La Guardia Costiera si difende dalle accuse delle Ong, dicendo che la zona in cui si è verificato l’ennesimo naufragio nel Mediterraneo non è Sar italiana. I dispersi sono trenta, e da ore si sapeva che c’era un gommone in grande difficoltà.
A cura di Tommaso Coluzzi
I dispersi nel naufragio sono 30. Lo riferisce la Guardia costiera italiana. Le persone salvate sono 17. Il barchino si è capovolto durante il trasbordo delle persone sulla nave Froland, inviata tra i mercantili sul posto dalla centrale operativa della stessa Guardia costiera.
Il centro di soccorso marittimo di Roma, dice Sea Watch, aveva chiesto ai mercantili di coordinarsi con la Guardia costiera libica, ma Tripoli non ha voluto saperne. Un filmato di Sea-Watch, pubblicato dal giornalista Sergio Scandura di Radio Radicale, inquadra il barcone in fortissime difficoltà, e i mercantili che tentano di fargli scudo dalle onde ma non sono in grado di intervenire.
“Dopo aver chiamato il centro di soccorso di Tripoli – afferma Sea-Watch, che ha monitorato il barcone attraverso il velivolo Seabird – abbiamo richiamato il Centro di soccorso di Roma e chiesto chi, a quel punto, coordinerà i soccorsi, il funzionario ha riattaccato il telefono”.
Poi è partita l’operazione Sar. Troppo tardi: l’allarme era stato lanciato già ieri, quando l’imbarcazione si trovava, secondo Scandura, a 113 miglia a nord ovest da Bengasi, alla deriva e con il motore in avaria. L’area è la stessa dell’operazione Irini, in cui sono impegnate anche navi italiane.
“Dalle h 2.28 dell’11 marzo, le autorità erano informate dell’urgenza e della situazione di pericolo. Le autorità italiane hanno ritardato deliberatamente i soccorsi, lasciandole morire” afferma Alarm Phone, che da sabato lancia l’allarme. “Secondo diverse fonti – prosegue la ong – decine di persone di questa barca sono annegate”.
Le autorità libiche erano state avvertite della presenza del barchino di 47 migranti, poi naufragato. “Nella notte dell’11 marzo Watch the Med – Alarm Phone – è la ricostruzione della Guardia costiera italiana – segnalava al Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, a quello maltese e a quello libico una barca con a bordo 47 migranti, in area Sar libica a circa 100 miglia dalle coste libiche. Successivamente l’unità veniva avvistata dal velivolo ‘Ong Seabird 2’ il quale procedeva a inviare una chiamata di soccorso e contattava il mercantile ‘Basilis L’ che confermava di dirigere verso il barchino. Tutte le informazioni venivano fornite anche alle Autorità libiche e maltesi. Il mercantile “Basilis L” comunicava di avere il barchino a vista, fermo alla deriva, e di avere difficoltà a soccorrerli a causa delle avverse condizioni meteo in zona. Le Autorità libiche, competenti per le attività di ricerca e soccorso in quell’area, a causa della mancanza di disponibilità di assetti navali, chiedevano il supporto, così come previsto dalle Convenzioni Internazionali sul soccorso in mare, del Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma che, su richiesta delle autorità libiche, inviava nell’immediatezza, un messaggio satellitare di emergenza a tutte le navi in transito”.
“Ci arrivano notizie tristi di un nuovo naufragio in cui sarebbero morte altre persone. Mi dicono che questa imbarcazione ha chiamato il centro di soccorso che ha risposto di contattare la guardia costiera libica. Questa è una vergogna ed è una vergogna anche per l’Europa. Vorrei che facessimo un minuto di silenzio per queste vittime” ha detto Elly Schlein in chiusura dell’assemblea dem.
“È sconcertante quello che sta accadendo nel Mediterraneo: ci troviamo di fronte a un altro naufragio con decine di vittime e di annegati. Si tratta dello stesso gommone che è stato segnalato ieri sera e al quale il governo italiano ha chiesto di tornare indietro e alla guardia costiera libica di intervenire, risultato: altre vite annegate in mare. Il ministro Piantedosi, che coordina queste operazioni, è un’onta per l’Italia e ne chiediamo le dimissioni” afferma in una nota il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli.
Sono state circa 800 le persone sbarcate tra sabato e domenica nei porti di Augusta, Catania e Messina accolte dai Volontari Croce Rossa. Nel pomeriggio dalla base aeronautica Sigonella partiranno per Lampedusa altri beni di prima necessità afferma Luigi Corsaro, presidente della Croce Rossa in Sicilia. FONTE AGENZIA AGI)
Ancora Alarm Phone ha poi spiegato cosa sta succedendo ai pochi sopravvissuti: “Sono stati soccorsi da una nave mercantile – si legge in un tweet – Dopo il naufragio con molti morti, temiamo che i sopravvissuti, che hanno visto i loro amici morire prima di essere soccorsi da una nave mercantile, saranno costretti ad andare in Libia o in Tunisia dove li attendono condizioni disumane”. Perciò “chiediamo che tutti i sopravvissuti siano portati in un posto sicuro in Europa”. È molto difficile che accada, ovviamente. I superstiti saranno riportati indietro con ogni probabilità./
I dispersi nel naufragio sono 30. Lo riferisce la Guardia costiera italiana. Le persone salvate sono 17. Il barchino si è capovolto durante il trasbordo delle persone sulla nave Froland, inviata tra i mercantili sul posto dalla centrale operativa della stessa Guardia costiera.
Il centro di soccorso marittimo di Roma, dice Sea Watch, aveva chiesto ai mercantili di coordinarsi con la Guardia costiera libica, ma Tripoli non ha voluto saperne. Un filmato di Sea-Watch, pubblicato dal giornalista Sergio Scandura di Radio Radicale, inquadra il barcone in fortissime difficoltà, e i mercantili che tentano di fargli scudo dalle onde ma non sono in grado di intervenire.
“Dopo aver chiamato il centro di soccorso di Tripoli – afferma Sea-Watch, che ha monitorato il barcone attraverso il velivolo Seabird – abbiamo richiamato il Centro di soccorso di Roma e chiesto chi, a quel punto, coordinerà i soccorsi, il funzionario ha riattaccato il telefono”.
Poi è partita l’operazione Sar. Troppo tardi: l’allarme era stato lanciato già ieri, quando l’imbarcazione si trovava, secondo Scandura, a 113 miglia a nord ovest da Bengasi, alla deriva e con il motore in avaria. L’area è la stessa dell’operazione Irini, in cui sono impegnate anche navi italiane.
“Dalle h 2.28 dell’11 marzo, le autorità erano informate dell’urgenza e della situazione di pericolo. Le autorità italiane hanno ritardato deliberatamente i soccorsi, lasciandole morire” afferma Alarm Phone, che da sabato lancia l’allarme. “Secondo diverse fonti – prosegue la ong – decine di persone di questa barca sono annegate”.
Le autorità libiche erano state avvertite della presenza del barchino di 47 migranti, poi naufragato. “Nella notte dell’11 marzo Watch the Med – Alarm Phone – è la ricostruzione della Guardia costiera italiana – segnalava al Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, a quello maltese e a quello libico una barca con a bordo 47 migranti, in area Sar libica a circa 100 miglia dalle coste libiche. Successivamente l’unità veniva avvistata dal velivolo ‘Ong Seabird 2’ il quale procedeva a inviare una chiamata di soccorso e contattava il mercantile ‘Basilis L’ che confermava di dirigere verso il barchino. Tutte le informazioni venivano fornite anche alle Autorità libiche e maltesi. Il mercantile “Basilis L” comunicava di avere il barchino a vista, fermo alla deriva, e di avere difficoltà a soccorrerli a causa delle avverse condizioni meteo in zona. Le Autorità libiche, competenti per le attività di ricerca e soccorso in quell’area, a causa della mancanza di disponibilità di assetti navali, chiedevano il supporto, così come previsto dalle Convenzioni Internazionali sul soccorso in mare, del Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma che, su richiesta delle autorità libiche, inviava nell’immediatezza, un messaggio satellitare di emergenza a tutte le navi in transito”.
“Ci arrivano notizie tristi di un nuovo naufragio in cui sarebbero morte altre persone. Mi dicono che questa imbarcazione ha chiamato il centro di soccorso che ha risposto di contattare la guardia costiera libica. Questa è una vergogna ed è una vergogna anche per l’Europa. Vorrei che facessimo un minuto di silenzio per queste vittime” ha detto Elly Schlein in chiusura dell’assemblea dem.
“È sconcertante quello che sta accadendo nel Mediterraneo: ci troviamo di fronte a un altro naufragio con decine di vittime e di annegati. Si tratta dello stesso gommone che è stato segnalato ieri sera e al quale il governo italiano ha chiesto di tornare indietro e alla guardia costiera libica di intervenire, risultato: altre vite annegate in mare. Il ministro Piantedosi, che coordina queste operazioni, è un’onta per l’Italia e ne chiediamo le dimissioni” afferma in una nota il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli.
Sono state circa 800 le persone sbarcate tra sabato e domenica nei porti di Augusta, Catania e Messina accolte dai Volontari Croce Rossa. Nel pomeriggio dalla base aeronautica Sigonella partiranno per Lampedusa altri beni di prima necessità afferma Luigi Corsaro, presidente della Croce Rossa in Sicilia. FONTE AGENZIA AGI)