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Cari amici,
In un momento difficile e complicato, iniziare un`avventura giornalistica on line, potrebbe sembrare un suicidio editoriale, ma l`impegno e la determinazione di un gruppo di giornalisti pronti a darci un mano, anzi due, ci ha consigliato di intraprendere questo percorso editoriale.
I giornali tradizionali, sono quasi
Vittorio Coco
Direttore Responsabile
tutti in crisi.
Le risorse pubblicitarie sono state drasticamente ridotte e anche le più prestgiose testate per coprire le ingenti spese, oltre a chiedere un abbonammento tradizionale, si rivoolgono al pubblico, con edizioni online a pagamento.
Noi non siamo un colosso della carta stampata, e, tanto meno abbiamo la pretesa di rimpiazzare la stampa cartacea, ma abbiamo dalla nostra parte tanti collaboratori, pronti a rimboccarsi le maniche e produrre un prodotto diverso.
Non abbiamo dalla nostra parte i grandi partiti, pronti a sostenere i giornali a loro vicini. Non riceviamo nessun sostegno economico da parte dello Stato.
L`unico sostegno lo receviamo da parte del lettore di notizie online.
Il nostro è un giornale libero aperto a tutti. Non siamo ne di destra ne di sinistra, siamo un giornale indipendente pronto a perorare la causa degli italiani al di fuori dell`Italia.
Se è vero che nel mondo ci sono quasi 60 milioni di oriundi è anche vero che i giornali tradizionali non hanno alcun interesse di parlare dei loro problemi, delle loro aspettative, delle loro aspirazioni.
Noi siamo nati per dare loro una voce forte e libera. Il nostro giornale possiamo paragonarlo a un megafono senza filtri e senza restrizioni. Abiamo scelto il motto: «Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo» (Evelyn Beatrice Hall, saggista conosciuta con lo pseudonimo di Stephen G. Tallentyre).
Tutti i nostri lettori, attraverso le pagine del giornale,  potranno esprimere, il  loro pensiero, libero e senza censura.
Con la speranza di avervi come lettori, ma soprattutto come amici liberi da ogni vincolo ideaologico, vi auguriamo  buona navigazione e se potete,  spargete, tra i vostri amici,  la voce del nuovo neonato: www.ilcittadinoitaliano.com
Vittorio Coco
RIPRODUZIONE RISERVATA
 © Copyright ilcittadinoitaliano
                                  


| In questo "nuovo mondo", non riesco proprio a ritrovarmici |

L’ho scritto questa settimana sul quotidiano torontino “Lo Specchio” : “Affermiamo sempre nei nostri discorsi quotidiani di voler misurare una società da come trattiamo i nostri anziani, i nostri bambini e le nostre donne. Poi ci accorgiamo, dopo uno sguardo leggermente piu’ approfondito, di come trattiamo le donne che scompaiono ogni giorno, i bambini addirittura massacrati e scomparsi e gli anziani ridicolizzati, derisi e sottomessi con la botte. 215 “piccoli innocenti” i cui corpicini vengono ritrovati quasi…per caso! Se questo numero non ci colpisce ancora, riflettiamo ancora un attimo: e’ solo una frazione! Una piuma ed una “singola” lacrima. In Canada, negli Stati Uniti, in Australia ed in Italia... Spregevole. Disumano. Vergognoso. Io in questo “nuovo mondo” non riesco proprio a ritrovarmici.

Pineapple Come non riesco a capire in un mondo dove tutto “deve essere politicamente corretto”, dove si cambiano i nomi alle Universita’ e si imbrattano i monumenti di ex Primi Ministri, dove ogni minuto nascono movimenti pro-neri, pro-omosessuali, pro transgender e chi piu’ ne ha piu’ ne metta, come la Chiesa Cattolica ed il suo Papa Francesco non trovino spazio e volonta’ per “chiedere scusa” a quello che credo sia un vero e proprio genocidio. In questi giorni le comunità indigene in tutto il Canada stanno rinnovando gli appelli alla Chiesa cattolica romana per scusarsi per il suo ruolo nelle scuole residenziali che hanno allontanato con la forza i bambini dalle loro case, privandoli della loro cultura, lingua e identità.

Pineapple Venerdì scorso, l'Indian Residential School Survivors Society (IRSSS) ha invitato Papa Francesco ad affrontare le atrocità avvenute nelle scuole residenziali, pochi giorni dopo che i resti di 215 bambini sono stati trovati sul terreno dell'ex scuola residenziale indiana di Kamloops. Don France’, che aspetti ? O anche tu devi aspettare l’ « opinione » del commercialista ??? E intanto qui a Toronto, da dove vi scrivo, il mese di giugno e’ simultaneamente dedicato alla comunita’ italiana, a quella portoghese e a quella « gay ». Almeno questi ultimi hanno lanciato un « forte segnale di amore » facendo sfilare per le vie della citta’ il “love Bus”, l’autobus dell’amore, tutto bello colorato di rosa con la scritta LOVE…. Lo vedremo girare per tutto il mese di giugno. Aprofittando della pandemia da Covid 19 potrete leggere sulle fiancate questo messaggio : 'Wear your face mask, but don't mask your pride.”

Pineapple E chiudo come al solito con il calcio. Anche il valzer degli allenatori mi sta stufando! Antonio Conte, dopo aver vinto lo scudetto con l’Inter non accetta il decurtamento dello stipendio da parte della societa. Da 12 milioni di dollari (e’ infatti pagato in dollari americani ed al netto delle trattenute fiscali) non ha accettato l’offerta di 9 milioni e 600mila dollari, cioe’ il 20% in meno. Con una « buona uscita » da sette milioni di dollari. E’ agghiacciante – come ama dire il tecnico di Lecce. Io mi preoccupo non poco per lui. Credete che riuscira’ ad arrivare a fine mese?

Addio Vittorio Grossi, icona della comunità italiana di Toronto

Fatemi iniziare questo mio "appuntamento" settimanale ricordando un caro amico che ci ha lasciato in settimana: Vittorio Grossi. Vittorio era un'icona della comunita' italiana di Toronto; un noto agente immobiliare ma sopratutto un grande amico della collettivita' tutta che "supportava" in mille modi. Non voglio dilungarmi in esaltazioni "post-mortem" ma vi rubo qualche secondo di attenzione solo per ricordare un incredibile viaggio fatto in sua compagnia, da Toronto ad Ottawa, per una cena con l'allora Primo Ministro canadese Jean Chretien e la sua consorte Aline che, tra l'altro, ricordo con particolare simpatia, perche' parlava un ottimo italiano! Con noi c'era anche l'arbitro internazionale Tony Evangelista. Nel viaggio di ritorno un'improvvisa e volentissima bufera di neve porto' alla chiusura dell'autostrada 401 all'altezza di Kingston
. La polizia ci "traghetto'" fuori e ci portarono in un motel antistante una fabbrica dei famosi accendini DuPont, storica azienda francese fondata nel 1872 da Simon Tissot ed ora vero e proprio simbolo di classe, eleganza e stile. Per un fumatore come me, il massimo! In quel viaggio scoprii un Vittorio Grossi gran pilota anche su neve e ghiaccio e divoratore di…bistecche! Lo ricordo cosi'! R.I.P!
E restiamo ad Ottawa per riportarvi una notizia che mi da non poco fastidio in questi tempi di "depressione da Covid" ! Secondo alcune fonti, l'agenzia di spionaggio canadese avrebbe chiesto la rimozione delle autorizzazioni di sicurezza per due scienziati che sono stati successivamente licenziati dal principale laboratorio di malattie infettive del Canada per motivi di sicurezza nazionale relativi al loro lavoro con l'Istituto cinese di virologia di Wuhan. L'Istituto di virologia di Wuhan ricordiamolo, è attrezzato per studiare gli agenti infettivi e le tossine a più alto rischio al mondo, inclusi i coronavirus e il COVID-19 è stato rilevato per la prima volta proprio a Wuhan alla fine del 2019. Nel gennaio di quest'anno, Xiangguo Qiu, che dirigeva la Sezione per lo sviluppo dei vaccini e le terapie antivirali, e il marito biologo, Keding Cheng, sono stati licenziati dalle loro posizioni presso il National Microbiology Laboratory (NML) di Winnipeg. Il laboratorio di Winnipeg aveva inviato virus Ebola e Henipah alla struttura di Wuhan, parte di ciò che la Public Health Agency del Canada (PHAC) ha successivamente descritto come uno sforzo da parte di questo paese per "promuovere la collaborazione globale". Il Canadian Security Intelligence Service ha iniziato pero' ad attivarsi preoccupandosi della natura delle informazioni che venivano passate al laboratorio di Wuhan. Il CSIS si sarebbe concentrato sulle persone con cui il dottor Qiu stava parlando in Cina e sulla proprietà intellettuale che potrebbe essere stata data alle autorità cinesi e avrebbe fornito una valutazione sulla sicurezza nazionale al PHAC . Insomma, ci manca solo lo "spionaggio internazionale" nel "giallo COVID 19"!
E vi lascio - cosi' per sdrammatizzare - con un pensiero di Charly Chaplin, attore e comico come pochi: "Niente è eterno in questo mondo nemmeno i nostri problemi - Mi piace camminare sotto la pioggia, quindi nessuno può vedere le mie lacrime. - Il giorno più sprecato della vita è il giorno in cui non ridiamo.-I sei migliori medici del mondo ...
1. Sole,
2. Riposo,
3. esercizio,
4. Dieta,
5. Autostima
6. Amici.
Se vedi la luna, vedrai la bellezza di Dio. - Se vedi il sole, vedrai la potenza di Dio. - Se vedi lo specchio, vedrai la migliore creazione di Dio. Quindi credici.
Siamo tutti turisti, Dio è il nostro agente di viaggio che ha già impostato i nostri itinerari, prenotazioni e destinazioni. La vita è solo un viaggio!

Viviamo un momento difficile

Il grande giornalista e per certi versi anche mio mentore, Vittorio Buttafava, scriveva un giorno, sul suo famoso "taccuino" del settimanale Oggi, queste parole che trovo adattissime ai tempi in cui viviamo, cosi' "incasinati" e per certi versi anche "stupidi" : Ormai siamo tutti persuasi di vivere un period straordinario, addirittura sconvolgente nella storia dell'umanita'. Diciamo: << oggi ci sono le atomiche, non avremo piu' guerre; sarebbe un suicidio mondiale. Manca l'acqua, l'aria e' inquinata, le risorse naturali sono consummate; siamo arrivati a un disastro che non ha confronti nei secoli.
 
La crisi - del Covid 19 aggiungo io - sconvolgera' il nostro sistema di vita; si tornera' indietro un secolo.La contestazione giovanile ha scardinato I legami della famiglia, il senso del dovere e gli ideali di patria.La delinquenza, poi, ha superato qualsiasi eccesso; si rapina e si uccide con una crudelta' e una freddezza che l'uomo non ha mai conosciuto. Non parliamo dell'immoralita' dilagante; il pudore e' finito, morto per sempre. Viviamo davvero una crisi gigantesca >>. Io sono piu' scettico, nonostante l'indubbia crisi, sopratutto di identita', che questa Pandemia ci sta regalando. Vediamo: le guerre nacquero con gli uomini (ricordate Caino e Abele?) e vivranno con loro per l'eternita, con o senza le atomiche.Cercheremo a ogni costo nuove risorse naturali e fonti di energia (Alon Musk, quello della Tesla, sta gia' cercando di arrivare su Marte!); padre e figli, vecchi e giovani, si scontrano oggi come in qualunque altra generazione dall'inizio dei tempi;la bestialita' umana ha raggiunto in altri tempi, nelle stragi e nelle violenze, eccessi che non riusciamo nemmeno ad immaginare; quanto all'immoralita', alla droga, all'ossessione del sesso, basta leggere le cronache antiche per capire come non ci sia niente di nuovo sotto il sole. No amici, non viviamo un tempo eccezionale: anzi, siamo I meschini interpreti di una commedia anche piuttosto noiosa! Detto questo veniamo ad altro. Saluto Vincenzo Ditoma (in arte Vince Thoma) di Montreal che ha creato, su Facebook, una pagina dedicata alla poesia. Vincenzo e' cantante, autore, ed e' sposato con Simona Pirone, figlia dell'indimenticabile Michele Pirone giornalista ed ex direttore de "Il Cittadino Canadese" di Montreal nonche' ex "vocalist" di Riccardo Cocciante. Ve ne regalo una che a me piace tantissimo e dedicata alla sua citta' natale Roma: " anche a urlarti il cielo addosso, / che cosa?/ tutto non ha stelle / ma fiotti rapidi di buio / e in questo sonno di persiane/ veglio e non c'è verso / che mi risillabi le stanze/ od i ritorni tuoi dal mare/ ha bello ad affacciarsi il sole/ adesso/ se dagli infissi / canta solo notte". E non potevo non concludere con un "tocco di sport" per raccontarvi una storia molto bella ed intrigante che ci arriva dal Manitoba. E' storia di "globalizzazione". Inizia a "The Pas", un piccolo paese di poco piu' di 5mila abitanti, nel Manitoba, dove la figlia di una coppia di emigranti italiani di Napoli, CARLA, incontra BILL. Bill di cognome fa STEWART e gioca, logicamente, ad hockey su ghiaccio. E' amore a prima vista. Bill e' bravo e viene scelto dai Minnesota North Stars della NHL. Il 28 aprile del 1990 in quel di Denver in Colorado i due danno alla luce CHELSEA BLAINE che poi crescera' ad Abbostford in British Columbia assieme alla sorella maggiore Emilia ed al fratello minore Trevor. Lo sport e' il loro pane quotidiano: tutti giocano sia a calcio che ad hockey. Chelsea scegliera' proprio il calcio che le dara' grandi soddisfazioni. Inizia con i Commodores della Vanderbilt University (3 goals in 18 partite), poi con l'UCLA (Universita' di Los Angeles) dove gioca 66 gare e realizza due goals. Nel 2014 passa ai Boston Breakers della National Women's Soccer League. Vola quindi in Giappone per giocare con la .
 
Ritorna Leonessa di Koberna in America per unirsi ai Flash Western di New York e poi una gratificante esperienza in Germania, nella Bundesliga con il Freiburg SC. Siamo nel 2016 e Chelsea completa la sua maturazione calcistica: e' difensore eclettico, grintoso e dotato di buona tecnica. Carolina Morace, allora allenatore della Nazionale Canadese stravede per lei e non esita ad inserirla in prima squadra. In tutto Chelsea giochera' ben 44 volte con la nazionale maggiore ed il suo palmares e' incredibile: nel 2012 vince la medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Londra in Inghilterra battendo nella finale per il terzo posto la Francia per 1-0. L'anno prima aveva giocato con il Canada ai Mondiali di Germania e nel 2008 con la nazionale Under 20 ai Mondiali in Cile dove segno' anche due reti. Determinante anche nella conquista della medaglia d'oro al "Concacaf Under 20 World Championship" in Puebla-Messico. Chelsea Stewart: nata negli Stati Uniti, cittadinanza canadese ma anche passaporto italiano!...e cuore napoletano!


Sono vittima dei "socialnetwork"
Oggi, cari amici, una riflessione ed un paio di notizie. Come credo ormai tutti anch'io sono "vittima" dei "social-network" avendo "accounts" su Facebook. Instagram, Tweet solo per citare i piu' popolari. Ma vi capita anche a voi che ogni qualvolta "postiate" qualche opinione o piu' semplicemente condividete - anche solo per farvi una risata - una qualche vignette spiritosa, c'e' sempre qualcuno che vi apostrofa, vi dice come comportarvi, che quello che fate non va bene? E allora sapete cosa vi dico? Vi dico che: " Sono stufo di covid-19. Sono stufo dei neri contro i bianchi. Sono stufo di Democratici contro Repubblicani. Sono stufo di gay vs. etero.Sono VERAMENTE stufo dei media e del loro linguaggio usato e intonacato per ogni convenienza. Sono stufo che nessuno possa pensare quello che vuole e sentire quello che fa senza offendere qualcuno. Sono stufo delle persone che sono là fuori e che saltano sul carro per protestare solo per causare confusione di massa e più odio e per ribellarsi, saccheggiare e distruggere. Sono stufo di incolpare il mondo per i peccati di pochi". Siamo una razza: la razza umana. Siamo tutti importanti! Vuoi sostenere il presidente Trump? Lo fai! È la tua scelta. Vuoi sostenere Trudeau? Bene ... anche la tua scelta! Vuoi credere in Dio? Va bene, credi in Dio. Vuoi credere nelle creature magiche che volano in giro e spruzzano polvere magica per rendere la vita migliore? Fantastico ... fallo !! Ma che ne dici di essere abbastanza maturo da essere in grado di affrontare il fatto che non tutti hanno la tua stessa identica mentalità ? Pensare con le nostre menti è ciò che ci rende tutti individui liberi di pensiero. Se non riesci a sopportare questo fatto ... mi dispiace !! Non devo essere d'accordo con tutto ciò in cui credi TU
.
Quindi sii un essere umano decente senza essere odioso !E dopo questo sfogo - forse causato dallo stress del Covid, veniamo a cose "piu' concrete".Gli amici Fabrizio Branzanti (chef) e Roberto Driussi (ex direttore biblioteca pubblica) di Toronto, sempre attenti a quanto accade nel mondo, mi fanno sapere che a Montreal c'e' un supermercato, l' IGA, che produce i vegetali che vende, in proprio. E sapete dove lo fa? Sul tetto dello stesso supermercato che ha un'estensione di 25mila piedi quadrati. Vengono coltivati ben 30 tipi diversi di vegetali, vengono cresciuti diversi tipi di fiori ed ha anche ben 8 alveari che producono 600 giarre di miele all'anno! Una cosa incredibile! Avessero anche loro imparato dai nostri vecchi emigranti che piantavano i pomodori per farsi la salsa , pigiavano l'uva per farsi il vino e ammazzavano il maiale per ricavarci salsiccie ? Come dire ….il passato e' sempre presente!
 Resto ancora a Montreal per concludere quest'oggi questa mia colonna. Per parlarvi e ricordare l'ospedale "italiano" Santa Cabrini che quest'anno festeggia i 60 anni di vita. Furono Enrico Padulo unico ancora vivente, l'indimenticabile editore Alfredo Gagliardi, Antonio Capobianco, il Notaio Rafael Esposito e Jean Vacchino tutti oggi invece scomparsi, ad avere per primi quest'idea: "Ci riunimmo per discutere sulla necessita' di costruire un ospedale italiano a Montreal perché nel 1950 ricevevamo qui a Montreal 150 mila immigrati italiani e se un giorno qualcuno si sarebbe ammalato sarebbe stato bello poter comunicare in lingua italiana. Decidemmo di chiamare le suore di  Santa Cabrini che stavano a Chicago . Accetteranno immediatamente la nostra richiesta. Avevamo gia' una lettera di intenti di alcuni milioni di dollari; contattammo il Premier della provincia del Quebec,  l'onorevole Maurice Duplessis.  Gli mostrammo la lettera che le suore ci avevano dato e lui rispose immediatamente dandoci l'autorizzazione alla costruzione dell'Ospedale Italiano grazie alle Suore Santa Cabrini".  60 anni son passati ma il "Santa Cabrini" e' ancora presente, sempre grazie ad un gruppo di amici italo-canadesi
Ontario reports 73 more COVID-19-related deaths, 2,063 cases
Ontario reported 2,063 new cases of the novel coronavirus Saturday, bringing the total number of cases in the province to 266,363.
"Locally, there are 713 new cases in Toronto, 379 in Peel and 178 in York Region," Health Minister Christine Elliott said.
A total of 240,494 COVID-19 cases are considered resolved, which is up by 2,623.
Seventy-three additional deaths were also reported on Saturday, bringing the provincial death toll to 6,145.
Read more: ‘Heart-wrenching’: Families recount deadly COVID-19 outbreak at Ontario nursing home
Nearly 59,600 additional tests were completed. Ontario has now completed a total of 9,624,165 tests and 31,463 remain under investigation.
*Un brindisi all'antica, con il Brunello


Oggi c'e' scappato un brindisi all'antica, finalmente.
L'eccezione alla regola e' conseguenza di un'offerta che non si poteva rifiutare, l'invito a chiacchierare di calcio nell'ambito di Eco del Lazio, il programma radio settimanale del ciociaro emerito, e vicino di casa, Tony Porretta. Eravamo entrambi mascherati, eccetto in due occazioni: mentre seminavamo per l'etere la nostra cultura pallonara e quando e' stato il momento di gustare un vinello di battaglia,  
Brunello di Montalcino (Castelgiocondo) del 2017. Era una bottiglia da un litro e mezzo, ne abbiamo consumato tre dita. Quello che e' restato me lo sono portato io a casa. Lo berro' stasera alla salute dei compagni di sventura, i carcerati in casa. Il brindisi virtuale resta sempre di moda perche' regala un attimo di allegria e spensieratezza.
Forza, coraggio e salute. Prima o dopo  tornera' il sole e potremo tornare a brindare come dio comanda.
 www..nicolasparano.com
*Ti piace il vino con la neve?, a me si
Vino italiano, neve canadese – un binomio che sembra descrivere la nostra situazione di persone  che indossano due scarpe di forma e colore diverse  - per il brindisi solitario ma in compagnia virtuale con tutto il modo e' servito.  
L'idea mi e' venuta pensando all'espressione  “Te piace o’ vin ca nev” (Ti piace il vino con la neve),  un’antico detto napoletano che si usa per indicare qualcuno che è solito essere permaloso, ma che in realtà è questa persona stessa a fare arrabbiare gli altri.
 
Questo modo di dire, parecchio antico, si riferisce al periodo in cui per tenere il vino al fresco veniva impiegata la neve, trasportata dalle montagne sin dove necessario.
A Toronto non bisogna scalare una montagna, la neve ce l'abbiamo in casa,  io ho utilizzato quella caduta sui rami degli alberi del giardino.
I primi due giorni del brindisi e dell'abbraccio virtuale hanno riscosso l'approvazione  dui molta gente vicina, lontana ed anche lontanissima.
Mi auguro che il brindisi non passi di moda...
In Italia c'e' anche brava gente
lo dimostra l'economia sospesa
di Nicola Sparano
La moda nata a Napoli ha raggiunto Milano, ora si sospende anche la riparazione delle scarpe
Eccetto i malavitosi, i corruttori, i corotti e gran parte dei politici, nel Bel Paese vive anche molta brava gente.
Lo dimostrano gli esempi di economia sospesa, ormai innumerevoli, che creano una bellissima rete di solidarietà che unisce lo Stivale dalla punta alla testa e che mettono in risalto alcune delle caratteristiche più celebrate di casa nostra: la generosità e l’accoglienza, l’attenzione nei confronti del prossimo e il desiderio di condividere qualcosa con chi è meno fortunato di noi.
L'ultimo esempio di questa economia figlia della pandemia e' “il tacco sospeso”: viene da Cinisello Balsamo (Milano) dove un calzolaio ha esposto in vetrina un cartello con su scritto : "Sei in difficolta? Ti riparo le scarpe e mi paghi quando puoi. Roberto non ti lascia a piedi”.
L'economia sospesa unisce nord e sud come nessuna altra cosa ha fatto e dimostra, appunto, che nel Bel Paese esiste sempre che tende la mano al prossimo per dare senza riserve, senza nulla in cambio se non la soddisfazione morale di aver fatto del bene.
In Canada, da quello che mi risulta, non esiste nessuno che offra il “caffe', o qualcosa d'altro, sospeso”.
L’eccellente “moda” di aiutare il prossimo e' partita da “o paese do sole”, Napoli  , dove il caffé sospeso è una tradizione entrata in uso nei bar nel Dopoguerra. Il concetto è estremamente semplice: si pagano due caffè, uno per sé e un altro lasciato in sospeso per chiunque entrerà al bar e non potrà permettersi di pagarlo.
L’usanza esalta la natura calorosa dei partenopei – che quando sono felici o hanno qualcosa da festeggiare offrono un caffè, scusa sempre valida per stare insieme, scambiare due chiacchiere, condividere una storia – e l’idea di donare qualcosa a chi ne ha bisogno, ma non può pagarla.
La storia del caffé sospeso, rimbalzata su tutti i giornali, anche internazionali come il New York Times.
Molte altre iniziative di economia sospesa sono nate sul territorio, conquistando ambiti diversi.
Dalla Puglia e dalla Campania è partita per esempio l’iniziativa della “pizza sospesa”, che segue lo stesso principio: aggiungere sul proprio conto il costo di una pizza margherita, da offrire ai più bisognosi.
A Messina è stato lanciato il “pane in attesa”, ovvero la possibilità di acquistare un panino e lasciarlo in un’apposita cesta per i bisognosi. L’idea ha subito contagiato alcuni giovani di Treviso che l’hanno imitata, dando vita a una rete di panifici in tutta Italia che hanno aderito a questa gara di solidarietà.
Anche le catene di supermercati, e non solo i singoli esercenti, sono stati conquistati da questa gara di solidarietà. Sempre da Milano, per esempio, è partita un’altra catena solidale, quella della “spesa sospesa”. L’impegno è quello di pagare una spesa, con prodotti non solo alimentari ma anche sanitari, da affidare poi ad associazioni come il Banco Alimentare, che provvedono a distribuirle.
Ma gli esempi di economia sospesa non si sono fermati ai beni di prima necessità.
Per permettere a tutti di godere della cultura, soprattutto pensando di offrire un’opportunità di svago agli anziani, ecco allora l’idea del cinema sospeso, lanciata da una storica sala cinematografica di Milano. Con il “biglietto sospeso” si può lasciare un ingresso pagato per la proiezione di qualsiasi film o spettacolo.
Sempre un biglietto sospeso per una visita culturale è quello che si può offrire al Museo Regionale di Arte Contemporanea di Napoli.
Ancor più successo ha riscosso il “libro sospeso”, che sui social network è diventato anche un hashtag di successo. Stavolta l’iniziativa è partita da una libreria di Polla, in provincia di Salerno, ed è stata inizialmente pensata per bambini e ragazzi fino ai diciotto anni.
Sempre in sostegno dei più piccoli, a Trieste è nata l’iniziativa un aiuto in sospeso: i clienti dei negozi aderenti possono scegliere di acquistare articoli utili per la scuola, dai quaderni alle matite colorate, che hanno fasce di prezzo variabili da uno a quattordici euro, destinati a bambini desiderosi di studiare, ma con scarsi mezzi economici.
Questi sono solo alcuni esempi di economia sospesa: altri ne stanno nascendo in tutta Italia, per coprire sempre più necessità; tanto più che, come si evince dagli esempi che abbiamo raccontato, si tratta davvero di una piccola spesa, capace però di migliorare la giornata di una persona in difficoltà.
Brava Italia, quando fai questo ti fai e ci fai onore.
Segui Nicola Sparano su www.nicolasparano.com
Il Giro davanti a casa mia
Pedalando a ritroso coi ricordi
Un lampo, ma e' bastato a scatenare il fash back dei ricordi.
Il Giro e' transitato davanti a casa mia, i nove della fuga sono stati i primi a pedalare per quella che ai tempi della mia fanciullezza si chiamava ancora Via Starace.
Poi  la targa del gerarca fascista fu abbattuta e al suo posto subentro' Caio Ponzio Telesino, il generale sannita che la leggenda vuole abbia sconfitto le legioni romane alla Forche Caudine.
Non  avevo mai visto la “mia” strada vestita a festa, con la transenna rosa adornata di palloncini dello stesso colore.
Normalmente fa da comprimaria al piu' celebrato Viale Minieri che termina davanti alla Terme e poi si sdoppia, per cosi' dire, girando a destra per Via CP Telesino, a sinistra salendo verso il Grand Hotel.
I commentatori della Rai, bravissimi nel descrivere la corsa, hanno accennato solo en passant a Telese Terme e mai, a quanto mi risulta, alla sua famosa acqua solfurea, al suo bel lago, o al Grand Hotel.
La corsa rosa e' transitata in un lampo davanti alla villetta dove sono cresciuto, ma e' bastato quel lampo a farmi venire una voglia struggente di quell'acqua, dal gusto e odore particolare,
che ho bevuto da ragazzo.
Non avendo la materia prima ho fatto ricorso a due uova sode  che, sbucciate, sprigionano proprio l'odore caratteristico dello zolfo, sgradevole per tutti, eccetto per il telesini doc.
Dal naso al cervello, la particolare esalazione ha funzionato da macchina del tempo a marcia indietro.
Il film del passato ha tanti fonogrammi: le Terme, il Lago, le partitelle di calcetto sul “lavuozzo”, le partite vere sul campo di terra sterrata dove lasciavi mezzo metro di pelle appena cadevi perche' sotto la povere c'era la rudine, roccia friabile ma affilata.
Dietro il campo di calcio ci sono le Terme e sopra c'e' il Monte Pugliano dove andavano a dormire i malvizzi (tordi) dopo aver banchettato cone le olive ed il grano della Piana.
Quegli squisiti uccelli, ai miei tempi, erano nel mirino di zi Peppe, zi Ndonio, zi Nicola, zi Maurino, zi Leopoldo, zi Augusto, zi Giovanni.
Era l'epoca in cui  ai ragazzi veniva insegnato che tutte le persone piu' anziane andavano rispettate come se fossero davvero degli zii e ai genitori si dava del voi.
Gli zii cacciatori erano tutti, o quasi, dei fuoriclasse degni di partecipare alle Olimpidi nel tiro a piattello.
I tordi, spinti dalla voria (vento) sfrecciavano in alto, tra i trenta ed i cinquanta metri.
Vi assicuro che non era affatto semplice colpire con una fucilata un qualcosa grande come il palmo della mano che solca il cielo come se fosse una Ferrari.
I poveri tordi cadevano per lo piu' con la prima canna, poi, eventualmente, arrivava anche la seconda botta.
Se non cadevano la “colpa” era sempre dalla cartuccia mal calibrata.
Di quei tempi gli zii cacciatori si caricavano le cartucce da soli, avevano tutti gli attrezzi per misurare la polvere ed i pallini.
Oggi  sul Monte Pugliano non si spara piu', i tordi possono rincasare senza pericoli, su quel monte hanno tracciato sentieri da percorrere a piedi e sulle muntain bike
Non lontano dall'arrivo della tappa di sabato c'e' Pietraroja, un paesetto dove gli zii con le scoppette (fucili) andavano ad impallinare le quaglie nascoste nella restuccia del grano falciato.
Nei pressi di Pietraroja fu rinvenuto Ciro,  un cucciolo di dinosauro campato l'altro ieri, 113 milioni di anni fa.
Poco lontano dal Jurassic  Park di Pietraroja c'e' manche la Grotta dei Briganti.
La spelonca si trova sul Monte Cigno ed e' raggiungibile soltanto dall'alto tramite funi per scendere e arrampicarsi.
I briganti dell'epoca post Garibaldi in effetti erano nostalgici del Regno dei Borboni ribellatisi ai Savoia per le promesse mancate aggiunte ai soprusi ed ai massacri dell'esercito piemontese.
Quei  rivoltisi sono passati alla storia come volgari briganti mentre in effetti erano guerriglieri di quella che fu la prima guerra civile italiana i cui effetti si sentono ancora oggi.
La grande emigrazione del sud inizio' proprio negli anni post annessione. In un sud spogliato delle sue risorse e dissanguato da tasse ed imposte assurde era impossibile campare dignitosamente.
Ed allora i paesi si svuotarono e le carrette di mare partirono per terre assai luntane.
Lo avrete capito, la nostalgia dell'Italia a volte prende alla gola.
*nicolasparano.com
*Nella foto, lo striscione di Via CP Telesino; mio cognato Ciccio Petrillo davanti a casa Sparano.
*Vaccinato sul campo di Giovinco
la prima volta fu 70 anni or sono
Zacchete,  dopo settant'anni sono vaccinato ancora.
La puntura di oggi, marca “puffete” o qualcosa di simile, deve, dovrebbe, speriamo, preghiamo, mettermi al sicuro dalla pandemia o pestilenza che sia.
Questa e' stata la protezione medica, prima mi ero attaccato a quella scaramantica attraverso la mascherina Kitemmuort Kovid che vedete nella foto appena sopra la siringa.
Dicevo, mi sono vaccinato per la seconda volta.
La prima volta fu quando ero uno scavezzacollo, inizio Anni 50.
Allora si aveva una fifa tremenda di vaiolo, varricella, morbillo, tubercolosi e schifezze assortite.
In quella circostanza usarono un pennino biforcuto immergendolo prima nel liquido del vaccino e poi facendo un graffio profondo sul braccio.
Una vera piccola ferita e l’organismo riparava il danno con una cicatrice di forma circolare.
Quella cicatrice non ha un nome particolare, ma ricordo vagamente un termine: “a nesta” o qualcosa di simile.
Quel vecchio graffio a doppia corsia ha sempre funzionato, speriamo faccia lo stesso anche questo che e' stato affondato due centrimetri sotto l'antico cerchio.
Il mio amico Mimmo Porpiglia aveva detto che a Miami aveva trovato una organizzazione perfetta quando si presento'  per la prima siringa.
Anche da noi, a Toronto, non si scherza.
I politici hanno fatto un casino nell'ordinare vaccini sufficenti per tutti e nel gestire la pandemia chiudendo ed aprendo la citta' come se fosse una fisarmonica.
Comunque,  ora che i vaccini sono qui, l'inoculazione procede a gonfie vele.
Almeno da quello che ho sperimentato di persona, of course.
Il personale del centro di vaccinazione contiguo all'aeroporto di Downsiew (Sheppard-Keele) era numerosissimo e cordiale.
Mai ho incontrato impegati, diciamo statali, che ti guidano e consigliano con il sorriso sulla bocca, pronti e disposti a metterti a tuo agio senza mandarti nel paese dei vaffa.
I controlli sono stati rapidi, efficienti.
C'e' stato da riempire un formulario con domande relative al Covid.
Una riguardava le donne in stato interessante.
  “Papa' sei incinto?”, ha chiesto in italiano una ragazza che accompagnava il genitore.
La battuta ha fatto sorridere non solo il padre ma quelli che hanno capito l'italiano.
Per l'inizione mi hanno mandato al tavolo numero 21 che era sistemato proprio al limite dell'area di rigore.
Il centro era, infatti, sul campo di calcio in erba sintetica dove si e' allenato Giovinco negli anni belli di una volta.
Mentre mi pungevano ho cercato sull'erba che non e' erba le impronte dei tacchetti della Formica Atomica.
Non c'erano, naturalmente.
Sono sparite che speriamo sparisca questo stramaledetto virus che ha rubato un anno prezioso a tutti, specialamente  a coloro che hanno il serbatoio pericolosamente vicino alla zona rossa.
*Nelle foto, 1) la siringa affonda immediatamente sotto la cicatrice a forma di cerchio vecchia di 70 anni, piu' sopra la mascherina anti Covid “Kitemmuort Kovid” nata dal testo dello scrivente e dalle forbici di Nino Cioppa.
2) Una scolaresca degli Anni fine 40 quando c'era da combattare vaiolo e tubercolosi.
*L'ultima insulsaggine di Vittorio Sgarbi
tolgo la maschera perche' ho il cancro
Non so ne' mi interessa sapere a quale partito appartiene il deputato Vittorio Sgarbi.
Quello che dice, in Parlamento e' incredibile per l'insulsaggine dei suoi sciocchi discorsi.
Sarei curioso di sapere da quelle persone che lo hanno votato cosa ne pensano della sua ultima stupidata.
Oggi in Parlamento ha detto: “Chiedo di parlare senza mascherina perche' ho il cancro”.
Il presidente della seduta lo ha zittito: “Ora la mantenga, le faro' sapere”.
Il succo del discorso e' che in Parlamento si dovrebbe discutere di cose serie, del Covid per esempio, e non di insulsaggini che fanno perdere tempo, e possibilmente irritare chi le ascolta.
Inoltre, ma come fa colui che passa per una persona colta ed erudita ad esprimersi con parlocce e, soprattutto, a continuare l'assurda battaglia contro le mascherine?
In che mondo vive?
Non vede che in Italia si continua a morire, che le ondate si susseguono alle ondate proprio perche' la parte strafottente della popolazione non si comporta come le regole sanitarie impongono?
Esiste un qualcosa per cacciarlo, magari offrirgli la sedia di sindaco a Timbuctu o nella Terra del fuoco?
*Nella foto, una caricatore del palloso onorevole
Io ho due indici, come voi suppongo.
Il dito indice e' il secondo della mano, viene dopo il dito grosso e prima di quello che si alza per mandare qualcuno nel paese dei vaffa.
Sul mio indice destro e' cresciuto un callo, idem sul sinistro.
Gli altri sono restati come sempre ma senza escrenze cutanee supplementari.
Ma perche', vi starete chiedendo, questo animale umano (io)  ha i calli soltanto  su due delle dieci dita che la natura, il Padreterno, o tutti e due, gli hanno regalato?
La ragione sta tutta nella tastiera della sputaparole, la macchina da scrivere, quella di una volta e quella moderna, il computer.
Una volta, nei sotterranei della vitaccia mia, ero appredista librario.
Nel negozio  si vendevano soprattutto testi della scuola media e delle superiori.
Io ero incaricato di tenere conto delle vendite, schedando titolo del libro, prezzo, nome e indirizzo  dell'acquirente, se aveva pagato sull'unghia o se era da iscrivere nel registro dei paghero'.
 A quei tempi riempire le cartellette di dati non era “social profiling”, il termine non era stato ancora inventato, in ogni caso a nessuno – polizia, banche, corporation o mariuli che fossero - interessava sapere nome, indirizzo e preferenze letterarie del popolo.
Ero incaricato di trascrivere i dati usando una matusalemme di Olivetti.
L'attrezzo in questione aveva una decina di tasti fuori linea.
Il nastro, poi.
Si inceppava appena si spingeva quella specie di non... mi ricordo come si chiama... che si doveva muovere per passare dalla riga appena scritta a quella sottostante da scrivere.
Il nastro era bicolore ed era, se il cervello non mi e' andato ancora in tilt,  tifoso del Milan perche' era rosso sopra e nero sotto, o viceversa.
Quando si oggrovigliava  era necessario intervenire con le dita, che regolarmente si sporcavano dell'inchiostro senza il quale sarebbe stato impossibile stampare le lettere sul foglio di carta inserito nel rullo.
Avuto l'incarico, dovevo svolgerlo.
C'era pero' un grosso problema, la macchina da scrivere l'avevo vista solo in fotografia e al cinema.
La gente del sud e' comunque abituata ad arrangiarsi, ed io pure.
Cosi' presi il toro per le corna, si fa per dire, e con l'indice destro diedi una botta secca al circoletto della tastiera che aveva la G in testa.
L'acquirente del testo di matematica della seconda media era lo scarparo Totonno Girolamo, che voleva far prendere la laurea al figlio Ciccio.
Con l'indice sinistro consegnai alla storia la seconda lettera, era la vocale I, del cognome del calazolaio.
Poi da indice ad indice completai la cartella.
Siccome il lavoro era venuto buono con tendenza alla perfezione,  baciai la punta delle due dita e mi proposi di apprendere come fare ad usarle tutte e dieci contemporaneamente.
Con mio sommo imbarazzo, ancora non ci sono riuscito.
Eppure sono trascorse sei decadi, anno piu' anno meno.
La fortuna, alcuni direbbero il gran culo, mi ha poi fatto diventare reporter, oserei dire, se permettete, giornalista.
Cio' significa che ho sempre avuto rapporti intimi con le diverse sputaparole del momento (Olivetti, IBM e tastiera del computer).
Ma ho sempre scritto con due dita.
Mai pero' con la frequenza di questo fetentissimo anno che ha cambiato la vitaccia di tutti.
Di mattino, dopo una rapida occhiata ai girnali on line, resto al computer.
Apro il  Word Processor.
Il marchingeno, non saprei come definirlo altrimenti, e'  un quaderno virtuale con  pagine quante ne vuoi, tutte senza righe e pronte all'uso.
Scrivere e' facile, basta avere qualcosa da dire.
Anche se a corto di idee, mi invento il soggetto osservando da casa mia quello che posso.
Ieri ho parlato delle luci intermettenti in una finestra (non sono andato ancora a bussare, sorry).
Domani, o chissa' quando, vi parlero' di Capitan Mike (ricordate il fumetto con il Dottor Salasso e Doppio Rum?) che sarebbe un raccoon che passa la giornata dormendo su un albero della ravine dietro casa.
Lo osservo col binocolo, cerco di capire se, e  come,  lo stramaledetto Covid ha cambiato la sua vita animalesca.
Non tanto, probabilmente.
Ma questo e' un argomento per il futuro, ora ho altri progetti diciamo letterari per le  mani.
Ho iniziato, udite udite, un romanzo basato su un fatto di cronaca avvenuto a Toronto ne 1969.
Fino ad ora mi sono uscite dal cervello quasi venticinquemila parole.
Ne occorrono almeno altrettante.
Prima, pero', vado a fare una passeggiata solitaria nel parco sotto casa.
Cosi faccio contenta la signora  e concedo un dovuto riposo ai calli degli indici e del fondo della schiena.
Ah, dimenticavo.
A me stare seduto ore ed ore indurisce, di fa per dire, quel posto dove i raggi del sole non arriverebbero mai.
Quanto e' duro il vostro sofa'?

*Ammanettati per non lasciarsi
Gli scappa la pipi', l'arbitro la fa in campo
In due in casa da un anno.
Le persone normali lo stanno facendo, obtorto collo, malvolentieri.
Ma ogni regola ha la sua eccezione.
L'anomalia in questione si sta verficando in un appartamento di Kiev (Ucraina).
Covid o non Covid due fidanzati l'hanno pensata fuori dalle righe.
Si sono ammanettati il giorno di San Valentino ed hanno buttato la chiave.
Perche'?
«Ci lasciavamo una o due volte a settimana», ha spiegato Alexandr.
Quando un giorno Viktoria disse che stavolta se ne andava per sempre, lui gli rispose: «Allora ti legherò a me stesso».
Tiro' fuori le   manette.
A Victoria la trovata piacque, offri' il polso.
Da allora stanno campando, giorno dopo giorno, vicini vicini.
Attaccati l'uno all'altra riescono a gestire meglio i laro conflitti, il che significa si accapigliano piu' amichevolmente.
Con i braccialetti ai polsi fanno tutto inisieme, eccetto nel momento dei bisogni.
Quando uno di loro va in bagno, l’altro aspetta fuori dalla porta con la mano dentro.
Il vivere ammanettati 24 ore su 24 non pregiudica le loro attività lavorative dal momento che entrambi lavorano da casa.
La coppia ha anche appositamente modificato gli abiti per vestirsi e svestirsi senza rendere tutto questo impossibile dall'ostacolo attaccato ai poli.
Non e' stato detto se vanno fuori, almeno a fare la spesa, o a visitare i suoceri.
In ogni caso, l'esperimento sta funzionando, almeno sembra, e terminera' a meta' maggio.
Un consiglio a me stesso: non provarci.
Mi scappa la pipi', arbitro la fa in campo
La notizia, la foto ed anche il video dell'arbitro che fa la pipi' in campo senza abbassarsi i pantalocinini, ha scattato l'interuttore di due ricordi, uno del passato remoto, l'altro piu' remoto ancora.
Una gloriosa sera  di circa 40 anni or sono, Luigi Sabatini, detto Gigi l'amoroso, ci stava intrattenendo nel suo ristorante di St. Clair, con le sue classiche strimpellate.
Ad un certo punto canto' anche per i bambini e intonando Mi Scappa la Pipi'.
Ricordo ancora l'espressione di mio figlio Marco, avra' quattro anni, che prima sgrano' gli occhi poi corse in bagno...
Il secondo flashback e' dei tempi di Matusalemme, inzio Anni 60.
Il Telese di allora era una squadretta della categoria tra la Vi e la Zeta.
Pero' andavamo in tournee', ossia a volte ci invitavano a giocare nei paesi dei dintorni il giorno della festa del santo patrono.
Non ricordo il paese, forse era Dugenta, non ricordo contro chi giocammo.
Ricordo che il terremo di gioco era piu' o meno un campo di patate, senza spogliatoi.
Non c'era nemmeno un pollaio, o una stalla nelle vicinaze.
Per cambiarci la squadra si dispose a cerchio serrato, spalla a spalla e, a turno, ci cambiammo.
Quando fu il turno di uno di noi, forse Smith o piu' probabilmente Bartone, non ce la fece a tenerla.
Fece la pipi', piu' o meno in pubblico, per dispetto.
Quella partita poi la vincemmo 1-0, grazie ad una mia rete che ricordero' per sempre perche' fu l'unica, nella  mia poco gloriosa carriera, che segnai di testa semplicemente perche' mi trovai , senza volerlo, con il cranio sulla traettoria spiovente di una palla caduta dal cielo.
Fa pipì con noncuranza
La scena è incredibile.
È accaduto giovedì 11 marzo, in Brasile, poco prima del calcio d’inizio della partita  Goiás-Boavista (1-3), valida per la prima fase della Copa do Brasil.
Protagonista della vicenda Dénis da Silva Ribeiro, catturato dalle telecamere intento a fare la pipì, senza abbassarsi i pantaloncini.
Come testimoniano le immagini, Dénis da Silva Ribeiro, con  una certa disinvoltura, fa i suoi bisogni come se nulla fosse.
La scena non è ovviamente passata inosservata agli utenti dei social network che si sono scatenati. Sono tanti i commenti ironici, soprattutto di Twitter, dove la scena è stata condivisa da moltissimi account.
Alcuni hanno suggerito che Ribeiro fosse sceso in campo con la vescica strapiena di rum.
E c'e' chi si e' chiesto come mai, essendo lui in charge, non sia andato a fare il bisognino laddove si fanno, in bagno. Tanto senza di lui la partita non poteva iniziare.
Naturalmente anche molti pedatori hanno fatto la pipi' in campo, in Italia e fuori.
Nessun calociatore l'ha fatta pero' con tanta noncuranza dell'arbitro, alcuni si nascondevano deuitro un apolo, altri si facevano scudo dei compagni. In un caso c'e' stato chi si e' seduto sul terreno di gioco ed ha orinato alzando il pantolocino di lato.
Spigolado: Ammanettati per non lasciarsi
Gli scappa la pipi', l'arbitro la fa in campo
In due in casa da un anno.
Le persone normali lo stanno facendo, obtorto collo, malvolentieri.
Ma ogni regola ha la sua eccezione.
L'anomalia in questione si sta verficando in un appartamento di Kiev (Ucraina).
Covid o non Covid due fidanzati l'hanno pensata fuori dalle righe.
Si sono ammanettati il giorno di San Valentino ed hanno buttato la chiave.
Perche'?
«Ci lasciavamo una o due volte a settimana», ha spiegato Alexandr.
Quando un giorno Viktoria disse che stavolta se ne andava per sempre, lui gli rispose: «Allora ti legherò a me stesso».
Tiro' fuori le   manette.
A Victoria la trovata piacque, offri' il polso.
Da allora stanno campando, giorno dopo giorno, vicini vicini.
Attaccati l'uno all'altra riescono a gestire meglio i laro conflitti, il che significa si accapigliano piu' amichevolmente.
Con i braccialetti ai polsi fanno tutto inisieme, eccetto nel momento dei bisogni.
Quando uno di loro va in bagno, l’altro aspetta fuori dalla porta con la mano dentro.
Il vivere ammanettati 24 ore su 24 non pregiudica le loro attività lavorative dal momento che entrambi lavorano da casa.
La coppia ha anche appositamente modificato gli abiti per vestirsi e svestirsi senza rendere tutto questo impossibile dall'ostacolo attaccato ai poli.
Non e' stato detto se vanno fuori, almeno a fare la spesa, o a visitare i suoceri.
In ogni caso, l'esperimento sta funzionando, almeno sembra, e terminera' a meta' maggio.
Un consiglio a me stesso: non provarci.
Mi scappa la pipi', arbitro la fa in campo
La notizia, la foto ed anche il video dell'arbitro che fa la pipi' in campo senza abbassarsi i pantalocinini, ha scattato l'interuttore di due ricordi, uno del passato remoto, l'altro piu' remoto ancora.
Una gloriosa sera  di circa 40 anni or sono, Luigi Sabatini, detto Gigi l'amoroso, ci stava intrattenendo nel suo ristorante di St. Clair, con le sue classiche strimpellate.
Ad un certo punto canto' anche per i bambini e intonando Mi Scappa la Pipi'.
Ricordo ancora l'espressione di mio figlio Marco, avra' quattro anni, che prima sgrano' gli occhi poi corse in bagno...
Il secondo flashback e' dei tempi di Matusalemme, inzio Anni 60.
Il Telese di allora era una squadretta della categoria tra la Vi e la Zeta.
Pero' andavamo in tournee', ossia a volte ci invitavano a giocare nei paesi dei dintorni il giorno della festa del santo patrono.
Non ricordo il paese, forse era Dugenta, non ricordo contro chi giocammo.
Ricordo che il terremo di gioco era piu' o meno un campo di patate, senza spogliatoi.
Non c'era nemmeno un pollaio, o una stalla nelle vicinaze.
Per cambiarci la squadra si dispose a cerchio serrato, spalla a spalla e, a turno, ci cambiammo.
Quando fu il turno di uno di noi, forse Smith o piu' probabilmente Bartone, non ce la fece a tenerla.
Fece la pipi', piu' o meno in pubblico, per dispetto.
Quella partita poi la vincemmo 1-0, grazie ad una mia rete che ricordero' per sempre perche' fu l'unica, nella  mia poco gloriosa carriera, che segnai di testa semplicemente perche' mi trovai , senza volerlo, con il cranio sulla traettoria spiovente di una palla caduta dal cielo.
Fa pipì con noncuranza
La scena è incredibile.
È accaduto giovedì 11 marzo, in Brasile, poco prima del calcio d’inizio della partita  Goiás-Boavista (1-3), valida per la prima fase della Copa do Brasil.
Protagonista della vicenda Dénis da Silva Ribeiro, catturato dalle telecamere intento a fare la pipì, senza abbassarsi i pantaloncini.
Come testimoniano le immagini, Dénis da Silva Ribeiro, con  una certa disinvoltura, fa i suoi bisogni come se nulla fosse.
La scena non è ovviamente passata inosservata agli utenti dei social network che si sono scatenati. Sono tanti i commenti ironici, soprattutto di Twitter, dove la scena è stata condivisa da moltissimi account.
Alcuni hanno suggerito che Ribeiro fosse sceso in campo con la vescica strapiena di rum.
E c'e' chi si e' chiesto come mai, essendo lui in charge, non sia andato a fare il bisognino laddove si fanno, in bagno. Tanto senza di lui la partita non poteva iniziare.
Naturalmente anche molti pedatori hanno fatto la pipi' in campo, in Italia e fuori.
Nessun calociatore l'ha fatta pero' con tanta noncuranza dell'arbitro, alcuni si nascondevano deuitro un apolo, altri si facevano scudo dei compagni. In un caso c'e' stato chi si e' seduto sul terreno di gioco ed ha orinato alzando il pantolocino di lato
Per la generazione Z il calcio annoia
(comincia a stufare anche gli altri)
Tutto il calcio è noia: la generazione Z vuole solo gli highlights
Con Generazione Z, si indica la generazione di ragazzi nati a cavallo tra la seconda metà degli anni novanta (1996) e il primo decennio del nuovo millennio (2010).
Questi sbarbatelli, si fa dire, hanno la capacita' di concentrazione, attention span, sufficiente a far premere un pulsante del marchingeno elettronico che hanno costantemente in mano.
La generazione Z, praticamente, non ha la pazenza di assistere a tutta la partita, o la capacita' di capire chi sta giocando meglio e perche'.
Quindi, zacchete, azioni salienti e gol sono serviti.
Per dirla fuori dai denti, a trovare noioso il calcio non sono soltanto i giovani dell'ultima lettera dell'alfabeto italiano.
Cominciano stufarsi anche anche coloro che sono della generazione L/M (lettere a meta' dell'abbecedario), come a dire le generazioni nate all'incirca alla meta' secolo.
Si resiste alla noia di una gara mediocre soprattutto per il tifo pro o contro una delle due contendenti.
Se non “tieni” per nessuna delle due e se giocano maluccio, uno come il sottoscritto finisce per farsi una pennichella a gara in corsa.
Troppe partite, io a volte ne guardo due contemporaneamente, una sul computer l'altra sulla Tv).
Troppi tuffi, troppi lamenti, troppi errori arbitrali.
La Var poi, quella, e' indecifrabile per come la utilizzano, una volta cosi' l'altra cola'.
Gli allenatori invece di starsene zitti, fermi e attenti a seguire la partita per individuare i punti deboli degli avversari imitano gli scimpaze' in calore: sbraitano, zompicchiano, si  strappano i capelli, parlottano con il quarto uomo e hanno sempre un dito puntato ad indicare qualcosa o qualcuno.
Ma chi li ascolta gli urli, chi segue la direzione di quel dito medio puntato in avanti?
Nessuno dei media, a quanto mi e' dato di capire, ha mai fatto un'indagine sugli effetti degli urli del tecnico: aiutano davvero il calciatore, o lo mandano in confusione?
Un'ultima annotazione sui tecnici.
Avete notato che quando piove tutti, o quasi, sono a capo scoperto?
Non e' che un cappello limiti la visuale.
Allora, perche' a capo scoperto?
Lo fanno, ci scommetterei la casa, perche' vogliono dire ai propri calciatori e ai tifosi: Io sono un uomo tosto, un po' d'acqua non mi ferma.
La durezza dei tecnici dipende, a mio modo di vedere, da come sfrutta al meglio la rosa che ha disposizione e di come cambia tattica a gara in corsa quando il suo team e' in difficolta' e per come gestisce lo sppogliatoio mantenendo pace, armonia e rispetto.
La vita calcistica di un tecnico e' di breve durata, breve ma dorata nel senso che tutti hanno il paracadute milionario in caso di esonero.
 Capita spesso che un allenatore venga esonerato l'anno dopo una magnifica stagione, o che non sia pronto al salto di qualita' tra un club piccolo ed uno grande.
Giampaolo, per fare un esempio, e' stato cacciato due volte in rapida successione, prima dal Milan poi dal Torino
Il fattore determinante alla caduta di un tecnico e' la pfressione, l'impellenza di vincere subito e comunque.
La pressione e' una cattiva consigliera anche per presidenti, direttori sportivi e compagni bella.
Avere un giocatore inesperto, ma di buone doti mentali e fisiche, e non aspettare maturi  e faccia cambiare marcia alla squadra e' un crimine calcistico.
Prendiamo, tanto per fare un esempio, Zapata e Osimehn.
Zapata e' stato nel Napoli per due stagioni, 2013 e 2014, quando Higuain fuoreggiava in azzurro.
Dissero che Zapata era giovane e non adatto al gioco del Napoli, ando' in prestito all'Udinese, e la salvo' dalla retrocessione, poi approdo' all'Atalanta dove e' diventato goleador, leader, uo mo ovunque.
Osimhen e' costato una barca di quattrini, e' giovane, e' talentuso ma deve ancora abituarsi a come lo marcano in Serie A.
Se non ha testa di un Balotelli e gli fanno mettere un po' di muscoli nelle cosce e nel petto, potrebbe diventare un nuovo Zapata.
A patto che De Laufrentiis smetta di scavare il terreno sotto i piedi del suo allenatore, come ha fatto con Gattuso.

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