IL PRINCIPE CHE DA IL NOME AL FIUME “UFENTE”
Camilla e il principe Ufente, storia di un amore impossibile
Camilla e il principe Ufente, tra onde d’amore impossibile. Questa è la storia di un amore che è rimasto nel mito; di un sogno lontano migliaia di anni, che ha attraversato i secoli per essere ancora raccontato. Chissà, forse Camilla avrebbe potuto amare Ufente che come scrive Virgilio, era di bell’aspetto, ma era vestale consacrata. Lo stesso Virgilio la definisce “vergine d’Italia”, e il mito sarebbe stato il suo destino.
Camilla e il principe Ufente
Tra i boschi e le migliaia di ruscelli di queste belle terre, pare che si mormori ancora di Camilla regina dei Volsci, temeraria amazzone; progenitrice di una stirpe fiera e dalla scorza dura. Quei rigagnoli e ruscelletti mai sopiti, pare che raccontino ancora della bella Camilla e del principe Ufente innamorato di lei perdutamente. La bella e indomita regina, oramai a capo dei Volsci, non venne mai meno al voto fatto dal padre. Ella era vestale consacrata alla dea Diana e non sarebbe mai stata di nessun uomo terreno.
Ma il destino è sempre in agguato e Ufente l’amava di un amore che lo consumava, di un amore ardente che divenne acqua delle sue lacrime struggenti. Era così innamorato della bella Camilla, da pregare gli dei di aiutarlo; affinché potesse vivere quell’amore che esisteva solo nel suo cuore spezzato. Infine, fu ascoltato.
Camilla regina dei Volsci
Così dalle lacrime, si tramutò in fiume, che scorrendo lieve, silente e inesorabile; sapendo che avrebbe potuto lambire quella che era l’antica Priverno, dove viveva l’amata. Là era la sua regina adorata. Era finalmente vicino a lei, da poterla toccare. E allora un’estate calda, tra le fronde ombrose degli alberi che davano sollievo, la regina decise di fare un bagno rigenerante nelle fresche acque del fiume. Quando scese nuda nel limpido fiume, Ufente tremò d’amore, le acque s’incresparono, e da fiume quale era diventato, non riuscì a trattenere la sua forte emozione.
In quell’attimo avvolgendo Camilla con gocce tremanti, tornò ad essere uomo, desideroso di avvolgerla ancora di più ma in abbraccio vero. Sdegnosa, indignata, rivestendosi del suo manto di porpora regale; Camilla non accetto d’essere stata ingannata. Portava la corona e con essa il peso del voto e della dea a cui era consacrata.
Tribù degli Equi e Camilla e il principe Ufente
Quella che Virgilio definì “vergine d’Italia”, fuggì, riprendendo il mantello, arco e faretra. Giurò per sempre guerra tra la sua stirpe di Privernum e i setini. Deluso, amareggiato, il principe Ufente tornò ad essere fiume, che silente ancora scorre in queste terre. Se andate sulle su rive, vi è una strana, particolare atmosfera incantata. Le acque sono silenti, e celano un cuore che piange lacrime di sorgente e d’amore perduto. Virgilio immortala in eterno in pochi ma emblematici versi alcuni personaggi leggendari nella sua Eneide; tra cui appunto Camilla e Ufente.
Egli descrive ella coalizione italica che muoveva guerra ai Troiani di Enea sbarcati nel Lazio, a cui si oppose Camilla. Questi popoli guerrieri, tra monti e colline, Virgilio li vede sotto il comando di Ufente da Nersae, “bello di fama e d’armi invincibili”. Definisce questi popoli “Equicoli dalle dure terre; gente aspra e abituata a grandi cacce nei boschi.
Sezze e Priverno
Coltivavano la terra armati e amavano accumulare sempre nuove prede e vivere di rapina. Dante cita Camilla due volte: nel canto I, v.107 dell’Inferno, la fa menzionare proprio da Virgilio; insieme ad personaggi del poema come Eurialo, Turno e Niso. Poi lo fa nel canto IV, v. 124, nel Limbo, nel nobile castello degli Spiriti Magni. Camilla può essere considerata a tutti gli effetti un personaggio leggendario, a cui sono stati dedicati sonetti e opere; poiché poeti e scrittori in diverse epoche storiche l’hanno amata, come Boccaccio che include Camilla nel suo libro De mulieribus claris.
Torquato Tasso s’ispira a lei per creare Clorinda nella Gerusalemme Liberata). Da notare ARISTOTELE Metaphysica I 982b 18-19 in G.Arrigoni “Camilla Amazzone e Sacerdotessa di Diana” Milano 1982]] “Chi ama la leggenda, ama la conoscenza”.
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