La richiesta del procuratore federale, Giuseppe Chinè, era di 11 punti di penalizzazione. Nessuna inibizione per Nedved e gli altri dirigenti
ROMA – Meno 10 punti. Questa la penalizzazione inflitta alla Juventus dalla Corte federale d’Appello della Figc nella nuova udienza del processo plusvalenze. La decisione è arrivata dopo una camera di consiglio iniziata poco prima delle 13. La richiesta del procuratore federale, Giuseppe Chinè, era di 11 punti di penalizzazione. La Corte, presieduta da Ida Raiola, era stata chiamata a rimodulare la sanzione di 15 punti in classifica imposta ai bianconeri nel gennaio scorso.
PROSCIOLTI NEDVED E ALTRI DIRIGENTI DELLA JUVENTUS
La Corte federale d’appello, nella nuova udienza del processo sulle plusvalenze, ha prosciolto i dirigenti della Juventus Pavel Nedved, Paolo Garimberti, Assia Grazioli Venier, Caitlin Mary Hughes, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio ed Enrico Vellano. Per loro il procuratore federale Giuseppe Chine’ aveva chiesto di confermare l’inibizione di 8 mesi. La Corte era stata chiamata dal Collegio di Garanzia dello Sport a rinnovare la sua valutazione sulla sanzione da irrogare a carico del club bianconero.
CASO PLUSVALENZE CHIUSO, ORA TOCCA A STIPENDI
Non quindici, dunque. Dieci. Lo sconto di pena della Juventus trasforma – di nuovo – la classifica di Serie A nel nome del “principio d’afflittività”. La giustizia sportiva viene a capo del primo spinoso problema: le plusvalenze. E in attesa che si concretizzi il secondo filone processuale, quello relativo agli stipendi “truccati”, arriva una prima fine a cinque mesi dalla prima sentenza. La precedente sanzione, il -15 poi rispedito indietro dal Collegio di Garanzia dello Sport presso il Coni per una rimodulazione, s’è dunque abbassata a -10. La Juventus scende a 59 punti, che al momento valgono il settimo posto dietro la Roma. Afflittiva, un po’ meno ma comunque afflittiva. Quel tanto che basta per togliere ai bianconeri la qualificazione Champions, senza privarli della volata per un posto nelle altre coppe.
La Corte federale d’Appello, presieduta da Ida Raiola, ha poi prosciolto Pavel Nedved, Paolo Garimberti, Assia Grazioli Venier, Caitlin Mary Hughes, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio ed Enrico Vellano. Ma è chiaro che i guai giudiziari della Juventus non finiscono oggi. Non solo resta in gioco a livello europeo una inchiesta della Uefa che potrebbe squalificare il club anche dalle coppe eventualmente conquistate, ma il prossimo 15 giugno la Juve dovrà affronterà il processo per la questione stipendi, ripartendo dal Tribunale federale. La procura della Figc chiederà un’altra penalizzazione, da scontare questa volta nel campionato 2023-24, spalmando così l’afflittività su due stagioni.
LA JUVENTUS SI DIFENDE: ATTENDIAMO MOTIVAZIONI PER VALUTARE RICORSO
La Juventus “prende atto di quanto deciso poco fa dalla Corte d’Appello della Figc e si riserva di leggere le motivazioni per valutare un eventuale ricorso al Collegio di Garanzia presso il Coni”. E’ quanto ha dichiarato la società in un tweet dopo la sentenza della CFA che ha inflitto 10 punti di penalizzazione per il campionato in corso.
“Quanto statuito dal quinto grado di giudizio in questa vicenda, iniziata più di un anno fa, suscita grande amarezza nel club e nei suoi milioni di tifosi, che, in assenza di chiare regole, si trovano oltremodo penalizzati con l’applicazione di sanzioni che non sembrano tenere conto del principio di proporzionalità. Pur non ignorando le esigenze di celerità, alle quali la Juventus non si è mai sottratta nel corso del procedimento, si sottolinea che si tratta di fatti che debbono ancora essere giudicati dal giudice naturale”, conclude il club bianconero.