Ottanta anni fa il sacrificio dei Fratelli Cervi

by | Dec 28, 2023 | Italy, PRIMOPIANO, World | 0 comments

Fucilati dai fascisti a Reggio Emilia, simbolo della Resistenza

REGGIO EMILIA, 28 dicembre 2023, 14:00 – 4 minuti di lettura

Redazione ANSA

Era il 28 dicembre del 1943 quando i fascisti fucilarono i sette fratelli Cervi: Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio insieme anche al partigiano Quarto Camurri nel poligono di tiro a Reggio Emilia.

Quest’anno ricorre l’80esimo anniversario dall’eccidio dei protagonisti di una storia tra i più grandi simboli di Resistenza. Oggi si terranno le celebrazioni.

Alle 9 la santa messa in cattedrale a Reggio Emilia presieduta dall’arcivescovo Giacomo Morandi. Alle 10 in Sala del Tricolore interverranno il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, il sindaco di Reggio Luca Vecchi, il presidente della Provincia di Reggio, Giorgio Zanni e Gianfranco Pagliarulo del cda dell’Istituto Cervi. Infine il concerto ‘Oltre il ponte’ a cura dell’associazione ‘I parchi della musica’.

Alle 11.45 commemorazione al poligono di tiro per l’omaggio alla lapide sul luogo della fucilazione. Nel pomeriggio ci si sposterà a Casa Cervi a Gattatico (che per l’occasione apre le porte del suo museo sin dal mattino).

Alle 15.30 lo spettacolo ‘Cide – I doni di Papà Cervi’ del regista Maurizio Bercini (testi di Marina Allegri) preceduto da un saluto del sindaco di Gattatico, Luca Ronzoni. Anteprime delle celebrazioni anche il giorno precedente, mercoledì 27, a Guastalla dove al cimitero alle 10 si terrà un omaggio alla tomba di Quarto Camurri; alle 10.30 inaugura nella sala civica del comune della bassa reggiana un percorso fotografico sulla vita del partigiano dal titolo “Quarto: un ragazzo nella bufera”, con la prolusione dello storico Massimo Storchi. A Campegine invece, alle 17.30, fiaccolata dal centro del paese fino al cimitero dove si trova la tomba monumentale della famiglia Cervi. Infine la performance “La vigilia di tutte le Resistenze” di Daniele Goldoni.

Ottanta anni fa il sacrificio dei fratelli Cervi

Di Leonardo Nesti

“Dopo un raccolto, ne viene un altro”. Disse cosi’ , ai funerali dei suoi sette figli, celebrati a guerra finita, Alcide Cervi, il padre dei sette fratelli fucilati dai fascisti a Reggio Emilia. Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore, uccisi ottant’anni fa, il 28 dicembre 1943, sono diventati uno dei simboli piu’ noti e celebrati della Resistenza italiana. A loro sono dedicate vie, piazze e scuole in molte parti d’Italia. Alla fine del 1943 l’Italia aveva firmato l’armistizio, ma la guerra era ben lontana dal suo termine. La famiglia Cervi, di formazione cattolica, nella cascina che aveva in affitto ai Campi Rossi di Gattatico, nella fertile pianura reggiana, era diventata uno dei punti di riferimento dell’antifascismo nella zona, luogo sicuro per i rifugiati e base per azioni, in collaborazione con i gruppi partigiani locali. E, per queste ragioni, tenuti d’occhio dalla polizia fascista. Insieme al padre, alla madre Genoeffa, alle due sorelle e ai numerosi figli, avevano preso in affitto la grande casa di campagna che oggi e’ diventata un centro di documentazione che porta avanti lo spirito della Resistenza e i valori della Costituzione. E provarono a innovare il modo di coltivare la terra. Innanzitutto studiando: a casa Cervi sono ancora oggi conservati trattati dell’epoca sull’agricoltura, che i fratelli, nonostante non avessero una grande istruzione, leggevano per capire come produrre di piu’ e meglio. Simbolo di questa volonta’ di modernizzare le tecniche di coltivazione l’acquisto di un trattore, nel 1939, uno dei primi della zona. Insieme al trattore comprarono un mappamondo, quasi per fare del loro lavoro un manifesto ideale: i piedi ben piantati nella terra della grande pianura, ma lo sguardo e il pensiero rivolto all’intera umanita’ . I sette fratelli Cervi, insieme al padre, vennero arrestati il 25 novembre 1943, dopo un conflitto a fuoco con le milizie fasciste. Vennero portati nel carcere dei Servi di Reggio Emilia, mentre il padre Alcide fu trasferito in un’altra prigione della citta’ . Il 28 dicembre, dopo un’azione dei partigiani, le autorita’ cittadine decisero una rappresaglia. I fratelli, da Gelindo, il piu’ grande che aveva 42 anni, a Ettore, il piu’ piccolo, che ne aveva 22, vennero portati, insieme a Quarto Camurri, arrestato insieme a loro, al poligono di tiro di Reggio Emilia dove vennero fucilati. Nei primi giorni del 1944 il bombardamento alleato di Reggio Emilia che colpi’ anche il carcere dove era detenuto, permise al padre Alcide, ancora ignaro della sorte dei suoi figli, di scappare. Ma le sofferenze per i superstiti di questa famiglia non erano ancora finite: nel 1944 i fascisti torneranno ad assaltare e bruciare la casa, poi, meno di un anno dopo la fucilazione dei figli, la madre Genoeffa mori’ a causa di un attacco di cuore. Finita la guerra, il volto scavato di Alcide, segnato dagli anni, dalle fatiche e dal dolore, col suo cappello e le sette medaglie d’argento al valore militare sempre appuntate sulla giubba, divenne l’immagine incarnata piu’ popolare dei valori che portarono alla nascita della Repubblica. Fino al giorno della sua morte, avvenuta a 95 anni nel 1970, Alcide Cervi e’ stato un testimone, che ha incontrato moltissimi giovani, non si e’ mai sottratto alle cerimonie e ha voluto che la sua casa diventasse un patrimonio pubblico dove quella testimonianza sopravvivesse alla sua morte. Il giorno del suo funerale a Reggio Emilia c’erano 200mila persone per rinnovare la reciproca promessa collettiva: “Dopo un raccolto, ne viene un altro”.

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