EUROPA: Green pass, via libera del Garante alla piattaforma per il rilascio Autorizzato l’uso di Immuni, blocco provvisorio per l’app IO

by | Jul 22, 2021 | Archivo News, Italy

Green pass, via libera del Garante alla piattaforma per il rilascio Autorizzato l’uso di Immuni, blocco provvisorio per l’app IO
Il Garante per la Privacy ha dato parere favorevole sullo schema di decreto attuativo che attiva la Piattaforma nazionale-DGC per il rilascio del green pass, prevedendo adeguate garanzie per l’utilizzo delle certificazioni verdi. In merito alle app per recuperare il green pass, il Garante ha autorizzato l’uso dell’App Immuni, ma ha rinviato l’impiego dell’App IO a causa delle criticità riscontrate.
 Il Garante per la protezione dei dati personali, all’esito di lunghe e proficue interlocuzioni con il ministero della Salute – spiega una nota dell’Autorità – ha dato parere favorevole sullo schema di decreto attuativo, che attiva la Piattaforma nazionale-DGC per il rilascio del green pass, prevedendo adeguate garanzie per l’utilizzo delle certificazioni verdi.
Il green pass, introdotto dal decreto “Riaperture” per consentire gli spostamenti tra Regioni e l’accesso a eventi pubblici e sportivi, è ora previsto, nelle zone gialle, anche per partecipare alle feste in occasione di cerimonie civili e religiose. L’Autorità, che ha già avvertito il governo sulle criticità dell’attuale versione del decreto “Riaperture”, ricorda la necessità di individuare con chiarezza, in sede di conversione in legge del decreto, i casi in cui può essere chiesto all’interessato di esibire la certificazione verde per accedere a luoghi o locali. Proprio l’attuale indeterminatezza delle circostanze in cui è richiesta l’esibizione del green pass ha favorito l’adozione, da parte di alcune Regioni e Province autonome, di ordinanze che ne hanno imposto l’uso anche per scopi ulteriori rispetto a quelli previsti nel decreto riaperture e nei confronti delle quali il Garante è già intervenuto. L’Autorità sottolinea, inoltre, che anche il Regolamento europeo sul green pass, attualmente in fase di adozione, prevede che lo stesso possa essere utilizzato dagli Stati membri per finalità ulteriori, rispetto agli spostamenti all’interno dell’Ue, ma solo se ciò è espressamente previsto e regolato da una norma nazionale. L’Autorità – pur valutando positivamente, nel complesso, lo schema di Dpcm, che recepisce gran parte delle indicazioni fornite del Garante nel corso delle interlocuzioni con il ministero della Salute – rileva alcuni profili sui quali ritiene necessario un intervento di modifica. In particolare, il Garante chiede chiarezza sulle finalità per le quali potrà essere richiesto il green pass che dovranno essere stabilite con una norma di rango primario. Inoltre, la norma dovrà prevedere che le certificazioni possano essere emesse e rilasciate solo attraverso la Piattaforma nazionale-DGC e verificate esclusivamente attraverso l’App VerificaC19. Tale app infatti è l’unico strumento in grado di garantire l’attualità della validità della certificazione verde, in conformità ai principi protezione dei dati personali, garantendo inoltre che i verificatori possano conoscere solo le generalità dell’interessato, senza visualizzare le altre informazioni presenti nella certificazione (guarigione, vaccinazione, esito negativo del tampone). Altra misura, chiesta e ottenuta dal Garante nel corso delle interlocuzioni con il ministero della Salute, è che i soggetti deputati ai controlli delle certificazioni verdi siano chiaramente individuati e istruiti.
    Quanto alle modalità con le quali ottenere il green pass, lo schema di decreto prevede che venga messo a disposizione attraverso diversi strumenti digitali (sito web della Piattaforma nazionale-DGC; Fascicolo sanitario elettronico; App Immuni; App IO) che permetteranno agli interessati di consultare, visualizzare e scaricare le certificazioni. Inoltre gli interessati potranno rivolgersi anche al medico di famiglia
Ultimatum ad AstraZeneca dell’Ue, i termini sono scaduti e ci sono gli estremi per chiedere i danni
Ultimatum ad AstraZeneca dell’Ue, i termini sono scaduti e dopo l’ultimo richiamo della presidente Ursula von der Leyen non si escludono azioni risarcitorie da parte della Commissione Europea verso il colosso anglosvedese. Colosso che sarebbe di fatto inadempiente, a leggere le cifre.
Astrazeneca infatti avrebbe dovuto consegnare fra i 30 e 40 milioni di dosi del vaccino entro la fine del 2020. Poi fra 80 e 100 milioni nei primi tre mesi di quest’anno e il resto dei 300 milioni previsti entro la fine di giugno. Tuttavia a fine marzo l’azienda aveva fornito solo 30,12 milioni di dosi, vale a dire solo un quarto del previsto. L’ultimo richiamo era arrivato a fine marzo, dopo il caso delle dosi di Anagni, nel Frusinate.
E sui ritardi di AZ si era espresso con chiarezza anche il responsabile della sanità laziale D’Amato pochi giorni fa. Ora però il tempo degli avvertimenti pare essere scaduto. Almeno formalmente. Perché? Perché già il 19 marzo Bruxelles aveva scritto a Iskra Reic, vicepresidente esecutiva per l’Europa ed al deputy General Councel, legale aziendale, Mariam Koohdari.
In Gran Bretagna più della metà dei positivi è asintomatica e può trasmettere il virus inconsapevolmente
In Gran Bretagna più della metà dei positivi è asintomatica. A rivelarlo i dati dell’Office for National Statistics in un momento molto positivo per l’andamento della pandemia per il Regno Unito. Quei numeri dicono che il 53% di coloro a cui è stato diagnosticato il virus ha dichiarato di non avere sintomi.
In pratica non hanno neanche febbre e tosse. L’indagine dell’Ons ha preso in esame 10mila persone in tutto il Regno Unito el lo ha fatto in un arco temporale tra dicembre 2020 e marzo 2021. E il risultato mainstream pare certo: la trasmissione asintomatica è fenomeno molto comune. Tra i sintomatici i dati rivelano che i segnali più comuni sono la stanchezza, seguiti da mal di testa e tosse.
AstraZeneca cambia nome a “Vaxsevria”
Il vaccino anti-Covid di AstraZeneca ha cambiato il nome, in “Vaxzevria”. Il cambio di denominazione è stato all’approvato dall’Ema il 25 marzo a seguito di una richiesta da parte del gruppo farmaceutico anglo-svedese, si legge nel sito dell’agenzia europea del farmaco, in cui è stato pubblicato anche il nuovo bugiardino del farmaco.Tra gli effetti collaterali, vengono aggiunti i rarissimi casi di trombosi.
Gb, Johnson: ‘Fuori dal lockdown a piccoli passi, serve cautela’
Primi allentamenti del lockdown in Gb, 34 milioni i vaccini
L’alleggerimento dal lockdown iniziato in Inghilterra “è un piccolo passo reso possibile da mesi di sacrifici” e permette di “sfruttare il bel tempo” per fare ad esempio più esercizio sportivo all’aperto, ha detto Boris Johnson nel briefing di giornata, annunciando anche personalmente l’intenzione di tornare a giocare a tennis, ma non senza ammonire che il percorso avviato deve proseguire “con cautela”. Il premier ha infatti notato che la seconda ondata di contagi è ancora in ascesa “nel continente”, mentre ha insistito sulla necessità “vitale” di continuare con i vaccini, inclusi i richiami e a partire dai “più
vulnerabili”.
Zero morti conteggiati per Covid domenica a Londra, come non succedeva da sei mesi: lo confermano i dati disaggregati diffusi da Public Health England ripresi dai media del Regno, dopo che le cifre nazionali diffuse domenica su un totale di decessi giornalieri ridotto a 19 in tutto il Regno Unito.
L’indicazione si giova del ritardo statistico su parte dei dati del weekend, ma comunque conferma una tendenza al calo delle vittime ai minimi da inizio pandemia. I medici londinesi parlano di risultato “fantastico” notando la parallela riduzione dei ricoveri, con non più di una media di “1 o 2 morti ogni due giorni” nelle terapie intensive.
E torna in vigore in Inghilterra la cosiddetta ‘regola del 6’, che allarga la possibilità dei contatti sociali fino a 6 persone di due nuclei familiari diversi, nell’ambito dell’allentamento graduale e a tappe del lockdown (in vigore da ormai tre mesi) annunciato da Boris Johnson nelle scorse settimane: allentamento che resta comunque cauto e condizionato all’andamento “dei dati, non a date” prestabilite, come ribadito nelle scorse ore dallo stesso premier Tory britannico, malgrado il Regno Unito continui a correre sul fronte dei vaccini con quasi 34 milioni di dosi somministrate (oltre 30 milioni di persone sottoposte alla prima iniezione, secondo l’aggiornamento di ieri, e oltre 3 milioni e mezzo di richiami).