Jago: la Pietà del nuovo millennio

by | Oct 2, 2021 | Culture | 0 comments

Jago: la Pietà del nuovo millennio

Esposta a Roma, nella Basilica di Santa Maria in Montesanto (Chiesa degli Artisti) in Piazza del Popolo, “La Pietà”, opera dello scultore Jago.

Presentata, il primo ottobre, nella Chiesa degli Artisti di Roma, “La Pietà”, una scultura dell’artista italiano Jago. Esposta nella Cappella del Crocifisso della Basilica l’opera potrà essere ammirata fino al 28 febbraio 2022.

Distante dall’iconografia classica della Pietà, Jago, al secolo Jacopo Cardillo, nella sua opera rappresenta il patimento, il dolore, la profonda sofferenza di un giovane per la perdita di una persona “amata”, una giovane donna, il cui corpo abbandonato tiene fortemente e disperatamente tra le braccia.

L’idea nasce a New York. La prima fase dell’opera, disegni e bozzetto in argilla, prende vita ad Anagni, suo paese natio, nel 2020, durante il primo periodo di lockdown. L’opera in gesso e poi in marmo è creata successivamente a Napoli nel suo studio nella Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi, rione Sanità. Chiesa riaperta dopo anni di abbandono proprio per permettere all’artista di realizzare la sua nuova opera.

Entrando nella Cappella del Crocifisso, lo spettatore si trova di fronte a questa personale versione artistica della Pietà. Una Pietà contemporanea, del Nuovo Millennio. Un’opera aperta a varie interpretazioni.
Osservando la figura maschile si nota la somiglianza con l’artista, ma non si tratta di un autoritratto. La somiglianza nasce dalle condizioni di lavoro dettate dal lockdown. Jago era solo e studiava le espressioni del viso davanti a uno specchio in cui veniva riflesso il suo volto.

Il realistico aspetto sofferente che mostra la statua può essere rappresentato in modo così vero solo se avvertito in se stessi, nel profondo della propria anima. L’opera trasuda dolore, disperazione, sentimenti portati ai livelli estremi. È il drammatico tema dell’amore e del forte e indissolubile legame genitoriale di fronte alla perdita.
In una importante unione tra spiritualità e arte, l’opera rientra nel progetto “Una porta verso l’infinito” – l’uomo e l’Assoluto nell’arte, all’interno del ciclo “Arte e Liturgia”, promosso dal rettore della Basilica monsignor Walter Insero. °La Chiesa degli Artisti – ha affermato il Rettore, nel corso della presentazione – fin dal 1953 nella sua tradizione ha un rapporto speciale con gli artisti.  La Pietà è un’opera di arte contemporanea che fa da contaminazione con il contesto. Mi ha colpito l’espressione del dolore, un dolore struggente. L’opera è posizionata nella Cappella del Crocifisso dove – ha sottolineato mons. Insero – la scena della Croce gli dà profondità e illumina il mistero, fa comprendere il dolore di un uomo che cerca di dare vita al corpo di una persona cara”.

“Era un ragazzo molto giovane e timido, sempre capace di captare la gentilezza e la benevolenza degli altri. – Ha affermato la Prof.ssa   Maria Teresa Benedetti (critico d’arte), la cui conoscenza con l’artista risale a 15 anni fa – Raccoglieva i sassi sulle rive del fiume. C’era tutto un mondo dentro a quei sassi. ‘La Pietà’ rappresenta la vasta realtà quotidiana e pone l’accento su qualcosa di forte. E’ la realtà. Il legame tra noi e il mondo dell’arte è debole in questo mondo. Jago non accantona i problemi, lega il suo lavoro alla realtà del nostro tempo. Sono cose che riguardano la vita. Raccontare la vita nell’arte non è facile. Nelle sue opere c’è una luce di verità che conforta dando anche un senso alla vita. Jago è un ragazzo che vive il suo tempo”.
Jago è intervenuto ringraziando tutti i collaboratori. “Siamo una famiglia – ha detto – lavoriamo per condividere e andare avanti insieme”.

La grandezza di Jago è quella di trasmettere emozioni attraverso un sasso o un blocco di marmo. Le sue sculture sono iperrealistiche e la perfezione dei dettagli lascia l’osservatore incantato.  Jago vuole soprattutto trasmettere emozioni, meditazioni e riflessioni.
Sul tema dell’immortalità di alcune opere d’arte e della poesia, vengono in mente i sonetti di Shakespeare in cui nel distico finale di “Shall I compare thee” il poeta diceva che finché l’uomo respirerà e potrà vedere, i versi saranno eterni. E sicuramente anche le opere di Jago saranno eterne nei libri di storia dell’arte e nelle memorie degli uomini.
Un ruolo importante nella vita di Jago è rappresentato dalla fidanzata Michela Ruggieri, molto presente e attiva anche durante la conferenza stampa e l’apertura al pubblico.

L’installazione, curata dal project manager Tommaso Zijno, è stata organizzata dallo Studio Arte 15, FERCAM Fine Art e P.L. Ferrari.
L’opera resterà in mostra con ingresso gratuito, dal lunedì alla domenica, dalle ore 13:00 alle ore 19:00 fino al 28 febbraio 2022.
[Onorata di avere scritto e tradotto per questo grande artista il libro “JAGO Rinascimento del Terzo Millennio”. Susil Edizioni]