro. La statuetta, realizzata dall’orafo parigino Abel La Fleur, che inizialmente viene chiamata ‘Victory’, era già sparita un paio di volte: la prima, durante la seconda guerra mondiale: per salvarla dalle SS e dalla Gestapo, l’italiano Ottorino Barassi – segretario della Figc – la nasconde sotto il letto; nella seconda circostanza la coppa viene prelevata dalla Westminster Hall, a Londra, e ritrovata in un parco da un cagnolino di nome Pickles (Sottaceto, ndr), di proprietà di un certo Corbett, che annusa casualmente un pacco, strappa la carta che lo avvolge e ne mette a nudo il contenuto: spunta così ‘Victory’ e tutto il mondo sportivo tira un sospiro di sollievo. Dopo il furto del 1983 – quando nel frattempo ai vincitori era stata già consegnata la nuova Coppa Fifa, quella dell’italiano Silvio Gazzaniga – il trofeo sarebbe stato fuso e trasformato in 1.800 grammi di lingotti d’oro più famosi del mondo.

Da Montevideo a Mosca, ecco il viaggio del torneo che, negli anni, è divenuto uno spettacolo planetario.

– 1930: è una delle due edizioni senza l’Italia, in questo caso a mancare non e’ la qualificazione ma l’invito. Il torneo (13-30 luglio) si disputa in Uruguay, per celebrare i 100 anni della Costituzione. La maggior parte dei match si disputa nello stadio Centenario, costruito appositamente. Tredici Nazionali, sette del Sudamerica, due dal Nordamerica e quattro europee, suddivise in quattro gruppi. In finale si ritrovano, davanti a 93 mila spettatori, i padroni di casa – reduci dal successo olimpico 1928 – e l’Argentina, che viene piegata per 4-2. La ‘Celeste’ passa con Dorado, l’Albiceleste pareggia con Peucelle e perfeziona il sorpasso con Stabile (re dei bomber, con otto centri), quindi viene raggiunta da Cea, superata da Iriarte e messa ko da Castro.

– 1934: si gioca in Italia, con 16 squadre al via e una formula che prevede fin dall’inizio l’eliminazione diretta. Gli azzurri guidati dall’alpino Vittorio Pozzo, che li seleziona prediligendo le virtu’ caratteriali, partono forte e alla fine superano ogni ostacolo, ultimo la Cecoslovacchia. Il 10 giugno la Nazionale trionfa a Roma, nello stadio del Partito nazionale fascista. Gli ospiti vanno in vantaggio con Puc, vengono raggiunti dall’oriundo Orsi e messi sotto nei supplementari da Schiavio. Capocannoniere e’ il cecoslovacco Nejedly, con 5 gol.

– 1938: terza edizione in Francia, stessa formula di quattro anni prima, stesso numero di squadre (4-19 giugno) e identici vincitori. L’Italia, sempre guidata da Pozzo e due anni prima olimpionica a Berlino, questa volta si impone sulla corazzata Ungheria, per 4-2: le doppiette di Colaussi e Piola vanificano le reti di Titkos e Sarosi. Il brasiliano Leonidas e’ il capocannoniere del torneo, con sette gol.

– 1950: dopo la pausa per la guerra, si torna in America latina (Brasile 24 giugno-16 luglio), e cala nuovamente a 13 il numero delle squadre. L’Uruguay ribalta il pronostico, con un’impresa eroica. Gli uomini guidati in panchina da Lopez Fontana, in campo dal leggendario ObdulioVarela, vincono l’ultima partita (in questa edizione non c’e’ finale) al Maracanà, davanti a quasi 200 mila spettatori, ribaltando il gol di Friaca per i padroni di casa, con Schiaffino e Ghiggia.
L’Italia paga a caro prezzo la transoceanica in nave e non in aereo, come a voler esorcizzare lo choc legato alla tragedia di Superga, e va fuori per mano della Svezia. Il capocannoniere del torneo e’ il brasiliano Ademir (9 gol).

– 1954: un’altra clamorosa sorpresa segna la manifestazione organizzata dalla Svizzera (16 squadre al via, 16 giugno-4 luglio); proprio i padroni di casa eliminano gli azzurri.
L’Ungheria di Puskas e Hidegkuti dà spettacolo, ma non supera l’ultimo ostacolo, la Germania Ovest che, nella finale di Berna, prima va sotto di due gol (Puskas e Czibor), quindi ribalta con Morlock e una doppietta di Rahn. SandorKocsis è capocannoniere (11 gol). E’ il primo Mondiale a essere trasmesso dalla tv.

– 1958: in Svezia comincia l’età dell’oro del Brasile e di Pelè. E’ la seconda edizione senza l’Italia, stavolta eliminata prima di arrivare alla fase finale dall’Irlanda del Nord. Una Nazionale sudamericana s’impone per la prima volta in Europa, grazie al ‘futebolbailado’. Il trio Didi’-Vava’-Pele’ diventera’ un’ossessione estiva, agli albori del boom economico. Nella Selecaoc’e’ tanta Italia: il ct e’ Vicente Feola, discendente da una famiglia di Castellabate (Salerno). La sua ‘creatura’ e’ un rullo-compressore, come dimostra il 5-2 rifilato alla Svezia in finale, con gol di Vava’ e Pelè (doppiette) e Zagalo; inutile il vantaggio iniziale di Liedholm, come la rete di Simonsson. Il francese Just Fontaine è re dei goleador, con 13 centri.

– 1962: bis del Brasile in Cile, dove si presentano sempre in 16 (30 maggio-17 giugno); all’Italia e’ riservato un epilogo amaro e violento. Gli azzurri vengono estromessi dai padroni di casa, al termine di una partita segnata dall’atteggiamento permissivo dell’arbitro inglese Aston, che favorisce i colpi bassi dei cileni. Il Brasile in finale batte la Cecoslovacchia 3-1, annullando il vantaggio di Masopust, con Amarildo, Zito e Vava’. I migliori marcatori sono sei (4 gol): Garrincha e Vava’ (Brasile), Sa’nchez (Cile), JerkoviÄç (Jugoslavia), Albert (Ungheria) e Ivanov (Urss).

– 1966: in Inghilterra, un dentista nordcoreano di nome Pak do ik rispedisce a casa l’Italia di Fabbri, nel girone eliminatorio: piovono ortaggi e agrumi sugli azzurri, al ritorno da Oltremanica. Vince l’Inghilterra, facendo valere il fattore campo. I ‘leoni’ battono in finale la Germania per 4-2, con reti di Hurst (tripletta con gol-fantasma) e di Peters (per i tedeschi Haller e Weber, che costringe le squadre ai supplementari). Il capocannoniere dell’edizione (11-30 luglio) è il portoghese Eusebio, con 9 gol.

– 1970: si gioca in Messico (31 maggio-21 giugno), a oltre 2 mila metri di altitudine, e il Brasile si porta a casa la coppa definitivamente, battendo i campioni d’Europa dell’Italia, selezionata da ‘Uccio’ Valcareggi. Passa alla storia il 4-3 in semifinale fra azzurri e tedeschi, che la Fifa omaggia all’Atzeca della targa di “partita più emozionante della storia”, mentre la finale dura poco piu’ di un’ora, poi la Selecao travolge gli azzurri alle prese con la staffetta Mazzola-Rivera: gol di Pele’, Gerson, Jarzinho e Carlos Alberto (inutile l’1-1 di Boninsegna). Capocannoniere è il tedesco Gerd Mueller, con 10 centri.

– 1974: si gioca in Germania Ovest (13 giugno-7 luglio), che vince una coppa tutta nuova – scolpita dall’italiano Silvio Gazzaniga – ,anche se non riesce ad aggiudicarsi il derby con i ‘cugini’ dell’est, inseriti nello stesso girone eliminatorio. L’Italia paga il cambio generazionale e le rivoluzioni tattiche fatte registrare da squadre come Olanda e Polonia, e va subito fuori. In finale i tedeschi battono proprio l’Olanda del calcio totale e dell’anarchia applicata al calcio, con gol di Breitner, che pareggia il rigore di Neeskens, e Gerd Mueller. Capocannoniere e’ il polacco Lato, con 7 gol.

– 1978: si gioca in Argentina (1-25 giugno), paese in mano a una violenta giunta militare, che in molti ritengono favorisca il successo della squadra di casa. L’Italia centra un insperato quarto porto con Bearzot ct, il suo è un gioco brillante e apprezzato. In finale gli argentini, grazie a una doppietta di Kempes e a una rete di Bertoni, battono dopo i supplementari l’Olanda, in gol con Nanninga. Capocannoniere e’ Kempes, 6 gol.

– 1982: dopo 44 anni l’Italia torna sul tetto del mondo e lo fa in Spagna, dove si disputa (13 giugno-11 luglio) un Mondiale per la prima volta a 24 squadre. Gli azzurri cominciano piano ma finiscono in gloria. Dopo una partenza di basso profilo, e condita da pungenti polemiche, abbattono infatti le corazzate Argentina e Brasile, quindi schiantano la Germania Ovest (gol di Rossi, Tardelli, Altobelli e Breitner) in finale, a Madrid.
Paolo Rossi che, appena un mese prima della Coppa del mondo, aveva finito di scontare la squalifica per la vicenda del calcioscommesse, sarà capocannoniere, ‘hombre del Mundial’ e poi Pallone d’Oro.

– 1986: in Messico, l’Italia non ripete le belle prestazioni del ’70, nè quelle di quattro anni prima, viene dunque eliminata dalla Francia di Platini negli ottavi. Vince l’Argentina, trascinata da un Maradona super, che segna il gol più bello della storia del calcio, allo stadio Azteca, dribblando mezza squadra dell’Inghilterra, ma anche un gol di mano, la ‘mano de Dios’: una rivalsa per la guerra delle Falklanda-Malvinas, a suo dire. La finale del Mondiale (31 maggio-29 giugno), contro la Germania Ovest finisce 3-2, con gol di Brown, Valdano e Burruchaga (Rummenigge e Voeller per i tedeschi). Capocannoniere è l’inglese Lineker, 6 gol.

– 1990: l’Italia ospita un’edizione della Coppa (8 giugno-8 luglio) vinta dalla Germania Ovest, che si prende la rivincita sull’Argentina, piegata solo da un rigore discutibile concesso da Codesal e trasformato da Brehme: Maradona lascia l’Olimpico in lacrime, dopo aver imprecato agli inni contro i tifosi italiani che lo fischiano. L’Italia e’ troppo bella per non vincere, fa festa con i gol del palermitano Schillaci, ma il sogno s’infrange in una calda sera, a Napoli, al cospetto dell’Argentina, che in semifinale la supera ai rigori. Alla fine sara’ ‘solo’ terzo posto. Il piazzamento, seppur onorevole, viene vissuto come una sconfitta. Alla fine, invece, ride solo Schillaci, capocannoniere con 6 reti.

– 1994: si gioca negli Stati Uniti (17 giugno-17 luglio) e l’Italia di Sacchi, stratega di Fusignano, fa un figurone. Si piazza seconda e viene battuta (ancora ai rigori) dal Brasile, che non e’ quello dell’82, ne’ lo squadrone del ’70, ma una formazione compatta, solida, essenziale. Baggio e Romario sono le stelle, ma i capocannonieri della manifestazione sono il bulgaro Stoichkov e il russo Salenko. Il ‘Codino’, invece, spara alto il suo rigore finale.

– 1998: ancora rigori maledetti per gli azzurri. In Francia, che ospita la fase finale del Mondiale (10 giugno-12 luglio), i padroni di casa superano nei quarti gli azzurri di Cesare Maldini, che si fermano nuovamente davanti al dischetto. I ‘galletti’ alzano il trofeo, battendo in finale con un doppio Zidane e Petit, il Brasile di un Ronaldo inconsistente e debilitato da un misterioso malanno prepartita. Capocannoniere e’ il croato Suker, con 6 gol.

– 2002: questa volta non ci sono i rigori, ma agli azzurri va peggio. Battuti, nell’edizione che si disputa in Corea del Sud e Giappone (31 maggio-30 giugno), proprio dai coreani, al ‘Golden gol’ agli ottavi, dopo che l’arbitro ecuadoriano Moreno ne combina di tutti i colori, espellendo Totti per simulazione e fermando un paio di volte gli azzurri con fuorigioco inesistenti. In finale s’impone il Brasile, che supera la Germania 2-0, grazie a un doppietta di Ronaldo, capocannoniere del torneo con 8 reti.

– 2006: si gioca in Germania (9 giugno-9 luglio) e l’Italia allenata da Marcello Lippi cala uno straordinario poker, sotto un cielo di Berlino mai così azzurro. La finale e’ un derby contro la Francia che fa harakiri con Zidane, artefice di una testata in pieno petto a Materazzi: il rosso e’ d’obbligo. La vittoria questa volta arriva incredibilmente ai rigori e il personaggio-simbolo e’ Fabio Grosso, una vita in provincia, terzino passato dal Palermo all’Inter proprio durante il Mondiale, che porta in vantaggio gli azzurri nella semifinale di Dortmund contro i padroni di casa della Germania e firma il rigore decisivo in finale. Il capocannoniere e’ Klose, con 5 reti.

– 2010: per gli azzurri i fasti del Mondiale tedesco, in terra di Sudafrica, dove si gioca dall’11 giugno all’11 luglio, sono lontani. Lippi, ritornato in azzurro dopo la parentesi Europei, conferma lo zoccolo duro di Berlino ma torna a casa dopo il primo turno, eliminato da Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia, tre ‘Cenerentole’. Vince la Spagna, campione d’Europa in carica e alla sua prima Coppa: con un gol di Iniesta batte a Johannesburg l’Olanda ai supplementari. Ccapocannnieri del torneo sono Mueller (Germania), Villa (Spagna), Sneijder (Olanda), Forlan (Uruguay).

– 2014: si gioca in Brasile, ma a farla da padrona è la Germania, che il 13 luglio vince la finale contro l’Argentina 1-0, dopo aver strapazzato per 7-1 in semifinale nientemeno che la nazionale verdeoro, lasciando sbigottito un intero paese che sognava di festeggiare il successo del Mondiale in casa. Mondiale amaro anche per l’Italia del ct Prandelli, il 24 giugno perde per 1-0 contro l’Uruguay l’ultima partita della fase a gironi e torna a casa fra accuse e delusioni, e le dimissioni immediate del tecnico e del capo della federcalcio Abete. Premesse di una rifondazione che riuscirà a metà (l’Europeo con Conte), prima di naufragare sullo scoglio svedese allo spareggio del nuovo Mondiale: Russia 2018 comincerà senza gli azzurri.

– 2018: un esordio storico fra i Paesi ospitanti, quello della Russia di Vladimir Putin. Mosca fa le cose in grande per predisporre stadi e infrastrutture, trasformando la 21/a edizione del torneo in una vetrina e soprattutto nella più costosa di sempre, con una spesa di oltre 14,2 miliardi di dollari. Subito fuori la Germania campione in carica, la Nazionale di casa, dopo avere eliminato negli ottavi la Spagna ai rigori, si ferma ai quarti – dove cade anche il Brasile di Neymar – al cospetto della Croazia che un po’ a sorpresa supera pure l’Inghilterra e va in finale. A Mosca, però, festeggia la Francia, battendo 4-2 la squadra guidata da Luka Modric e portando a casa la seconda coppa della propria storia. Il croato del Real Madrid è premiato come miglior giocatore, Kylian Mbappé come miglior giovane. Capocannoniere è l’inglese Harry Kane, con sei reti. L’attaccante del Tottenham è protagonista, tre anni dopo, della finale dell’Europeo (rinviato di 12 mesi per la pandemia da Covid-19) vinto dall’Italia, che poi manca clamorosamente per la seconda volta la qualificazione al torneo iridato.