STORIA
La notte di Natale del 1917, i nemici austriaci e tedeschi sono agguerriti e ogni tanto si fanno vivi persino nelle Calabrie.
Natale di guerra a Cosenza. La notte di Natale del 1917, i nemici austriaci e tedeschi sono agguerriti e ogni tanto si fanno vivi persino nelle Calabrie. Navi nemiche sono avvistate lungo i litorali della regione. I militari hanno imposto l’oscuramento nei villaggi posti lungo le coste, per timore che le luci possano servire come punto di riferimento per eventuali attacchi. I fanali della pubblica illuminazione sono tinteggiati di blu e restano accesi solo quelli strettamente necessari al transito dei mezzi. Particolare impressione suscita l’affondamento del piroscafo da carico scozzese Umballa, che, partito da Karaki e diretto a Napoli, trasportava migliaia di sacchi di orzo. La notte di Santo Stefano del 1917, l’U-Boot 49, silura la nave nei pressi dell’Isola di Dino, a circa tre miglia dalla costa. Il siluro colpisce la sala macchine e provoca una falla di 10 metri e uccide 13 marinai. Il restante equipaggio, composto complessivamente da 104 uomini, sono soccorsi da due vedette e una torpediniera italiane.
Natale di guerra a Cosenza. Il cuore della Cosenza popolare
Ampia circa trecento metri quadri, Piazza Piccola resta però il cuore della Cosenza popolare. Posta quasi a metà del tortuoso budello di Corso Bernardino Telesio, è affollatissima di gente tra cassette postali, beccherie, la Farmacia Elia, e altre botteghe. C’è anche una pescheria all’aperto nei pressi della fontana, perché la vendita del pesce all’aperto, è dovuta alla cronica mancanza di una pescheria pubblica. Il municipio ha fatto di Piazza piccola il quartier generale del servizio delle carrozzelle. La notte del 9 gennaio 1918 nevica in città. Il 15 si riuniscono a Cosenza i produttori d’olio per il calmiere. Gelo e freddo il 23, quando giunge Luigi Fera, il ministro delle poste del Governo Orlando. Il primo politico calabrese ad avere ruoli ministeriali di spicco e a mantenerli a lungo è a Cosenza per il convegno di propaganda del V° prestito di guerra che si tiene al Teatro comunale.
Natale di guerra a Cosenza. L’assassinio del direttore dell’Ospedale civile
Cosenza, l’Ospedale Civile
Il 31, il prefetto Giuseppe Masi trasloca a Messina. Quando parte si tiene una dimostrazione di simpatia alla Stazione delle Ferrovie dello Stato, che dista dieci minuti dal centro cittadino. Il nuovo prefetto Giulio Moscarella viene da Trapani con moglie, due figli e 12 gatti! Lo riceve a Paola il presidente della Deputazione provinciale di Cosenza, Ignazio Pisani, che aveva accompagnato Giuseppe Masi. In piena estate, il 1° luglio, piogge e intemperie, e nei giorni successivi caldo afoso. Il 27, in ogni dove di Cosenza, si parla di una terribile tragedia. La signora Giulia Moro, maritata con Giacinto Laccavia, geometra dell’Ufficio di finanza e soldato al fronte, uccide a colpi di rivoltella il Primario chirurgo Raffaello Giani, direttore dell’Ospedale civile, ed il suo vecchio cameriere Luigi Susini. Poi si suicida con il cianuro di potassio. L’omicidio avviene nel Palazzo D’Elia in Corso Giuseppe Mazzini, nei pressi della Caserma dei Reali Carabinieri. Alla direzione dell’Ospedale civile dell’Annunziata, subentra, ad agosto 1918, il chirurgo napoletano Roberto Falcone, docente di patologia e clinica chirurgica dell’Università di Napoli. Cosenza, l’Ospedale Civile.
Grave situazione alimentare a Cosenza
La guerra contro austriaci e tedeschi continua, e nonostante che i giornalisti rispettino scrupolosamente le direttive del Governo in merito alla censura, capita spesso che alcune pagine dei periodici cosentini escano in bianco. Su quasi tutte le colonne di un numero di «Il Martello», dedicato alla grave situazione alimentare di Cosenza, alla corruzione diffusa, all’inerzia degli amministratori. E ancora, all’azione degli speculatori, e a una febbre – che qui chiamano estiva ma è la spagnola – che sta decimando la popolazione, campeggia la scritta censura. Il direttore del periodico accusa senza mezzi termini il prefetto Giulio Moscarella di usare la censura per proteggere amministratori, camorristi, imboscati e speculatori. E il solerte rappresentante del governo non manca di tagliuzzare in continuo gli articoli del giornale. Dall’inizio di settembre il tempo è quasi sempre sereno e caldo, ed anche il 20 fa molto caldo.
La Spagnola e la guerra vittoriosa
Il 30 settembre l’influenza spagnola è in forma grave, ed infierisce mortalmente in tutta la provincia di Cosenza. Si attraversano tempi assolutamente calamitosi con la scarsezza di ogni genere, prezzi alti, manca la neve e il ghiaccio, e la carne. In città non si possono sotterrare i morti che si accatastano nel Camposanto per mancanza di chi scava le fosse, ed è così in tutta Italia ed anche al fronte. A Cosenza tutto è caro e scarso, anche per le famiglie dei signori. Dalle Regie Poste e Telegrafi si diffonde la notizia della richiesta di armistizio di austriaci e tedeschi, quando il generale Carmelo Scardino, comandante del Presidio militare di Cosenza, rimane contagiato dalla spagnola. Dopo alcuni giorni, mentre a Cosenza piove in abbondanza, alle 8:25 del 12 ottobre, in una triste stanza dell’Albergo Vetere, assistito dalla moglie, ha fine la vita terrena del militare. Le esequie private da massone del generale si tengono il giorno dopo, è un altro soldato che non vedrà quella che ormai sembra a tutti l’imminente fine vittoriosa della guerra. Il 4 novembre, a sera, Ignazio Pisani è al Caffè Renzelli e con gli ufficiali di stanza a Cosenza beve e inneggia alla vittoria.
Con la fine della guerra inizia a Cosenza lo scontro tra fascisti e antifascisti
Il 14 novembre cambia la temperatura, nevica di nuovo in Sila e sul Pollino. La raccolta olearia è andata a male anche quest’anno, e dal 30 novembre al 2 dicembre spira unafredda tramontana. Il 12 gennaio 1919 si tiene una riunione per il dopo guerra nella Sala del Consiglio della Deputazione provinciale di Cosenza, con l’intervento di 40 persone. Il 20 e il 21 il vento è impetuoso, e temporali, pioggia e neve fino a Spezzano Albanese. Il 28 pioggia e neve ai monti. E a Cosenza ha inizio il movimento fascista con pochi elementi che si ispirano alla propaganda di «Il Popolo d’Italia». Mentre Cesare Curcio, nonostante la sua giovanissima età, propugna la fede politica antifascista da segretario della sezione socialista di Pedace.
( Foto Stefano Vecchione) da italiani.it